lunedì 2 aprile 2012

Crisi greca: la risposta dei cittadini alle misure di austerity


Come sempre nella storia dell'uomo, la piccola (grande) nave dei lavoratori e delle classi meno abbienti è messa in pericolo da una violenta burrasca. La cosidetta crisi economica che sta scuotendo i mari della nostra strana contemporaneità, sta mettendo a dura prova la resistenza di tutti coloro non hanno a portata di mano un salvagente. Tralasciando la metafora marinaresca, sostanzialmente il presente e, ancora di più, il futuro di operai, lavoratori dipendenti, piccoli commercianti, disoccupati e in generale tutti coloro non possono "vantare" un alto reddito è più fosco che mai.

Dall'inizio di questa fantomatica crisi, il messaggio che governi e istituzioni economiche stanno cercando fortemente di far passare, soprattutto tra la gente comune a basso reddito, è il seguente:
"abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Per far ciò ci siamo indebitati tanto, troppo. E' arrivato il momento di ridurre le nostre pretese e di concorrere tutti insieme al risanamento dei conti pubblici e al riavvio dell'economia".
Messo in questi termini per l'uomo della strada il discorso potrebbe anche sembrare giusto, plausibile. Ma se riflettiamo un attimo su quello che sta accadendo ci accorgiamo che, detto in parole povere, il paternalismo dei nostri governanti nasconde ancora una volta un'enorme fregatura per la maggior parte dei cittadini che vivono ormai sulla soglia dell'indigenza.
In Italia come in Europa i governi hanno approntato misure draconiane per, dicono loro, il riassestamento dei conti pubblici. Guarda caso,però, coloro che dovranno fare i sacrifici maggiori saranno proprio quelli che già non se la passano granchè bene.

Basta vedere quello che sta accadendo in Grecia, dove i parrucconi dell'Europa delle banche e degli affari stanno esautorando un intero popolo del proprio futuro, facendo cadere in povertà milioni di cittadini. La giustificazione a questo scempio, sempre secondo la versione ufficiale, è data dal fatto che tutti i greci, negli ultimi anni, hanno goduto di un benessere non adeguatamente supportato da un'economia florida. Per questo motivo ora tutti i greci devono tirare la cinghia fino a strozzarsi. Nessuno però parla del fatto che la parte ricca della popolazione, largamente minoritaria, non è stata toccata quasi per niente dalle misure e che la "troika", formata da Fmi, Bce e Ue, ha imposto tagli in pratica su tutto quello che riguarda lo stato sociale tranne che sulle spese militari che ancora oggi succhiano all'incirca il 5,5 per cento del pil greco. Il motivo? Semplicemente perchè le commesse più importanti dell'esercito greco sono in mano a tedeschi e francesi che, ormai non è più un mistero, hanno imposto come requisito fondamentale all'erogazione degli aiuti la continuazione dei rapporti economici tra l'esercito e le proprie aziende del settore degli armamenti. All'orizzonte per i greci si profilano migliaia di licenziamenti sia nel settore pubblico che in quello privato, il salario minimo scenderà da 650 a 500 euro al mese e i dati mostrano l'ecatombe sociale a cui si sta sottoponendo un intero popolo: 21 per cento delle persone in età lavorativa disoccupate (più di un milione di persone), una percentuale che per i giovani raggiunge il 48 per cento, quasi la metà dei giovani greci. e il 27,7 per cento della popolazione vive sotto il livello di indigenza.

Una porcata, insomma, a cui la gente ha risposto con manifestazioni di protesta imponenti ad Atene e in altre città, puntualmente e brutalmente represse dagli sbirri del potere centralizzato. I poliziotti sono sulla stessa barca dei manifestanti, vengono pagati una miseria, rischiano la pelle e il welfare sarà tagliato anche per loro, ma comunque prestano il braccio al potere per reprimere i loro fratelli che hanno raggiunto la consapevolezza di quello che sta accadendo. Questa è una cosa che non capirò mai. Tornando a noi, in Grecia oltre alle giuste rimostranze la gente ha deciso di agire direttamente per salvaguardare la propria vita, autogestendosi, occupando e rifiutandosi di sottostare alla mannaia che è calata sulle loro teste.
In mezzo a questo sfacelo forse sta nascendo un'autoscienza che, purtroppo, solo il bisogno e le vessazioni possono generare. Il capitalismo con la sua promessa di benessere eterno e a buon mercato è un potentissimo sedativo per le menti e le anime, ma quando il sogno si mostra per quello che è, cioè un incubo, la gente torna a pensare e si rende conto che deve prendere in mano la propria vita se non vuole fare la fine del topo.

Alcune esperienze di autogestione e solidarietà dal basso che hanno visto la luce in questi mesi in Grecia sono davvero molto importanti e potrebbero servire da esempio a altri paesi, come l'Italia, che presto o tardi si ritroveranno nelle stesse condizioni. Come la fabbrica siderurgica di Halyvourgia, tra le più grandi del paese, in sciopero da diversi mesi ora occupata e autogestita. I lavoratori della catena di caffetterie Hatzis di Salonicco, hanno rifiutato di essere pagati 400 euro al mese per 12 ore al giorno e stanno ora autogestendo il negozio. Il canale televisivo ALTER, dove i lavoratori, per mesi senza stipendio, hanno occupato e gestiscono autonomamente la rete. Oppure come il giornale Elefterotypia, uno dei giornali più letti in Grecia, dove 800 lavoratori tra giornalisti, tipografi e tecnici, in sciopero da quasi 4 mesi, stanno autoproducendo il giornale.
Una delle esperienze più importanti e utile a molte persone è quella dell'ospedale Kikis (nella foto di fianco l'entrata principale),nella parte settentrionale del paese, dove l'assemblea generale sta autogestendo e continuando a fornire i servizi alla cittadinanza, mentre lo stato con i tagli alla sanità non è più in grado di assicurare il diritto alla salute del proprio popolo.

Queste ed altre esperienze fanno della Grecia un vero e proprio laboratorio sociale, che dimostra che se si vuole si può bypassare lo stato e il mercato e che le persone hanno diritto a decidere della propria sorte. In barba ai governi, all'Europa e ai banchieri, succhiasangue assetati di denaro e di potere per i quali noi siamo un peso quando le cose vanno male e vacche da macello quando invece vanno bene. Apriamo gli occhi e non beviamoci tutto quello che ci propinano, abbiamo i mezzi e le capacità per decidere il nostro destino, dobbiamo solo prenderne coscienza.

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