venerdì 15 aprile 2011

Lo spirito del Mediterraneo non è morto. L'ospitalità deve ancora essere sacra.


Da giorni ormai migliaia di persone provenienti dal nord'Africa, spinti dalla povertà e dal miraggio di un futuro migliore, prendono il mare, su barche che noi non useremmo neanche in uno stagno. Le immagini dei naufragi e dei volti degli immigrati, felici di esseri vivi ma distrutti da un viaggio incredibile mi toccano profondamente. Non so come si possa risolvere il problema di coloro sono già giunti in Italia e che nei prossimi giorni vi giungeranno. Nessuno probabilmente a oggi ha una qualche idea risolutiva. C'è però da dire che a fronte del chiacchiericcio della politica e delle bestialità che si odono in questi gioni, i lampedusani, i volontari e le forze dell'ordine che si trovano nell'isola siciliana ce la stanno mettendo tutta per rendere meno penoso l'approdo degli immigrati.

Volevo però ribadire un concetto fondamentale nella nostra cultura mediterranea; quello dell'ospitalità, che non si deve tradurre per forza in un arrivo in massa di gente disperata, ma che deve comunque rimanere alla base del nostro agire nei confronti di quegli esseri umani, di quei fratelli, di quei naviganti.
Per fare ciò voglio citare un passo di un libro a me molto caro, alla base, prima che della cultura occidentale, del nostro essere mediterranei, italiani, al centro di questo mare culla della nostra civiltà. Il libro è l'odissea di Omero.
Libro quarto; Telemaco, figlio di Ulisse, è partito alla ricerca del padre di cui non ha più notizie e, dopo una tappa a Pilo governata da Nestore, insieme a Pisistrato, figlio di quest'ultimo, si dirige alla volta di Sparta, di cui re è Menalao, il più potente fra i re greci. Arrivati a palazzo e fermati i cavalli gli va incontro Eteoneo, ministro di Menelao e subito si muove per dare l'annuncio dell'arrivo dei due stranieri al suo re, con queste parole: "Due stranieri, divino signore, sono là fuori, che sembrano stirpe di Zeus nell'aspetto. Dì se dobbiamo i cavalli veloci staccare o altrove mandarli da chi voglia ospitarli". Sdegnato rispose l'eroe che bionda ha la chioma: "stolto non eri fin qui, di Boeto figliuolo, Eteoneo; da sciocco ora parli, da bimbo; e si che noi due, prima di giungere in patria, molto cibo mangiammo ospitale presso genti straniere, sperando che Zeus un giorno ci avrebbe tolto di pena. Ora và, sciogli i cavalli, e conduci qui dentro gli estranei al convito"..... Il saluto a loro porgendo il biondo eroe Menelao disse: "ora cibo prendete e allegratevi; quando sazi saremo del pasto sapremo chi siete".
Questo era lo spirito del Mediterraneo, terra di partenze e di approdi, di guerre e di pace ma sempre e comunque luogo di umanità.

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