domenica 26 aprile 2009
sabato 25 aprile 2009
Odio sociale

venerdì 24 aprile 2009
Riaperta l'inchiesta sull'attentato al giudice Borsellino. Dopo le dichiarazioni di Genchi, nuove versioni dei pentiti

martedì 21 aprile 2009
Evviva l'Italia

Raccontare le storie di disperazione, paura e angoscia di coloro che hanno vissuto sulla propria pelle la tragedia del terremoto. Stimolare i ricordi più dolorosi per indurre l'intervistato alla commozione. Prediligere, appunto, non le testimonianze di caparbietà e rivalsa di fronte all'imponderabile, ma quelle di angoscia per il futuro. Sono questi i punti cardine del modus operandi adottato da gran parte dei media italiani per raccontare il terremoto in Abruzzo. Centinaia di giornalisti arrapati alla ricerca di ciò che visibilmente commuove e tocca lo spettatore. Non una ricerca del perchè, e del come le cose siano avvenute. L'apologia del paese che non si arrende passa per centinaia e centinaia di dichiarazioni e interviste, strappate a persone con ancora addosso i segni freschi della tragedia. Purtroppo è questo un copione ben definito che si ripropone ogni qual volta è possibile giocare sulle emozioni di chi guarda la tv o legge un giornale. Non c'è nulla di male nel voler mostrare, attraverso i racconti della gente, lo spaccato di una realtà tragica, ma inflazionando quest'aspetto si corre il comprovato rischio di tralasciare tutto il resto. A costo di essere brutale alcune cose bisogna dirle. Da cittadino italiano che ha a cuore le sorti del suo paese, e che ha voglia di sapere cosa succede per interagire e tentare di migliorare lo stato delle cose, mi chiedo: ma che mi frega di sapere di centinaia di racconti di fughe da edifici che stanno crollando, di altrettante storie di persone che hanno perso tutto, che non sanno dove andare, che fare, se poi nessuno mi spiega dietro a tutto questo cosa c'è? Per fare in modo che determinate cose non si ripetino, e che finalmente in questo paese si rispettino realmente le persone, a monte delle tragedie, non solo dopo che i fatti sono inevitabilmente avvenuti e il politico di turno si presta piangente all'obbiettivo delle telecamere, abbiamo bisogno di ben altro rispetto al profluvio di storie strappalacrime ascoltate in queste due settimane. Quanto spazio hanno avuto in tv o sui giornali, fatte le dovute eccezioni, la descrizione delle dinamiche che hanno portato al crollo di edifici strategici come la questura, la prefettura o l'ospedale? E ancora, quanto spazio ha avuto la notizia che in pratica si stavano distruggendo le prove più importanti per l'accertamento delle responsabilità? Per me poco. In pratica L'Aquila e le zone circostanti sono diventate il palcoscenico sulla quale è andata in scena la bontà, il coraggio e la solidarietà di un intera nazione, e non, come sarebbe più ovvio e giusto, il dramma della inefficienza e dello sprezzo per la vita umana, intesi come malaffare nel campo edile e carenze sul piano della sicurezza antisismica degli edifici. Ma purtroppo questi discorsi sono d'intralcio alla ricostruzione, perchè in questo momento bisogna essere uniti per poter poi un domani commettere di nuovo gli stessi errori, in barba a tutte le povere vittime, vive o morte, di questo terremoto. L'Italia è così, l'amore per se stessa vien fuori nelle tragedie, e forse solo nei drammi si può vedere un po' di spirito nazionale. Se qualcuno si mette in testa di cercare la verità su una regione come l'Abruzzo, nella quale si è costruito dove non si poteva, dove al posto di materiali e tecniche adatte si è cercato di risparmiare, per lucrare come porci sui cadaveri che queste scelte hanno portato, se si cerca di capire perchè una regione che l'Ingv (istituto di geofisica e vulcanologia italiano) ha dichiarato a rischio simico uno, poi magicamente viene declassata al secondo livello, con tutto ciò che questo concerne in materia di edilizia, si è bollati come afflitti da paranoie varie e amanti dei complotti.La verità su questa situazione sta purtroppo in una constatazione dura e che non ammette repliche: nel nostro paese non è importante scoprire dove e come le cose non vanno, non è importante perchè seppure venissero accertate responsabilità e scoperti i modi sbagliati di fare le cose, chiuse le bare si continuerebbe a fare come sempre, senza rispetto. Allora volemose bene, evviva l'Italia.
lunedì 20 aprile 2009
Terremoto in Abruzzo: il lavoro dell'informazione

venerdì 17 aprile 2009
Post n°100: inchiesta di Rossella Anitori e Rocco Vazzana sull'inceneritore di Colleferro, pubblicata su Left del 25-3-2009
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domenica 5 aprile 2009
sabato 4 aprile 2009
E' tornato il clown di Arcore

Berlusconi abusivo
giovedì 2 aprile 2009
Agli eroi e ai comuni mortali dell'antimafia
mercoledì 1 aprile 2009
Federico II di Svevia: "stupor mundi"

Paragonabile solo a Carlo Magno, Federico II di Svevia fu il più grande regnante dell'epoca medievale. Una figura evocativa, per le cose realizzate e per le tante riforme portate avanti in un mondo poco avvezzo ai cambiamenti, e un esempio di integrazione, grazie alla sua passione per il mondo arabo e alla tolleranza dei culti non cristiani.
martedì 31 marzo 2009
lunedì 30 marzo 2009
Piano casa 2
Nello specifico del "piano casa" proposto dal governo, il mio giudizio, quantunque il progetto non sia ancora del tutto chiaro, non è pregiudizialmente negativo. Se gli interventi di ampliamento o di ricostruzione non andranno a divorare altro terreno libero, come sembra che sia, il piano può essere di stimolo all'economia, e magari con adeguati progetti si potrebbe avere anche un miglioramento di alcune realtà abitative attualmente obbrobriose. Oltre all'aspetto meramente estetico, una particolare attenzione deve essere rivolta al calcolo della stabilità degli edifici che subiranno modifiche. Anche se in merito all'efficienza degli studi di stabilità negli ultimi anni le cose sono migliorate, con la responsabilizzazione di architetti, ingegneri e geometri, che rispondono personalmente di eventuali crolli e quant'altro, non bisogna dimenticare che noi siamo il paese delle scuole, delle case e degli edifici pubblici che crollano senza un motivo. E l'attenzione non è mai troppa quando ne va della vita delle persone (io sono molisano , e a San Giuliano di Puglia abbiamo avuto un assaggio di come modificare senza criterio una struttura può essere letale). Ancora sulla tutela ambientale, intoccabili devono essere i vincoli territoriali, per non far diventare una buona proposta il prologo di una deregulation dell'attività edilizia nel nostro paese. Le forze dell'ordine, nonostante oggigiorno il nostro territorio sia estremamente protetto da leggi e vincoli vari, non fanno in tempo a scoprire un abuso edilizio e a intraprendere le adeguate procedure di intervento, che altrove spuntano altri abusi al bene comune: l'ambiente. In sostanza non mi fido degli italiani e tantomeno, come ho già scritto nell'altro post, del loro buon gusto. Nessun paese ha avuto tanta grazia e al tempo stesso è stato amministrato con tanto cinismo e completa assenza di lungimiranza in materia di politiche ambientali, come l'Italia. Senza dimenticare che le colpe più gravi dello scempio ambientale, particolarmente intenso in alcune regioni, ricadono sulle spalle dei cittadini.
domenica 15 marzo 2009
Usa. Obama: via libera ai finanziamenti federali per la ricerca sulle staminali



martedì 10 marzo 2009
La miopia della giustizia internazionale e la tragedia del Darfur.

In discussione è l'utilità di un simile provvedimento. Come si è già potuto sperimentare in altri casi simili, i despoti, colpiti da questi mandati internazionali, non vengono quasi mai perseguiti finchè sono al potere. L'unico riscontro pratico si è avuto nella decisione di Bashir di espellere tutte le organizzazioni umanitarie presenti nel paese, le uniche dedite alla cura di coloro che fuggono dal conflitto, stipati in condizioni inumane nei campi profughi. A questo punto una domanda sorge spontanea e prepotente: chi fornirà loro il cibo, l'acqua e le pur scarse medicine, necessarie alla sopravvivenza? Il procuratore Ocampo? Credo di no.
Una soluzione a questa immane tragedia va trovata! Ma non può che essere una soluzione politica, e non giudiziaria. Perchè il problema, anche se vede dei risvolti importanti in questioni etnico-religiose, è eminentemente politico. Questa lettura ha acquisito ancora più pregnanza da quando nella regione, ricca di materie prime, è entrata con veemenza la Cina. E proprio la Cina, insieme all'Unione Africana, ha condannato fermamente il mandato di cattura. Se in passato un intervento militare, o una forte azione diplomatica statunitense erano opzioni praticabili, con la situazione attuale è impensabile di voler risolvere la questione senza coinvolgere la Cina. Il colosso asiatico, ormai da anni, non segue più una linea ideologizzata in politica estera, e proprio alla pragmaticità della Cina e alla sua capacità di fare affari si deve aggrappare la comunità internazionale, che non potrà però esimersi dall'offrire qualcosa.
Purtroppo attualmente l'unico paese che ha il peso politico necessario per intavolare una trattativa con la Cina, gli Stati Uniti, sono alle prese con una crisi economica che assorbe totalmente l'azione del neopresidente Obama. In queste condizioni, inevitabilmente, la guerra del Darfur torna a viaggiare sottotraccia. Lo si vede anche dai giornali, quelli italiani in testa, che dedicano alla questione poco più che un trafiletto nelle pagine interne. Ma da Obama, di origini africane e dunque sensibile alle questioni della sua terra di origine, ci si aspetta qualcosa, l'Africa si aspetta qualcosa. Fondamentale è non spegnere i riflettori su questa regione che rischia di diventare la nuova faglia di divisione tra occidente e islam. Molti osservatori e intellettuali infatti sostengono che gli accadimenti di questi anni nell'africa subsahariana, sono paragonabili alle vicende che sconvolsero il medioriente nella metà del secolo scorso. E' importante dare visibilità alla tragedia che gli esseri umani del Darfur stanno vivendo. Non vi possono essere eccidi di serie a e altri di serie. Ogni genocidio è un onta per il genere umano tutto.
sabato 7 marzo 2009
La fantastica gufata di Mourinho

Ora lo SpecialOne deve soltanto vincere, campionato e champions. Solo così una parte minoritaria dell'Italia calcistica potrà godere fino al parossismo, mentre l'altra, ben più corposa, dovrà mangiarsi le mani fino ai polsi. Daje Mou, facci godere.