Per portare l'acqua al proprio mulino si fà di tutto, anche mettere in bocca a un padre parole di disprezzo verso la propria figlia da poco arrestata, in modo da perorare ulteriormente l'assunto: NoTav=stupidi violenti senza ce
rvello ( e, aggiungerei, nè madre nè padre). E' quello che ha fatto il bravo giornalista de
La Stampa, uno dei giornali cosiddetti moralizzatori del nostro Paese, che ha completamente inventato l'intervista a
Franco Bifani, padre di
Marta Bifani arrestata domenica scorsa in Val di Susa durante gli scontri tra NoTav e forze dell'ordine. L'imbecille con il tesserino che risponde al nome di
Niccolò Zancan si è permesso, nell'immensa protervia e tendenza alla facile esemplificazione che contraddistinque gran parte della categoria dei giornalisti, di mettere in bocca ad un padre "addolorato" parole di immenso disprezzo e incomprensione per le idee della propria figlia. Un'operazione chiaramente volta a rinfocolare l'adagio benpensante, che in questi giorni su gran parte dei giornali va per la maggiore, che mette i manifestanti NoTav alla stregua di bestie senza cervello, dediti soltanto a violenza e casino e contrapposti alla maggioranza "democratica" di questo Paese, che la Tav la vuole e desidera anche che i NoTav spariscano dalla faccia della terra. L'equazione è semplice: dato che il progetto è sul tavolo da più di vent'annni e che in questo lasso di tempo al governo si sono alternati governi di destra e di sinistra, viene logico (secondo questi signori) pensare che chi quei governi li ha votati era d'accordo anche sul progetto Tav, e dato che sia la destra che la sinistra sono a favore del "buco" quasi tutti gli italiani elettori sono con loro. Naturalmente in questo ragionamento si da per scontato che quando uno vota un partito o uno schieramento delega completamente le decisioni ad essi, avallando implicitamente con il voto qualunque cosa i governi facciano. Posizione, questa, piuttosto pilatesca che fortunatamente non trova riscontro in tutta la popolazione votante, anche perchè quantunque La Tav è in ballo da vent'anni a parlarne diffusamente a livello nazionale si è iniziato da relativamente poco tempo.
Questo è quello che dicono i giornali. La realtà naturalmente è un'altra, e vede gran parte della popolazione schierata contro un'opera così costosa, in tempi di crisi, inutile e pericolosa, facilmente sostituibile dal rafforzamento della linea già esistente. La maggior parte della popolazione di questo Paese, più che a favore dei NoTav, è contro un'operazione che, ci metto la mano sul fuoco, avrà tempi di realizzazione biblici, vedrà dilatarsi i costi in maniera spropositata e infine sarà sottoutilizzata. Gli italiani sono stufi di vedere buttati nel cesso la maggior parte dei loro denari che, frutto del costante taglieggiamento dello Stato ai danni dei cittadini, una volta in mano ai nostri politici sono sottoposti, usando un eufemismo, a una gestione piuttosto "ballerina".
Tornando però allo scoop del nostro Niccolò Zancan, fulgido esempio, come tutto il suo giornale, di solone italiano, una categoria molto in voga di questi tempi, bisogna dire che oltre ad essere stato professionalmente e "moralmente" scorretto, ancora di più è stato Idiota. La prima domanda che mi sono fatto leggendo la smentita è stata: ma come poteva pensare che nessuno lo scoprisse? Booooohhhh
Pubblico di seguito la smentita di Franco Bifani in merito all'articolo uscito su La Stampa, datato 3 luglio 2011 a firma di Niccolò Zancan e pubblicato anch'esso qui di sotto:
Tratto da Indymedia Lombardia Link:
http://www.lombardia.indymedia.org/node/39937TAV, FRANCO BIFANI, LA FIGLIA, UN ARTICOLO DI POLIS E UN COMMENTO
Da Franco Bifani, riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Con riferimento ad un articolo (vedi fondo pagina), riguardante la situazione di mia figlia, Marta Bifani, apparso su Il Quotidiano-Polis di oggi, mercoledì 6 c.m., tengo a precisare, a sottolineare ed a smentire alcune cose.
L’articolo, a pag. 6 del suddetto quotidiano, ripreso quasi per intero da La Stampa di ieri, riporta una supposta, mai avvenuta e mai autorizzata intervista che io avrei rilasciato ad un giornalista del quotidiano torinese, nel pomeriggio di ieri.
Costui, dopo un giro informativo di ore presso varie fonti, ufficiali ed ufficiose, per racimolare notizie su di me e su mia figlia Marta, si è inventato un’intervista che mai gli ho rilasciato ed alla quale, senza alcun tatto e senza un briciolo di umanità e comprensione, mi aveva subito invitato, perentoriamente, appena dopo avermi colpito con la notizia dell’arresto e della carcerazione di Marta, notizia che io, effettivamente, ignoravo del tutto. Ma si sa, i quotidiani vogliono le loro vittime sacrificali, giorno dopo giorno, da dare in pasto al Moloch del pubblico filo-gossiparo.
Ad una seconda ed insistente richiesta, via mail, sempre a quel giornalista, avevo risposto con la frase, in seguito maliziosamente ed artatamente enucleata, circa quello che ci si poteva aspettare, ai tempi, se un giornalista avesse chiesto, con le debite differenze sul piano dell’illegalità, ai genitori di famosi dittatori genocidi, l’eventuale eziologìa del loro comportamento: appunto, vattelapesca!.
Ma non mi sono mai permesso di esprimere, ad un perfetto sconosciuto, per telefono, potendosi trattare di chiunque, anche di un becero buontempone, certe frasi lesive ed insultanti sul grado intellettivo ed etico di mia figlia Marta. Quando, come, dove e perchè io avrei poi frignato la mia impotenza educativa sulle larghe spalle del cronista piemontese? Il quale, fra l’altro, nel suo articolo su La Stampa, usava, nei miei confronti, un linguaggio sottilmente ironico, se non sarcastico. Quanto poi all’articolo redatto da Chiara De Carli su La Gazzetta, sempre di oggi 6 c.m., mi domando se fossero necessari certi passaggi con giudizi suoi valoriali, acidi e beffardi, sul comportamento di mia figlia Marta, prima e dopo il suo percorso ideologico ed esistenziale, mettendo in bocca alla sorella maggiore, Chiara, frasi che la medesima non ha mai pronunciato nei confronti di Marta.
Franco Bifani
L'articolo pubblicato su La Stampa del 3 luglio 2011
Niccolò Zancan
Ex insegnante di lettere vive a Fidenza. Non sapeva dell’arresto
Marta, ex impiegata sulle barricate
Il padre: “Non so dove ho sbagliato”
Parla il padre della 34enne parmigiana fermata domenica con altri tre giovani durante l'assalto al cantiere della Tav. “Ha conosciuto un "antagonista" e tutto è cambiato”. Frequentava il gruppo anarchico «Fuoriluogo», al centro di un'inchiesta
“Non pensavo che mia figlia fosse così idiota. Del resto, se avessi capito perché Marta si è ridotta in quel modo, forse avrei fatto in tempo a evitare certe cose. Ma sinceramente lo ignoro». Sono le parole del padre di Marta Bifani, la parmigiana di 34 anni arrestata domenica assieme ad altri tre anarco insurrezionalisti durante la guerriglia scoppiata in Val di Susa, rilasciate al quotidiano La Stampa. Il padre di Marta Bifani è un professore di Lettere in pensione e abita a Fidenza. Alle tre di pomeriggio - ventiquattro ore dopo i fatti – rispondendo al telefono al giornalista ignorava ancora quanto era successo. «L'hanno arrestata? Mi scusi, è uno scherzo? Non ho visto niente, questa mattina non sono sceso a comprare i giornali. Mi spieghi bene, sono un po' frastornato. Ma cosa devo fare? Ha un numero del carcere? Qual è il reato? Pazzesco...». Ripresosi dallo choc poi racconta la vita di sua figlia. Una vita anonima che lentamente è scivolata su una china sempre più pericolosa. «Faceva l'impiegata – spiega l’ex professore al giornalista - Aveva una vita normale. Poi, si sa, succedono cose imponderabili. Qualcuno viene folgorato sulla via di Damasco, Marta invece è stata oscurata sulla via di Bologna. Ha conosciuto un ragazzo di un centro sociale. È diventata prima vegetariana, poi vegana, poi ha iniziato a fare campagne contro le pellicce. Animalista convinta. Sì, ogni tanto ci vediamo... Ma non sapevo che fosse in questa situazione. Intendo dire: speravo non fosse arrivata a questo livello di idiozia. E poi ad aprile è mancata sua madre. Cavolo, non si può spiegare...». Gianluca Ferrari, Marta Bifani, Roberto Nadalini e Salvatore Soru, i quattro arrestati, hanno molto in comune, oltre al fatto di essere stati fermati domenica pomeriggio con l'accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Per esempio, il considerevole numero di denunce accumulate per altre «guerre contro gli sbirri»: 30, 10, 8, 13. Nessuno era nei boschi per caso. Marta Bifani arrivano dal giro bolognese. L'area è quella anarco-insurrezionalista. Il riferimento è il centro sociale «Fuoriluogo». Il gruppo nato in una stamperia clandestina - è già al centro di un'inchiesta che ha portato all'accusa di associazione a delinquere. Il 25 maggio il giudice del riesame ha usato parole semplici: «Una struttura delinquenziale che otteneva i suoi interessi sempre mediante il ricorso alla forza diretta contro le persone o le cose». L'esordio sono dei volantini contro Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse. In un documento scrivono: «Ci sentiamo a nostro agio in questo luogo dove affilare le armi e affinare la critica, cose che non possono essere separate». Le armi e la critica. I bastoni e i cappucci. «1000 modi per sabotare il mondo», come libro di riferimento. Anche Marta Bifani era già stata perquisita nell'ambito di questa indagine. La figlia del professore, l'impiegata di Fidenza, l'animalista convinta, è finita con quelli che lanciavano le pietre. «Ad altri livelli delinquenziali, se uno avesse interrogato per i medesimi motivi i genitori di Hitler, Stalin, Pol Pot, Mao e simili, non avrebbero saputo quali spiegazioni addurre. Quindi la mia risposta sul perché è questa: vattelapesca...». Così ha concluso la sua intervista con La Stampa il professor Bifani. Più che una resa una dichiarazione di assoluta impossibilità di capire.