lunedì 4 aprile 2011

I responsabili del disastro del Golfo del Messico premiati per il loro operato sulla "sicurezza"


Se pensavate che i responsabili del più grave disastro ambientale della storia degli Stati uniti, avvenuto al largo del Golfo del Messico il 20 aprile 2010 e costato la vita a undici persone nonchè a un intero ecosistema, avrebbero ricevuto la giusta punizione, vi sbagliavate di grosso. Al contrario, la Bp è pronta a riavviare le estrazioni e la Transocean (la società che gestisce la piattaforma) si appresta addirtittura a premiare i propri dirigenti. Ma andiamo ai fatti.

Sull'oceano Pacifico galleggiano ancora gran parte degli 800 milioni di litri di petrolio fuoriusciti dalle trivellazioni effettuate dalla piattaforma Deepwater Horizon. I danni provocati dal greggio non sono ancora quantificabili e vedranno soprattutto nei prossimi anni sviluppare il loro potenziale inquinante, in uno degli ecosistemi nord'americani, le paludi della Louisiana, tra i meglio conservati, ricchi di flora e fauna e più fragili del continente. Un paradiso che difficilmente tornerà ad essere quello prima del disastro. Tutto ciò dovrebbe bastare per turbare i sonni dei responsabili e per avviare un serio ripensamento alle modalità e ai luoghi di estrazione dell'oro nero. Così dovrebbe essere se a guidare l'operato delle corporation ci fosse anche una coscenza. Ma sappiamo bene che, nell'impersonale mondo delle grandi società per azioni, tutto quanto non riguarda il lucro è trascurabile. Così stock option, bonus e aumenti di stipendio vanno a gratificare anche coloro dovrebbero rispondere della distruzione di un bene, come l'ambiente, che è proprietà di tutti. E' il caso dell'amministratore delegato della Transocean Ltd, Steve Newman (nella foto), pronto per ricevere un lauto premio di 374.062 dollari che, secondo l'Associated press, si andranno a sommare al salario di base di 850.000 dollari, a vari benefit equivalenti a 622.057 dollari, stock option per un totale di 1,9 milioni e a un certo numero di azioni "differite" (ossia vendibili in una data futura) che al momento del conferimento valevano 2 milioni di dollari. In tutto il bravo Newman riceverà per il suo scempio nel 2010 ben 5,8 milioni di dollari. Sembra incredibile ma è così. Ancora più sorpendente, al limite della beffa, è la motivazione addotta dalla Transocean per giustificare il premio. Secondo un comunicato della società il 2010 è stato "il migliore anno nella storia della compagnia nel campo della sicurezza". Avete capito bene, premiato per l'eccellenza raggiunta sulla sicurezza. Si può solo immaginare quanto avrebbe guadagnato l'am se la piattaforma non fosse saltata in aria. Il comunicato della Transocean continua ammettendo "la tragica perdita di vite umane", ma vantando anche un"livello record esemplare" nella frequenza e gravità degli incidenti occorsi durante l'anno. Il bonus a Newman, e a altri top manager della compagnia, viene inoltre giustificato come il mezzo per riconoscere i loro sforzi tesi a "migliorare in misura significativa la performance della sicurezza della società".

Sul sito web della Transocean, Newman era arrivato a vantarsi del fatto che, nonostante la perdita di 11 dipendenti, sui "126 membri dell'equipaggio della piattaforma ben 115 sono stati salvati". Per quanto riguarda i risarcimenti alle famiglie degli scomparsi, solo tre finora hanno raggiunto un accordo con la società, che ha stanziato un fondo di carità di 130 mila dollari per ogni famiglia. Se pensiamo che ogni dipendente percepiva un salario che andava dai 55 mila ai 125 mila dollari l'anno si capèisce palesemente come il risarcimento sia ben lungi dall'essere adeguato.

Undici persone sono morte e l'80% del greggio fuoriuscito nell'incidente è ancora in mare e, probabilmente, ci rimarrà a lungo se non per sempre. Se anche questo disastro, che ferirà indelebilmente un pianeta già al limite, non è riuscito a portare a nessuna profonda riflessione, a stilare una graduatoria delle priorità, di ciò che è davvero importante per tutti a scapito di poche grandi compagnie, allora le prospettive per il nostro mondo e per il futuro di coloro che verranno sono davvero fosche. Le grandi corporation, come è stato immaginato in alcuni film avveneristici, sono davvero le padrone del pianeta. Decidono dove operare, cosa sfruttare e a scapito di chi. Senza che gli stati si oppongano, anche perchè non ne hanno le capacità.

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