lunedì 3 dicembre 2012

This is My land, il docufilm sulla condizione della popolazione palestinese nella città di Hebron. Di Giulia Amati e Stephen Natanson

Il documentario che vi presento oggi è intitolato "This is My Land", per la regia di Giulia Amati e Stephen Natanson, vincitore del premio Donatello 2011, come miglior documentario. Il film cerca di dipingere un affresco della condizione di vita quotidiana dei palestinesi residenti nella città di Hebron, in Cisgiordania (Giudea in ebraico e West Bank in inglese), che insieme alla Striscia di Gaza fa parte dei Territori palestinesi. La città, che dopo la guerra dei sei giorni nel 1967 è tornata sotto la giurisdizione israeliana, ha una popolazione di circa 200.000 abitanti, quasi tutti palestinesi, più 700 coloni israeliani a cui se ne sommano altri 7.000 residenti nella vicina Kiryat Arba . Hebron è una delle città storicamente e biblicamente più importanti per la religione ebraica.

Il problema, poco conosciuto perchè più che altro si parla della Striscia di Gaza e del conflitto israelo-palestinese in altre zone, riguarda appunto la convivenza tra le due comunità. Il film cerca di evidenziare come per garantire la sicurezza di 700 ebrei, per lo più residenti nel centro storico, la stragrande maggioranza palestinese viene quotidianamente discriminata e vessata dalla massiccia presenza di militari israeliani, presenti sul posto proprio a tutela della piccola comunità ebraica. Strade chiuse, divieto di passaggio in alcune zone per gli abitanti arabi, porte murate o finestre sprangate e ancora case palestinesi occupate da coloni israeliani sono all'ordine del giorno ad Hebron. Una situazione che ricorda tanto gli albori del nazismo, e dunque dell'antisemitismo, in Germania. Per ora il governo di Israele ha sempre tollerato l'arroganza ebraica e, tranne rari casi, non ha mai applicato la legge equamente tra cittadini arabi ed ebrei favorendo, com'è facile capire, i soprusi nei confronti della popolazione di religione islamica. La sensazione che ho provato nel guardare il documentario è stata di impotenza assoluta. Di incomunicabilità fra le parti, in particolare perchè la totalità dei residenti ebrei sono estremisti che inseguono ancora la promessa biblica di "una terra donata da dio", e non conquistata con le armi e l'appoggio dell'occidente. In questa logica, definiamola "biblica", Hebron rappresenta una città simbolo per gli ebrei: addirittura si fa riferimento ad essa nella genesi e sarebbe il luogo in cui sono stati sepolti  Abramo, Sara e Isacco, progenitori del popolo di Israele.

Comprensibilmente, se si è convinti di essere "autorizzati" da dio ( nel filmato un palestinese dice che dio non è "un agente immobiliare", come invece sembra che lo considerino gli ebrei ), qualsiasi argomento o tentativo di intermediazione risulterà vano a prescindere. Io non sono mai stato un "ultrà" irriducibile dell'una o dell'altra parte, ma oggettivamente in una situazione del genere c'è poco da discutere su quale sia la fazione maggiormente danneggiata e privata dei propri diritti, anche se, guardando il quadro completo da una posizionata distaccata, è difficile capire come possano anche i coloni accettare una situazione simile, di estrema tensione e intabilità . Magari nel quadro più ampio del conflitto israelo-palestinese altre motivazioni possono essere addotte per giustificare un tale comportamento da parte del governo di Tel Aviv, ma siamo sicuri che tutto ciò possa essere razionalmente spiegato? Io ho qualche dubbio. Buona incazzatura.

Nessun commento:

Posta un commento