Dopo una lunga assenza torno a scrivere su questo blog. Lo stimolo mi è venuto da un articolo di Roberto Saviano letto sul sito di Repubblica. Nel pezzo l'autore di Gomorra, che oggi riveste nel dibattito pubblico italiano il ruolo di paladino superstar dell'antimafia vicino al moderatismo democratico, descrive le sue sensazioni riguardo al movimento di protesta americano Occupy Wall street. Saviano proprio oggi, invitato dai manifestanti, parlerà a Zuccotti park, il luogo simbolo della protesta newyorkese, di mafia e di come il movimento di dissenso Usa può legarsi ai tanti movimenti europei e italiano in particolare.
Del discorso dello "scrittore" italiano non mi convingono alcune cose: innanzitutto lo sperticato elogio del metodo non-violento e inclusivo utilizzato dal movimento OWS, contrapposto ai metodi della protesta italiana e europea, che invece farebbero largo uso della violenza e dell'esclusione. L'assunto centrale del suo discorso sostiene che la protesta attuale "mantiene al proprio interno un legame necessario con tutto quello che è stata la storia dei movimenti sociali americani", ma che c'è "qualcosa di diverso che sta cambiando per sempre la sintassi della protesta nel mondo. La sua forza è centrifuga, ciò che unisce è l'obiettivo, non la visione del mondo". Saviano però si è chiesto perchè c'è questa "grande" differenza tra i movimenti di protesta europei e quello americano?
Che il movimento OWS sia qualcosa di nuovo, innanzitutto per gli americani, e di altro nel metodo e nella geografia umana che lo compone rispetto ai movimenti di protesta europei, non mi sembra una grande scoperta. Ho partecipato di persona ad alcune manifestazioni, in particolare quella grande del 15 ottobre a Los Angeles e poi a San Francisco e le differenze con il nostro modo di manifestare e intendere la protesta sono enormi e scontate. Da trent'anni, da quando cioè con l'era Regan si è aperta la grande stagione della deregulation che ha ridato nuova spinta al finto liberismo di Stato in debito di ossigeno, negli Stati Uniti non si vedeva una cosa simile. Parlare di equità sociale, di ridistribuzione, di regole per contrastare la speculazione rapace, ma soprattutto condannare l'enorme ricchezza accumulata da alcuni fino ad un paio di anni fa era visto come un tradimento dello spirito americano. La critica sociale e il dissenso a tutto ciò che, palesemente, stava buttando nella fame più nera un numero sempre maggiore di persone, mentre altre nuotavano nell'oro, era stato rilegato a pochi sparuti gruppi e intellettuali di sinistra, emarginati e pubblicamente visti come anti-americani. La resurrezione del dissenso, iniziata a Seattle in occasione della terza conferenza del WTO, non poteva che essere qualcosa di diverso. Meglio tardi che mai!!!
Saviano sottolinea con forza l'impostazione centrifuga del movimento, il carattere inclusivo e non violento, contrapponendo in maniera esplicita queste caratterisiche alla forte polarizzazione politica presente in Italia e ai disordini che spesso avvengono nel nostro paese in occasione di manifestazioni. Centrale nel suo discorso è la "polifonia" del messaggio lanciato dai manifestanti americani, voci singole che si uniscono ad un unico coro: "un unico obiettivo ma diverse visioni del mondo".
Queste caratteristiche, però, sono proprie di un movimento neonato che, a ragione, non ancora si è fatto ingabbiare in unica piattaforma politica e mantiene aperti i propri sbocchi. In Europa ci sono i rigurgiti ideologici, ci sono gruppi che da decenni portano avanti le proprie rivendicazioni senza interruzioni ed è normale che ci sia una radicalizzazione maggiore e anche una certa esasperazione, che poi può portare ad accessi di violenza in gran parte giustificati dalla completa sordità del sistema alle rimostranze che, da tempo ormai, sono sempre le stesse.
Finora i manifestanti di Zuccotti park non hanno palesato nessun obbiettivo concreto, tutto è in divenire ed è giusto che sia così. Bisogna lasciare il tempo alle idee di sedimentarsi e decantarsi prima di arrivare ad una lista concreta di finalità. Il mio timore, giustificato dalle innumerevoli esperienze passate, è che si arrivi a chiedere solo delle riforme rimanendo però ben ancorati al modello economico attuale, non capendo definitivamente che il sistema capitalistico è in una crisi profonda e irreversibile, non funziona più e deve essere totalmente sostituito con qualcosa di altro che ancora non siamo riusciti ad immaginare. Siamo in una fase di profonda incertezza e coloro hanno capito che il cambiamento non è più procrastinabile si trovano ancora in mezzo al guado. L'entusiasmo fine a se stesso per un enorme consesso di persone che però concretamente ancora non sanno quello che vogliono lo trovo molto riduttivo. Penso invece che sia giusto e necessario porre attenzione su quello che accadrà da qui a qualche mese, quando la protesta perderà inevitabilmente di forza e si vedrà cosa di nuovo ha davvero portato.
Tornando a Saviano, da sempre critico verso il mondo della protesta italiana, mi sorprende come con assoluta banale semplicità egli non tenga conto del fattore di novità dell'esperienza americana rispetto a quella Europea e italiana, continuando sempre a battere sul fatto che in Italia nelle manifestazioni impera la violenza. Lo scrittore continua il suo articolo dicendo che "in America i ragazzi si stanno riappropiando della democrazia e delle sue regole". Ma quali sono le regole della democrazia? Le stesse che ci hanno portato fino a questo punto? E per "assaporare" un po' di democrazia Saviano ha dovuto fare tutti quei Km? Addirittura il pezzo si chiude con un sospiroso auspicio: "cercherò soprattutto di sentire un calore speranzoso che ho perso da molto tempo e che sento sempre meno in Italia". Forse se si fosse "abbassato" a capire di più i termini, le rivendicazioni ma soprattutto le voci della protesta di casa nostra non la considererebbe così inferiore a quella americana. Ma poi si può davvero fare una classifica di chi protesta meglio? A mio parere ciò che conta sono i risultati e finora non se ne sono visti nè su questa sponda dell'Atlantico, nè sull'altra.
Caro Saviano, capisco che è piu chic protestare a New York, ma scendi dal piedistallo.
P.S. Nel suo discorso a Zuccotti park Saviano ha esordito dicendo: grazie per avermi invitato, è un onore essere parte di questa protesta che non è contro la legge e l’economia ma in loro difesa. Ecco, appunto!!
sabato 19 novembre 2011
Iscriviti a:
Post (Atom)