giovedì 29 ottobre 2009

La morte di Stefano Cucchi: ennesimo omicidio di Stato? Pubblicate dalla famiglia alcune foto che testimoniano il massacro del ragazzo

Come la mettiamo la mettiamo lo Stato italiano ha una responsabilità enorme nella morte di Stefano Cucchi. Il giovane romano, fermato dai carabinieri giovedì 16 ottobre perchè in possesso di circa venti grammi di hashish, dopo essere passato per il carcere di Regina Coeli e il nosocomio Fatebenefratelli, il 22 ottobre è deceduto all'ospedale Sandro Pertini, mentre era ancora sotto stato di fermo. Allucinanti le sue condizioni al momento della tumulazione: la famiglia ha distribuito ai giornalisti accorsi oggi all'udienza indetta al Senato per far luce sull'accaduto, delle foto di Stefano in cui, chiaramente, si vedono escoriazioni diffuse per tutto il corpo, la mascella fratturata e il viso tumefatto, con un un occhio rientrato dentro l'orbita. Inoltre c'è il referto del medico legale che parla anche di alcune costole rotte, di 4 vertebre spostate e di sangue all'interno della vescica. In pratica il ragazzo, che al momento del fermo era in perfette condizioni, è passato attraverso un tritacarne. Le foto parlano chiaro. E infatti sembra quantomeno strana la tesi dello stesso medico legale, secondo cui Stefano è morto per "cause naturali" o, come dicono i carabinieri, per una caduta dalle scale in seguito a un attacco di epilessia. Una caduta rovinosa, che sembra essere avvenuta su delle scale piuttosto ripide e incazzate. A queste ipotesi non crederebbe neanche il più fazioso degli interessati. Bisogna dunque appurare chi ha ucciso Stefano Cucchi, e bisogna farlo alla svelta, perchè questo non diventi l'ennesimo esempio di crimine impunito, presumibilmente commesso dalle forze dell'ordine contro un inerme cittadino. Si può stare a parlare da qui fino a domani sera del fatto che il ragazzo avesse avuto già dei precedenti, che era in possesso di droga, che può aver reagito a parole o facendo resistenza all'arresto, ma resta il fatto che lo Stato non ha il diritto di sfiorare nessuno nemmeno con un dito. Tantomeno ucciderlo. Si, perchè di assassinio stiamo parlando, e dei più efferati e atroci, commesso infierendo in maniera brutale su di una vita che a poco a poco si è spenta. Addirittura, e qui la violenza diventà pura crudeltà, durante la degenza del ragazzo, al Fatebenefratelli prima e al Pertini poi, alla famiglia non è stato concesso di vederlo, nè di fare nulla per impedire che morisse. D'altronde, a quanto pare, neanche i medici che lo avevano in cura avrebbero fatto molto. Infatti l'ospedale Sandro Pertini ha un reparto carcerario sprovvisto di sala di rianimazione, e in casi in cui un degente ne dovesse avere bisogno lo si trasferisce in un'altra ala della struttura. Stefano Cucchi non ha mai lasciato il suo letto nel reparto carcerario. Perchè non si è fatto nulla per salvarlo? E qui si scade nel ridicolo, o se vogliamo nell'offesa al dolore dei suoi cari e all'intelligenza delle persone: i medici che lo avevano in cura hanno affermato che il giovane non "ha lasciato che lo curassero, e per impedirlo è rimasto tutto il tempo con un lenzuolo davanti il viso". Ma come, in periodi in cui viene negato a persone senzienti, ma allo stato terminale di una malattia o in coma da decenni, di porre fine alle loro sofferenze, un ragazzo con un lenzuolo davanti il viso, evita qualsiasi obiezione di coscienza e si lascia morire così, senza nessuna ragione? Anche questa parte della storia sembra piuttosto strana. L'ultima anomalia riguarda il presunto rifiuto di Stefano a farsi ricoverare e la decisione di rimanere, nelle condizioni in cui era, in carcere, almeno fino a quando i dolori non lo hanno costretto ad andare in ospedale. Come a dire: questo ragazzo ha deliberatamente scelto di morire.

E' difficile credere a tutto ciò, e saranno molte le persone che non crederanno a queste fandonie. La speranza è che e forze dell'ordine non si ripieghino su loro stesse, come spesso hanno fatto in passato cercando di proteggere dei vili assassini. Abbiano il coraggio di denunciarli. Il silenzio, in questo caso, non gioverebbe nè a loro e ancor meno ai cittadini, che perderebbero del tutto fiducia nell'istituzione preposta alla loro salvaguardia. Quel ragazzo sarebbe potuto essere ognuno di noi. Sarebbe potuto essere un nostro figlio, un parente, un amico, un fratello che per pochi grammi di fumo è stato massacrato. Riflettiamo su questo e non abbandoniamo il caso.

Voglio proprio vedere se i media tradizionali, soprattutto la televisione, parleranno di questa brutta storia. Spero di si. Visto che di alcuni casi di omicidio, vedi Garlasco o Cogne, se n'è parlato per mesi. E un altro appello lo voglio rivolgere a tutti gli studenti dei collettivi romani: non fate casino, giustamente, solo quando toccano uno di voi o quando dei fascisti commettono delle infamità, schieratevi anche a favore di perfetti sconosciuti, perchè rappresentano ognuno di noi.

Qui sotto c'è un elenco di link per saperne di più:

-Articolo pubblicato su Terra: "Nel braccio della morte" di Rossella Anitori. _clikka qui per leggerlo_

- Memoria che ricostruisce i fatti, pubblicata dal sito Linkontro.info
_clikka qui per leggere il pdf_

- Interviste audio, alla sorella di Stefano Cucchi, al padre, all'avvocato che sta seguendo il caso e ad alcuni esponenti politici che si stanno occupando della vicenda _clikka qui_ per accedere alla pagina di Radio Radicale dove sono pubblicate le interviste.


Ecco come lo Stato ci protegge. Le foto diffuse dalla famiglia Cucchi.

sabato 24 ottobre 2009

La carica dei 150.000



Pubblicato su Terra il 24/10/2009


In piazza per unificare le lotte e dire no alla cultura del lavoro usa e getta. Si contavano a migliaia i manifestanti, scesi in strada ieri a Roma per lo sciopero generale indetto dai sindacati di base Cobas, Rdb e Sld. Una moltitudine unita e compatta che ha rimarcato ancora una volta le «pessime condizioni» dei lavoratori in Italia. «Siamo stufi di ricevere questo trattamento - dice Francesca, insegnante precaria da oltre 10 anni in una scuola primaria nella Capitale -. Il governo non ci rispetta né ci stima. L' istruzione nel nostro Paese è ormai allo sfascio. Solo quest'anno i tagli hanno riguardato 40mila persone tra docenti e personale Ata». Un percorso professionale, quello di Francesca, sempre in salita, fatto di graduatorie e attese interminabili, con il cuore in gola: «molti miei colleghi hanno dovuto conseguire più lauree per insegnare - aggiunge - e i costi dei corsi di aggiornamento sono tutti a carico nostro. Ma a quanto pare non basta ad ottenere la tanto agognata stabilità». Alla disillusione di Francesca si somma la rabbia di Patrizia, dipendente di Alitalia sevizi e in cassa integrazione dal dicembre del 2008: «è scandaloso che Cai continui ad assumere personale e consulenti esterni, nonostante ci siano circa 11mila dipendenti in cassa integrazione. Dovrebbero attingere dal bacino dei cassaintegrati». Se poi i tagli alla spesa pubblica vanno a intaccare anche il budget dei vigili del fuoco è facile presentirne le conseguenze. «Noi aiutiamo le persone in difficoltà - dice Tonino, che lavora come pompiere a Roma -, ma come facciamo se siamo senza mezzi, senza gasolio per mandare avanti quei pochi che abbiamo e con stipendi da fame? Ancora non ci riconoscono la categoria “usurante” e se cerchiamo di arrotondare con gli straordinari dobbiamo aspettare più di un anno per vederceli pagati. Cosi non si può andare avanti - conclude -. Abbiamo scelto di riconsegnare le medaglie al valore che ci erano state date dal Presidente della Repubblica. Nella situazione in cui siamo non c'è nulla da festeggiare».


venerdì 23 ottobre 2009

Sciopero generale dei sindacati di base, black out dell'informazione



C'è un dato incontrovertibile in Italia: alcune realtà devono rimanere nella silenziosa tomba in cui letteralmente giacciono. Come per il lavoro precario, sottoposto ai ricatti del grande capitale e del piccolo padrone, e ai quei pochi momenti nei quali lo si cerca di portare all'attenzione dell'opinione pubblica agiata o non consapevole. Oggi per esempio c'è stato in Italia lo sciopero generale dei lavoratori del settore pubblico e privato indetto dai sindacati di base, con una manifestazione che ha portato per le strade di Roma diverse migliaia di persone. Pensate che una cosa del genere abbia potuto minimamente interessare i nostri media? Vi sbagliate di grosso. Tranne La7 nessun telegiornale ha parlato della questione nei titoli di apertura, e nei giornali di oggi la cosa è andata ancora peggio. Sono stato alla manifestazione per riportare alcune voci, testimonianze e preoccupazioni di una moltitudine variegata e indistinta di nostri concittadini che, ve lo posso giurare, non se la passa affatto bene. Ho visto qualche telecamera qua e là, qualche taccuino semivuoto e nient'altro. Al contrario nei giorni scorsi si è parlato fino alla noia di una questione facilmente derubricabile ad aria fritta come la dichiarazione di Tremonti sul fatto che il posto fisso è un valore. Tolto il fatto che poteva ricordarsi prima di pensarla in questo modo, prima cioè di portare il Paese nella situazione occupazionale in cui si trova, dove sono i fatti? Giornali, tv e mediatume vario hanno fatto a gara a chi la sparava più grossa, e soprattutto a chi vendeva più fumo. Questo per una settimana e più. Poi c'è una manifestazione, uno sciopero e delle rivendicazioni di coloro che sono direttamente interessati al discorso e nessuno alza una penna o un microfono. La Marcecaglia sputa sentenze sulla pelle dei lavoratori ogni giorno e giù fiumi di inchiostro: "ha detto questo, è d'accordo con quello, non la pensa come quell'altro". Gli accenni più convinti della stampa nazionale sullo sciopero hanno riguardato soprattutto i disagi patiti dai cittadini delle grandi città, che non hanno potuto servirsi dei mezzi pubblici e sono rimasti imbottigliati nel traffico. Tutto qua.


La verità è che del lavoro in Italia non frega a nessuno se non a coloro che lo perdono o sono li li. Il lavoro, il valore su cui è fondata la nostra amata Repubblica, è diventato in questo Paese una mera merce di consumo. Con tutti i crismi del proddotto del XXI secolo: facile deperibilità e altrettanto repentina facilità a diventare rifiuto. Purtroppo dietro la data di scadenza ci sono le persone, e le loro storie di quotidiana lotta per la sopravvivenza. La nostra costituzione e diventata davvero inattuale, bisognerebbe ammodernarla e cambiare l'aricolo 1: L'Italia è una Repubblica fatta della pelle dei lavoratori e fondata sulla dilagante disoccupazione.

Il non giornalismo di Giuseppe Cruciani

C'è un certo tipo di giornalismo che si nutre soltanto di roba precotta. Che prende qua e là notizie già belle che cucinate le impasta e le serve, aggiugendoci però le spezie che più gli aggradono. E come se non bastasse, visto che non alza il culo per andare a cercare un bel niente, si permette anche di fare la morale. Questo tipo di cucina mediatica non dovrebbe essere ascritta sotto la voce giornalismo, perchè al massimo è opinionismo. E' il caso di Giuseppe Cruciani, spocchioso consapevole, arrogante per necessità scenica e cinico per natura. Questo "giornalista" conduce una trasmissione radiofonica in onda tutti i giorni su Radio 24, "La zanzara". Una zanzara, però, che non punge, anzi cauterizza tutto. Un balsamo. Non c'è cosa, più o meno recondita, che Cruciani non minimizza o smonta del tutto. In pratica qualsiasi tesi storica, politica o giudiziaria non alla luce del sole, ma di cui si hanno prove fondate possa essere vera, viene ridicolizzata dal suddetto conduttore radiofonico, con un esclamazione: "ma di che stiamo a parlare". Il soggetto in questione, berlusconiano malcelato, ma non è questo il problema, fà intendere di essere stato in gioventù il prototipo del perfetto boyscout attaccato alle mutande dei professori: "io all'università non ho mai partecipato a nessuna manifestazione, tantomeno a autogestioni o scioperi", disse una volta. Quando un ascoltatore fà presente che in Italia c'è un problema di concetrazione mediatica si infastidisce, e inizia con la solita tiritera: "Berlusconi è stato votato". Non vedo cosa c'entri di fronte a un dato di fatto. E se per caso qualcuno parla di complotti o di cose poco chiare, di cui in Italia siamo pieni, distrugge qualsiasi tesi. Ultimamente ha anche condotto una trasmissione su La7, Complotti, che appunto smonta le tesi ufficiali su alcuni intrighi italiani degli ultimi anni, prponendone una sua (degli autori). Ha anche scritto un libro, vera ciliegina sulla torta, dal titolo questo ponte s'ha da fare, nel quale si produce in un intemerata sul si al ponte sullo stretto di Messina. Non sto qui a parlarvi del libro, anche perchè non l'ho letto e non lo leggerò perchè non mi interessa una cosa così noiosa e stantia, ci sono già molti sponsor che premono per realizzarlo, ma vi sconsiglio sinceramente di ascoltare la sua trasmissione. Io l'ho fatto per un pò di volte e vi giuro che mi è bastato. Oltre tutto non dice nulla di nuovo, si riduce tutto a un mero talk show radiofonico. E di talk show in Italia siamo pieni fin soprai capelli.

mercoledì 21 ottobre 2009

Notte bianca di Contromafie, organizzata da Libera: 24 ottobre, casa del cinema di Roma (dalle ore 18:00 alle ore 2:00)


MafieStop - Notte bianca di Contromafie

24 OTTOBRE CASA DEL CINEMA A ROMA 18:00 - 2:00

A cura di Fausto Pellegrini, Marcella Sansoni, Roberto Morrione e Gaetano Liardo

In collaborazione con Teche Rai, Rainews 24, Premio Ilaria Alpi

Otto ore di storie di immagini e riflessioni che raccontano l'impegno quotidiano per affermare legalità e giustizia nel nostro paese.
Otto ore di documentari, inchieste televisive, molte dei quali inediti, reading teatrali e musicali che presentano l'impegno di uomini semplici e onesti che, giorno dopo giorno, hanno saputo dire No alla violenza, all'ingiustizia, alla prevaricazione delle mafie.
Storie comuni, ma eccezionali al tempo stesso: è questo il senso della notte bianca di Contromafie. Uno spazio per pensare e riflettere, aperto alla città di Roma, dove memoria ed impegno si presentano realmente per ciò che sono: due facce di una stessa medaglia, indivisibili, necessarie l'una all'altra.

18:00 - 20:00
Schiaffo alla Mafia di Stefania Casini
Morire per vivere, di Alfredo Macchi
Periferie - Bari. Giornata della memoria e dell'impegno 2008, di Fausto Pellegrini
Periferie - Libera nos a malo - giornata della memoria e dell'impegno 2009, di Fausto Pellegrini
Inchiesta - Costa nostra. Infiltrazioni mafiose nel litorale del basso Lazio, di Mario Forenza

20:00 - 21:00
saluti di Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera, Barbara Scaramucci, direttrice di Teche Rai , Fausto Pellegrini, giornalista di Rainews 24
monologo tratto da Poliziotta per amore, di Nando Dalla Chiesa con Beatrice Luzzi

21:00
211: Anna di Paolo Serbantini e Giovanna Massimetti

22:00
Cinemovel in Libera Terra - a cura della Fondazione Cinemovel

22:30
Malaitalia, di Enrico Fierro e Laura Aprati, anteprima nazionale

23:30 - 2:00
letture tratte da "Nomi, cognomi e infami" di e con Giulio Cavalli
Ultima intervista a Paolo Borsellino, di Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi
Inchiesta - Mauro Rostagno - di Mario Forenza
Inchiesta - Costa nostra. Infiltrazioni mafiose nel litorale del basso lazio, di Mario Forenza
Inchieste di Fabrizio Feo
Libera Terra di Armando Ceste

I link dell'evento:

http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1568

http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1681

sabato 17 ottobre 2009

Fusti radioattivi a Castelmauro: la prefettura di Campobasso, tramite apposito decreto, ha finalmente autorizzato la rimozione.

Dopo 30 anni i fusti radioattivi stipati in una cantina di Castelmauro, piccolo centro basso molisano, verranno rimossi. E' di oggi (17/10/2009), infatti, la notizia che la prefettura di Campobasso ha affidato, con apposito decreto, l'allontanamento delle scorie e la messa in sicurezza a una temporanea associazione di imprese, costituitasi ad hoc, di cui fanno parte le tre società che si sono aggiudicate l'appalto: Nucleo, Campoverde e Protex. I bidoni, finora tenuti in condizioni di assoluta insicurezza, verranno trasportati in un centro di smaltimento alle porte di Francoforte, in Germania. Dalle ultime indiscrezioni, però, la storia nasconde ancora delle sorprese. Alcune rilevazioni effettuate nella cantina di via Palazzo numero 6, infatti, hanno fatto emergere la possibilità che oltre ai fusti di cui si è accertata l'esistenza potrebbero essercene degli altri nascosti o cementificati. Se questa ipotesi dovesse rivelarsi concreta, i lavori di rimozione troverebbero sulla loro strada un intoppo non da poco, che potrebbe comportare ritardi al momento non quantificabili. Il denaro necessario all'operazione di rimozione, circa un milione e mezzo di euro, verrà equamente stanziato dalla regione Molise e dalla protezione civile.

Soldi pubblici dunque, per una storia tutta privata. C'è bisogno infatti di spiegare, almeno a grandi linee, com'è possibile che dei rifiuti tanto pericolosi siano finiti all'interno di una cantina, in uno sperduto paesello del basso Molise. Era il 1979 quando il fisico nucleare Quintino de Notaris, originario di Castelmauro, decise di "portarsi il lavoro a casa" e di stipare circa duemila fusti conteneti scorie radioattive nella cantina situata sotto la sua abitazione, nel centro del paesino. Da allora molti si sono prodigati affinchè il sito venisse dismesso e assicurato, ma tra una cosa e l'altra non è mai arrivata la decisione risolutrice. Nel 2007, però, de Notaris muore a Cuba e il fratello Giovanni rinuncia alla scomoda eredità. La patata bollente passa dunque allo Stato e alla regione Molise, che dopo mille travagli, e alcune rilevazioni che hanno accertato un livello di radioattività nell'area "preoccupante", hanno finalmente deciso di risolvere il problema.

La società temporanea che si occuperà dei lavori ha già pianificato l'intervento. Tutta la zona verrà evacuata ed isolata e personale specializzato sistemerà i fusti su dei carrelli. Questi saranno poi spinti a circa 150 metri dalla cantina, in corso Italia, dove ad attenderli ci sarà un automezzo che, una volta caricato, farà la spola con il locale campo sportivo per l'ultimo passaggio. Da qui, infatti, i fusti verranno caricati su uno speciale autoarticolato che, prima di scaricare il tutto in Germania, farà tappa a Ravenna per la schedatura del carico. Non voglio "tirarla" a nessuno, ma speriamo bene.

Alcune foto della cantina di Quintino de Notaris, a Castelmauro, dove sono stipati i fusti radioattivi #1

Alcune foto della cantina di Quintino de Notaris, a Castelmauro, dove sono stipati i fusti radioattivi #2

venerdì 2 ottobre 2009

Presentato ricorso al Tar per l'annullamento della sanatoria per colf e badanti: segnalate irregolarità nella procedura telematica

L'associazione Dhuumcatu ha presentato, in data 30 settembre, una richiesta di annullamento del provvedimento del Ministero dell'Interno che "stabilisce la procedura telematica come modalità esclusiva per la regolarizzazione di colf e badanti. L'associazione, che si batte per la tutela dei diritti dei migranti, ha segnalato alcune "irregolarità" nelle procedure telematiche per la presentazion delle domande, che impedirebbero "alle persone giuridiche menzionate nella circolare ell'Inps, di accedere a tale procedura e presentare la dichiarazione di emersione". Dhuumcatu ha inoltre fatto sapere di aver presentato un un esposto al Quirinale e al Ministero dell'Interno, lamentandosi del "silenzio del governo e delle istituzioni alle tante richieste di modifica della norma, che si è rivelata contraddittoria". Le domande pervenute al portale del Ministero dell'Interno sono state 260.000, ben al di sotto delle aspettative che prevedevano tra le 500.000 e le 700.000 richieste. Il ministro Maroni ha però negato il flop della sanatoria, dicendo che "le stime erano del tutto sbagliate".

Immigrazione: business clandestino

Pubblicato su Terra il 29/09/2009

Luigi Menichilli

Il mercato illegale delle regolarizzazioni, con finte assunzioni permette a chiunque di ottenere, dietro un cospicuo pagamento, il permesso di soggiorno. A raccontarlo è Ashour, protagonista di una delle tante storie che attraversano la Capitale.

Ashour è un ragazzo marocchino di 29 anni, in Italia da 3. Durante la permanenza nel nostro Paese ha svolto un'infinità di lavori, sempre in nero, sempre malpagato, sempre da clandestino. «È da quando sono arrivato che desidero regolarizzare la mia posizione - racconta Ashour - ma i termini per farlo non me lo hanno mai permesso. Ora, con la sanatoria indetta per colf e badanti si è aperta per me una grande possibilità». Il giovane marocchino si riferisce al mercato illegale delle regolarizzazioni, che con finte assunzioni permette a chiunque di ottenere, dietro un cospicuo pagamento, il permesso di soggiorno. L’emendamento al decreto legge “anti-crisi”, presentato dal governo, consente, infatti, solo a una piccola fetta di clandestini di normalizzare la propria condizione, quelli appunto impiegati nei servizi alla persona, ma penalizza tutti gli altri. «Ho sempre fatto lavori stagionali - spiega Ashour -, non avrei avuto nessuna possibilità di mettermi in regola senza rivolgermi al mercato nero».

Un amico ha consigliato al giovane a chi rivolgersi per ottenere aiuto, in cambio però di 4mila euro: «ho incontrato questo italiano in una piazza della periferia romana - racconta il ragazzo - e dopo qualche ora mi ha portato da un anziano non autosufficiente che sarebbe dovuto diventare il mio finto datore di lavoro. Ho pagato 2000 euro subito, gli altri glieli darò quando otterrò i documenti. Naturalmente i contributi mensili sono a carico mio, se non li verso la persona che si è prestata al gioco chiama l'Inps, dicendo che non lavoro più per lui, e addio permesso di soggiorno». Questa è la condizione che vivono tantissimi immigrati, come Ashour, che per uscire dalla clandestinità arrivano a pagare cifre da capogiro. Figurano come badanti, dunque l’unico elemento necessario alla loro regolarizzazione è il certificato di non autosufficienza dell’anziano o, se si tratta di un invalido, la documentazione relativa all’accertamento dello stato civile di invalidità.

Casi frequenti quindi, che il Cii, Comitato immigrati in Italia, denuncia: «La situazione è grave - si legge in una nota -, i migranti vivono uno stato di crescente precarietà, alla costante ricerca di modalità di regolarizzazione che aggirino i requisiti richiesti. Sta prendendo piede un diffuso mercato abusivo, in cui il costo della domanda di sanatoria arriva fino a 7 mila Euro». Dello stesso parere è Dhuumcatu, un associazione che fornisce un servizio informativo per gli immigrati, attiva nella Capitale, che aggiunge: «Va meglio ad altri lavoratori, impiegati realmente come colf, ai quali il datore di lavoro richiede soltanto il pagamento della tassa per avviare la pratica e i contributi. Un ulteriore metodo utilizzato per volgere la legge a proprio vantaggio - sostiene Dhuumcatu -, in particolare da chi occupa clandestini per altre attività, è quello di far passare il dipendente come assistente di un proprio parente, anziano o infermo». In questo caso i 500 euro per la sanatoria più i contributi previdenziali verebbero detratti mensilmente dallo stipendio del lavoratore.

Al 25 settembre le domande di sanatoria inviate al portale del Ministero dell’Interno sono state 201.969, ben al di sotto delle previsioni, che contavano su un numero di richieste tra le 500 e le 700 mila. «Non ce l’ho con chi mi ha chiesto soldi per mettermi in regola - dice Ashour -, fare una cosa del genere è pericoloso, significa infrangere la legge. Anche chi si presta al gioco probabilmente non se la passa bene, e comunque mi da una possibilità che lo Stato non mi concede».