
Da giorni ormai l'intero panorama mediatico italiano, e di conseguenza l'opinione pubblica, sono interamente, pervicacemente e in maniera piuttosto noiosa focalizzati sulle questioni private e non che interessano il "nostro" presidente del consiglio, Silvio Belusconi. I giornali, i tg e le cosiddette trasmissioni televisive di approfondimento politico hanno come unico comune denominatore le intercettazioni delle grottesche conversazioni tra le componenti dello squallido harem berlusconiano e i lenoni e, ahimè, i non eunuchi che lo gestiscono. La povertà di tale panorama è lampante, ma lo è ancora di più se si pensa che a pochi chilometri dalle nostre coste, sulle rive di quel mediterraneo incubatrice, culla e precettore della nostra civiltà contemporaneamente si sta giocando una partita storicamente decisiva per le sorti dell'intero teatro. Pochi scampoli di tg, al massimo un paio di pagine di giornale e lievi accenn

Il Mediterraneo in rivolta: contro decenni di dittature ipocrite e parassitarie, contro una situazione sociale insostenibile, contro la delusione provocata dalla consapevolezza che terre ricchissime di risorse vengano spolpate da pochi avvoltoi famelici e contro un occidente che, dietro la bandiera ormai logora della guerra al terrorismo, ha coperto i crimini e gli abusi dei vari Ben Ali, Mubarack, Bouteflika, Saleh, Asad e Gheddafi che forti dell'appoggio in primis degli americani hanno potuto finora prosperare indisturbati ai danni di una popolazione affamata di cibo e progresso e che finalmente ha deciso di rompere gli argini del sottosviluppo in cui era stata costretta. Se si riascoltano i commenti dei leaders occidentali all'operato di uno qualsiasi dei signori sopraindicati, ci si accorge di quanto siano orrendamente falsi i valori che da ormai un decennio informano l'epica lotta al terrorismo. In queste ore certamente la loro apprensione è tutta rivolta su ciò che accadrà una volta defenestrati i loro alfieri del laicismo arabo. Certo, messo da parte Mubarak c'è una buona possibilità che l'Egitto, il più grande e importante paese arabo, sede della più influente università islamica e del primo partito politico d'ispirazione musulmana, cada nelle mani dei fondamentalisti. Ma se questo accadesse, a rimproverarsi per primi dovrebbero essere proprio i paesi che lungo tutti i trent'anni del suo regn

Un movimento spontaneo e consapevole come quello che, eccezzionalmente in contemporanea, sta chiedendo più diritti e più benessere in tutti i paesi del nord Africa è un qualcosa di nuovo e meraviglioso. Proprio come quando in Europa nel 1848 sembrava che tutto potesse accadere e la gente scendeva per le strade di gran parte delle capitali del vecchio continente per chiedere quel cambiamento che per molti paesi, purtroppo, avvenne solo molti decenni dopo. Oggi però le informazioni corrono veloci sulla rete, e quella a cui stiamo assistendo è la prima chiamata alla protesta internazionale quasin esclusivamente avvenuta su internet. E' più difficile per chi detiene il potere controllare una rete così estesa di contatti rispetto a pochi giornali e tv. Potere della modernità, e del lato buono della rete. Su Twitter e altri social network si ammassano i commenti e gli appelli a non mollare di semplici cittadini e intellettuali, si fanno usvcire immagini e notizie sul comportamento della polizia nelle manifestazioni, si danno appuntamenti sul prossimo assembramento che poi diventerà un nuovo corteo. Una vera e propria dimostrazione di come spesso i governati siano ben più avanti dei propri governanti che non riescono in nessun modo a sedare la protesta. Spero che tutto ciò continui, se non alro per spronare coloro che governano i paesi in questione a fare concessioni sempre più alte e per arrivare al più presto ad una forma di governo non dispotico e partecipato.

E come non paragonare, o meglio, mettere in relazione ciò che sta accadendo per le strade di Tunisi, Algeri, il Cairo, Beirut, Tripoli, Damasco e San'a con gli avvenimenti che in autunno hanno riempito le piazze delle più grandi città europee come Londra, Parigi, Roma e Atene. Da una parte si lotta per la vita e per iniziare a contare, mentre dall'altra si lotta per contare di più, ma dall'alto al basso Mediterraneo fino ad arrivare al mare del nord la vampa è ben viva e rischia finalmente di incendiare le coscenze del nuovo millennio, purtroppo iniziato con l'11 settembre e la lotta al terrorismo.
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