martedì 28 giugno 2011

Negli ospedali psichiatrici giudiziari pietà l'è morta e con essa l'Italia (video commissione d'inchiesta del senato sugli Opg), da Presa diretta



Voltaire sosteneva che "la civiltà di una nazione può essere misurata dallo stato delle sue  prigioni". E già su questo piano, dato il sovraffollamento in cui si trovano le nostre patrie galere, siamo messi piuttosto male. Se poi andiamo un po' più in là e diamo un'occhiata alla situazione delle carceri per infermi mentali, cioè per quelle persone che dopo aver commesso un reato sono state riconosciute incapaci di intendere e volere, c'è solo da inorridire. Ho scoperto purtoppo da poco questo tema e la sensazione di terrore che ho provato è stata fortissima. Le discariche umane, chiamate Opg (ospedali psichiatrici giudiziari), sono per quanto mi riguarda il più grosso indicatore del nostro stato di profonda inciviltà. In Italia ce ne sono sei: Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, Castiglione delle Stiviere, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia e Napoli, con una leggera differenza tra quelli situati nel meridione, dei veri campi di tortura e gli altri del nord che presentano strutture un tantino più adeguate. Sono stati istituiti dopo che la legge Basaglia , nel 1978, ha decretato la chiusura dei vecchi manicomi criminali, in pratica solo formalmente dato che gli odierni Opg non hanno nulla di diverso dalle strutture che li hanno nel tempo preceduti. Al 30 giugno 2010 vi erano detenute in tutte e sei le strutture 1.547 persone, un numero di gran lunga superiore alla capacità massima degli istituti, e quasi 400 di questi hanno già scontato da tempo il loro periodo di detenzione, ma per vari motivi, o non sanno dove andare o li si ritiene ancora instabili, restano lì a marcire, molti per sempre.

E' qualcosa che riguarda tutti noi, perchè se una comunità non è in grado di occuparsi, e anzi maltratta, le persone più fragili che la compongono, allora ha smarrito il fine della propria missione sociale, che dovrebbe essere di ausilio e promozione dell'individuo; in pratica ha perso!
Lo stato in cui si trovano questi uomini provoca un senso di frustrazione profonda. Potrebbe accadere a chiunque di dover affrontare un periodo difficile, a tal punto da vedere incrinata la propria integrità mentale, e finire in uno di questi posti, dove la dimensione della cura e del ritorno nella società non è nemmeno contemplata. La realtà è che questi luoghi sono funzionali alla nostra società, che ha insita la propensione a relegare ciò che non piace e provoca fastidio lontano dai propri occhi e ancora più distante dalle coscienze. Non a caso molte delle detenzioni che si scontano in questi lager vengono chiamate ergastoli bianchi, proprio per la loro dimensione sociale di occultamento e rifiuto dei cittadini "difettosi", più che legale e giudiziaria, dato che molti degli internati hanno già scontato il periodo di detenzione e non sono più pericolosi, posto che lo siano mai stati.
Il nostro giovane Paese attraversa un brutto periodo, che non è fatto solo di crisi economica e politica ma anche, e soprattutto, di grave crisi sociale. Le immagini del documento filmato lo testimoniano appieno.

Ogni volta che un uomo viene rinchiuso in uno di questi posti, ogni volta che un detenuto si suicida o viene arrestato ingiustamente, che un funzionario pubblico prende una mazzetta, che un poliziotto manganella senza motivo un manifestante, che un luogo viene deturpato dall'abusivismo, ogni volta che un uomo muore sul lavoro e la malavita la fa da padrone un pezzo della nostra cultura e coscienza nazionale muore.

Se"Il grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi", dal discorso di Vittorio Emanuele II pronunciato alla riapertura del parlamento piemontese il 10 gennaio del 1859 in pieno Risorgimento, era rivolto contro l'occupazione italiana da parte degli stranieri, oggi quello stesso grido riguarda l'inciviltà che ha occupato i gangli più profondi del nostro Stato e di riflesso del modo in cui i cittadini si rapportano ad esso. Speriamo che anche oggi chi ha il potere di cambiare le cose, e più in generale gli italiani tutti, non rimangano "insensibili" di fronte al disperato appello di un Paese che sta morendo.


Un proverbio dice: "i pazzi e i bambini sono i più vicini a Dio"
E ancora, su un cartello affiso all'esterno di uno degli istituti vi è scritto: "La fragilità: la condizione più certa dell'esistenza". Non c'è nulla di più vero

Un proverbio dice: "i matti e i bambini sono i più vicini a Dio"
Questo è il documento filmato, con commento, tratto dalla trasmissione Presa diretta andata in onda il 23 marzo 2011 su Raitre.



Questo invece è il link del sito StopOpg, del comitato promotore per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici giudiziari: http://www.stopopg.it/

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