venerdì 2 ottobre 2009

Immigrazione: business clandestino

Pubblicato su Terra il 29/09/2009

Luigi Menichilli

Il mercato illegale delle regolarizzazioni, con finte assunzioni permette a chiunque di ottenere, dietro un cospicuo pagamento, il permesso di soggiorno. A raccontarlo è Ashour, protagonista di una delle tante storie che attraversano la Capitale.

Ashour è un ragazzo marocchino di 29 anni, in Italia da 3. Durante la permanenza nel nostro Paese ha svolto un'infinità di lavori, sempre in nero, sempre malpagato, sempre da clandestino. «È da quando sono arrivato che desidero regolarizzare la mia posizione - racconta Ashour - ma i termini per farlo non me lo hanno mai permesso. Ora, con la sanatoria indetta per colf e badanti si è aperta per me una grande possibilità». Il giovane marocchino si riferisce al mercato illegale delle regolarizzazioni, che con finte assunzioni permette a chiunque di ottenere, dietro un cospicuo pagamento, il permesso di soggiorno. L’emendamento al decreto legge “anti-crisi”, presentato dal governo, consente, infatti, solo a una piccola fetta di clandestini di normalizzare la propria condizione, quelli appunto impiegati nei servizi alla persona, ma penalizza tutti gli altri. «Ho sempre fatto lavori stagionali - spiega Ashour -, non avrei avuto nessuna possibilità di mettermi in regola senza rivolgermi al mercato nero».

Un amico ha consigliato al giovane a chi rivolgersi per ottenere aiuto, in cambio però di 4mila euro: «ho incontrato questo italiano in una piazza della periferia romana - racconta il ragazzo - e dopo qualche ora mi ha portato da un anziano non autosufficiente che sarebbe dovuto diventare il mio finto datore di lavoro. Ho pagato 2000 euro subito, gli altri glieli darò quando otterrò i documenti. Naturalmente i contributi mensili sono a carico mio, se non li verso la persona che si è prestata al gioco chiama l'Inps, dicendo che non lavoro più per lui, e addio permesso di soggiorno». Questa è la condizione che vivono tantissimi immigrati, come Ashour, che per uscire dalla clandestinità arrivano a pagare cifre da capogiro. Figurano come badanti, dunque l’unico elemento necessario alla loro regolarizzazione è il certificato di non autosufficienza dell’anziano o, se si tratta di un invalido, la documentazione relativa all’accertamento dello stato civile di invalidità.

Casi frequenti quindi, che il Cii, Comitato immigrati in Italia, denuncia: «La situazione è grave - si legge in una nota -, i migranti vivono uno stato di crescente precarietà, alla costante ricerca di modalità di regolarizzazione che aggirino i requisiti richiesti. Sta prendendo piede un diffuso mercato abusivo, in cui il costo della domanda di sanatoria arriva fino a 7 mila Euro». Dello stesso parere è Dhuumcatu, un associazione che fornisce un servizio informativo per gli immigrati, attiva nella Capitale, che aggiunge: «Va meglio ad altri lavoratori, impiegati realmente come colf, ai quali il datore di lavoro richiede soltanto il pagamento della tassa per avviare la pratica e i contributi. Un ulteriore metodo utilizzato per volgere la legge a proprio vantaggio - sostiene Dhuumcatu -, in particolare da chi occupa clandestini per altre attività, è quello di far passare il dipendente come assistente di un proprio parente, anziano o infermo». In questo caso i 500 euro per la sanatoria più i contributi previdenziali verebbero detratti mensilmente dallo stipendio del lavoratore.

Al 25 settembre le domande di sanatoria inviate al portale del Ministero dell’Interno sono state 201.969, ben al di sotto delle previsioni, che contavano su un numero di richieste tra le 500 e le 700 mila. «Non ce l’ho con chi mi ha chiesto soldi per mettermi in regola - dice Ashour -, fare una cosa del genere è pericoloso, significa infrangere la legge. Anche chi si presta al gioco probabilmente non se la passa bene, e comunque mi da una possibilità che lo Stato non mi concede».








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