Prendevano mazzette fino a 20mila euro per rilasciare falsi permessi ambientali per l'attività e la messa in sicurezza di cave. Sono sei i funzionari pubblici arrestati tra Viterbo e Roma nell'ambito dell'inchiesta iniziata un anno fà dalla Procura della Repubblica di Viterbo. Tra questi Giovannino Fatica, architetto della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici di Roma, Rieti e Viterbo e il suo collaboratore Antonio Di Ciccio. Agli arresti anche il capo servizio settore cave del comune di Viterbo Massimo Scapigliati, e l'addetto all'ispettorato di polizia mineraria ed energia della regione Lazio, Giuseppe De Paolis. Gli imprenditori al centro degli episodi di corruzione sono Domenico Chiavarino e il figlio Dario, residenti a Celleno, in provincia di Viterbo, i quali, per ottenere un'autorizzazione finalizzata alla messa in sicurezza di una cava, avrebbero pagato tangenti a vari funzionari pubblici. Gli episodi di corruzione avvenivano nell'ufficio del funzionario del comune di Viterbo, Massimo Scapigliati. Alcuni passaggi di mazzette sono stati documentati dalle forze dell'ordine con microcamere e microfoni.
Questo episodio è solo un ulteriore campanello d'allarme sulla situazione delle cave nel Lazio. Con un regolamneto che latita, o per lo più è assente, si lascia troppa discrezionalità agli uffici comunali, provinciali e regionali, che si ritrovano in mano la chiave di volta di un bussiness a sei zeri. Un bussiness che va, appunto, regolamentato da una legge nazionale più restrittiva, e controllato dalle forze dell'ordine preposte: corpo forestale dello Stato e Polizia mineraria, che non è altro che una pantomima priva di ogni efficacia. Noi avevamo già denunciato tutto questo e continueremo a farlo con altre inchieste sempre più puntigliose e dettagliate.
mercoledì 30 settembre 2009
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