martedì 27 novembre 2012

Stanley Kubrick: a life in picture. Documentario che ripercorre la carriera del grande regista americano

Non penso ci siano molte persone al mondo, appassionati e non di cinema, che possano mettere in discussione la grandezza assoluta di Stanley Kubrick. Il regista newyorkese ha il merito di aver analizzato nei suoi film gran parte delle tematiche fondamentali del cinema, con egual successo. Puntiglioso e perfezionista fino all'esasperazione (chiedere agli attori che hanno lavorato con lui), in una carriera lunga quasi quarant'anni ha realizzato soltanto tredici film. Tredici perle che risplenderanno per sempre nell'Olimpo della settima arte, e che non smetterò mai di riguardare. E' davvero raro trovare un regista, con una carriera così lunga, che non abbia messo almeno una volta il piede in fallo e realizzato un film mediocre. Persino ad Hitchcock, altro maestro assoluto, ma agli antipodi di Stan, qualche buco nell'acqua è capitato.

Questo documentario, Stanley Kubrick: a life in pictures, diretto nel 2001 da Jan Harlan è davvero ben fatto e si avvale della collaborazione di molti attori che hanno lavorato con Kubrick, e personaggi del mondo del cinema che lo conoscevano. Una chicca da non perdere per tutti i "malati" del grande schermo. Buona visione.

Filmografia da Regista

- Paura e desiderio (Fear and Desire) (1953) 
- Il bacio dell'assassino (Killer's Kiss) (1955) 
- Rapina a mano armata (The Killing) (1956) 
- Orizzonti di gloria (Paths of Glory) (1957) 
- Spartacus (1960) 
- Lolita (1962) 
- Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba
(Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) (1964) 
- 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) (1968) 
- Arancia meccanica (A Clockwork Orange) (1971) 
- Barry Lyndon (1975) 
- Shining (The Shining) (1980) 
- Full Metal Jacket (1987) 
- Eyes Wide Shut (1999)

venerdì 16 novembre 2012

Caponero Capobianco. Di Rossella Anitori e Antonio Laforgia

Si svegliano quando è ancora buio; ammassati nei furgoni percorrono un labirinto di strade sterrate fino ai campi dove lavorano a testa bassa per oltre dieci ore. Sono i braccianti della grande piana del pomodoro italiano. Migliaia di migranti africani condannati dalla mancanza di alternative a nutrire il grande serbatoio di lavoro nero che sostiene i profitti dell’industria agroalimentare. Non conoscono buste paga, contratti né diritti. Vengono reclutati dai loro stessi connazionali, i “capineri”, dietro a cui si nasconde il “padrone bianco”. Due facce della stessa medaglia, quella di un sistema che dal 2011 la legge riconosce come reato, ma che nelle campagne italiane è ancora la regola. (Sinossi tratta dal sito http://www.zalab.org/newsite/)

Questa è la prima opera di Rossella Anitori, mentre per Antonio Laforgia siamo al secondo lavoro, dopo il bel Inshallah, anch'esso sull'immigrazione in Europa. A breve verranno fissate delle date per la proiezione integrale del film-documentario. Alle riprese ha collaborato anche il fotografo Raffaele Petralla. 


Caponero Capobianco (doc, 6’, Italia, 2012)
di Rossella Anitori e Antonio Laforgia
Fotografia – Rossella Anitori, Antonio Laforgia, Raffaele Petralla
Montaggio – Rossella Anitori, Antonio Laforgia, Chiara Russo

L'anteprima del documentario, pubblicata sul sito del produttore Zalab. (Se riscontrate problemi nella visione, lasciate caricare un po' il video in "pausa" e poi passate alla riproduzione)



Caponero Capobianco from Za Lab on Vimeo.

giovedì 15 novembre 2012

Il Tav ripudiato da tutti: la Corte dei conti francese mette in guardia il proprio governo sull'aumento dei costi della tratta Torino Lione. Ma l'Italia va avanti con l'opera.



Dopo anni di lotta solitaria per cercare di far ragionare un'intero Paese sull'antieconomicità, e pericolosità ambientale, dell'opera, finalmente i No Tav trovano una sponda più che attendibile e leggittimata in molti angoli d'Europa. Paesi come la Russia, il Portogallo e la Germania, che avevano in progetto di realizzare un loro Tav, hanno già definitivamente rinunciato all'idea per questioni legate agli esorbitanti costi di realizzazione, con la possibilità di sopperire all'opera implementando e migliorando la linea già esistente.  Evidentemente si sono resi conto che il gioco non valeva la candela. I tedeschi, in particolare, hanno motivato questa decisione con il fatto che "viaggiare a 300 all'ora" comporterebbe costi di "ammodernamento e manutenzione" delle linee e dei treni superiori di gran lunga ai ricavi. Il presidente delle ferrovie tedesche, Rudiger Grube, ha inoltre ricordato come "la minore velocità riduce i ritardi dovuti alle perturbazioni del traffico, e rende più facile il rispetto delle coincidenze". Il governo tedesco, tramite la Deutsche Bank, ha assegnato l'anno scorso alla Siemens una commessa da 6 miliardi di euro per 220 nuovi treni Ice, che dovrebbero entrare in servizio entro il 2020 in sostituzione di quelli di prima e seconda generazione e anche degli attuali convogli Intercity; la loro velocità - è già stato annunciato - sarà di 230 o 250 chilometri l'ora a seconda del tipo. Secondo «Wirtschaftswoche» (periodico tedesco) anche la francese Sncf avrebbe per ora deciso di rinunciare al previsto aumento della velocità massima dei Tgv dagli attuali 300-320 kmh a 350. (Fonte: Il Sole24ore)
Il fatto che russi e portoghesi non abbiano più in animo di costruire le loro tratte, che rappresentano rispettivamente l'inizio e la fine del corridoio 5, dovrebbe essere già di per se un motivo per rivedere e ripensare completamente il concetto, almeno per quanto riguarda l'Italia, di "Corridoio Paneuropeo".
Ma la notizia più importante per i movimenti che si battono contro la realizzazione della tratta Torino-Lione arriva proprio dalla Francia, paese partner dell'Italia nella realizzazione dell'opera. La Corte dei conti francese una settimana fà ha pubblicato un documento per il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, in cui mette in guardia il proprio governo sull'aumento sproporzionato dei costi in rapporto ai possibili ricavi che si otterrebbero dalla movimentazione di merci tra Francia e Italia. In previsione del vertice sul Tav, in programma il 3 dicembre a Lione, tra Mario Monti e François Hollande, l'organo di controllo francese raccomanda di "non trascurare soluzioni alternative , cioè miglioramenti della linea esistente", e considerare "in maniera sistematica, tenendo conto della situazione finanziaria del Paese, la rendita dell’opera in rapporto alla sua capacità di far crescere l’economia". Sempre secondo la Corte dei conti transalpina negli  anni i costi per la costruzione del Tav, che nel 2002 erano stimati in 12 miliardi di euro, sono lievitati a tal punto, 26 miliardi, da rendere l'opera del tutto antieconomica. Per di più che l'Europa si farà carico solo di una minuscola parte della spesa totale, e il grosso delle spese ricadrà sui due paesi che ne dovrebbero beneficiare, Francia e Italia. Nel documento si rivede anche l’aumento del budget del programma di studio e dei lavori preliminari: stimato inizialmente a 320 milioni, poi a 371, è stato portato a 534,5 a partire dal marzo 2002, in seguito a 628,8 milioni nel programma del 2006. Le stime presentate alla conferenza intergovernativa del 2 dicembre 2010 l’hanno portato a 901 milioni”. Questo costo, quasi triplicato è dovuto alla realizzazione delle discenderie (gallerie), ai problemi geologici e, sul versante italiano, alle proteste e alla variazione del tracciato (da Venaus a Chiomonte), ricorda il presidente della corte dei conti Migaud" (fonte: Il Fatto Quotidiano). Secondo un'accordo stipulato tra Francia e Italia il 30 gennaio scorso, si prevede per la prima fase la seguente ripartizione dei costi fra i due paesi: 42 per cento alla Francia, il resto all’Italia, mentre la seconda fase (acquisti dei terreni, reti deviate) pesa tutta sull’Italia.



Riguardo la movimentazione delle merci tra Italia e Francia, il documento ricorda come il progetto sia stato  "concepito in un contesto di forte crescita del traffico attraverso l’arco alpino”, scrive Migaud, per questo ora bisognerebbe rivalutare completamente i flussi. Nel 1991, negli anni in cui venne lanciata l’idea della Torino-Lione, il rapporto Legrand prevedeva che i passaggi di merci sarebbero più che raddoppiati tra il 1987 e il 2010, ma già nel 1993 uno studio riteneva che quel rapporto sovrastimasse i passaggi e la crescita. Poi, dal 1999, i traffici sono diminuiti: da una parte la chiusura temporanea del Monte Bianco, dall’altra l’apertura di nuove vie in Svizzera, la fine dei transiti notturni e la crisi. Tutti i passaggi tra Francia e Italia ne hanno risentito, fatta eccezione di Ventimiglia su cui arrivano i flussi dalla Spagna. Solo nel 2035, ricorda la Corte citando uno studio dei flussi voluto da Ltf (Lyon-Turin ferroviaire, società che gestisce l’opera), è prevista la saturazione della linea storica (Fonte: Il fatto Quotidiamo). 

Tutto ciò palesa come l'intera opera abbia motivo di andare avanti, esclusivamente, alla luce delle enormi commesse stipulate dai governi con le aziende scelte per realizzarla . Per quanto riguarda l'utilità per i cittadini dei due paesi, non v'è traccia alcuna di un miglioramento, sia economico che di agevolazione degli spostamenti privati, che giustifichi un tale sperpero di denaro pubblico. Gli interessi intorno alla costruzione della linea per il Tav sono enormi, e l'auspicio, piuttosto velleitario visto l'andazzo generale dei nostri governi, è che la ragione e il bene comune alla fine abbiano la meglio sugli interessi di pochi imprenditori che già si fregano le mani all'idea che tutto venga confermato così com'è.


Per una infarinatura generale sul tema dei Corridoi Paneuropei Klikkare qui sotto

http://it.wikipedia.org/wiki/Corridoi_paneuropei

mercoledì 14 novembre 2012

Bukowski: Born Into This (Nato per essere Bukowski). Il film documentario sul grande scrittore americano

Bellissimo film documentario sulla figura, la follia e il genio di Charles Bukowski. Uno dei più innovativi e puri narratori e poeti del nostro secolo. Le sue opere le conosciamo tutti: le tante poesie, più di mille, e i romanzi come Post office, Factotum, Panino al prosciutto e le raccolte di racconti, tra cui Storie di ordinaria follia e Compagno di Sbronze. I suoi temi erano la sua vita: notti brave a base di alcol, tantissimo, scopate rubate qua e là a donne belle, brutte, vecchie e giovanissime, scommesse ai cavalli dove non beccò mai un quattrino e tutta la sua carica anticonformista, che lo fece essere uno degli ultimi esponenti di quella grande corrente culturale e poetica che fu la "Beat generation".
Ma quante volte abbiamo potuto ascoltare la sua voce così profondamente alcolica e piena zeppa di nicotina? In quanti, che pur ne conoscono l'opera, hanno idea di come fosse, di come si muovesse, delle espressioni del suo volto butterato dall'acne giovanile? Aldilà delle poche foto che a volte si trovano sui suoi libri, questo film, "Bukowski: Born Into This" (Nato per essere Bukowski), diretto da John Dullaghan nel 2003  ci dà la possibilità di vedere in azione il buon vecchio Henry Chinaski, in tutta la sua geniale pazzia. Nel film compaiono anche alcuini suoi grandi amici, come Bono Vox, Sean Penn e Tom Waits. 

Un paio di poesie per ricordarci chi era il vecchio Hank:

"Primo amore"                                                  

Un tempo quando avevo 16 anni
c'era solo qualche scrittore a darmi speranza e conforto.

a mio padre non piacevanoi libri
e a mia madre neppure
perchè non piacevano al babbo
specie i libri che prendevo io in biblioteca:
D.H. Lawrence, Dostoevskij, Turgenev,
Gorkij, A. Huxley, Sinclair Lewis,  e altri.

avevo la mia camera da letto
ma alle 8 di sera bisognava filare tutti a nanna:
il mattino ha l'oro in bocca, diceva mio padre poi gridava:
luci spente

allora mettevo la lampada sotto le coperte
e continuavo a leggere sotto la luce calda e nascosta:
Ibsen, Shakespeare, Cechov,  Jeffers,Thurber, Conrad Aiken e altri.

mi offrivano una opportunità e qualche speranza
in un posto senza opportunità
speranza, sentimento.me la guadagnavo.
faceva caldo sotto le coperte.
qualche volta fumavano le lenzuola
allora spegnevo la lampada,
la tenevo fuori per raffreddarla.

senza quei libri non sono del tutto sicuro
di cosa sarei diventato:
delirante; parricida; idiota; buonannulla.

quando mio padre gridava
luci spente
son sicuro che lo terrorizzava
la parola ben tornita e immortalata
una volta per tutte nelle pagine migliori
della nostra più bella letteratura.

ed essa era lì per me vicina a me sotto le coperte
più donna di una donna più uomo di un uomo.

era tutta per me e io la presi




 "La società dovrebbe capire"

uno consulta filosofi e psichiatri
quando le cose non stanno andando bene
e le puttane quando vanno bene.
le puttane esistono per i ragazzi e
per i vecchi; ai ragazzi dicono:
"non spaventarti, dolcezza, ecco lo infilo
dentro io per te".
e per i vecchi
recitano come se
uno le stesse conquistando sul serio.
la società dovrebbe capire il valore delle
puttane - intendo quelle a cui piace il mestiere -
quelle che quasi lo rendono
un'arte.

penso a una volta
in un bordello messicano
a una di quelle con straccetto e scodella
che mi lavava l'uccello,
e diventò duro
e lei rise
e io risi
e lei lo baciò, gentilmente e lentamente, poi andò a
distendersi
sul letto
e le montai sopra e lo facemmo piano, senza sforzo,
senza tensione,
e qualcuno bussò alla porta
e cacciò un urlo:
"hey! che diavolo succede lì dentro?
sbrigatevi!"
ma era come una sinfonia di Mahler
- non ti fai fretta
e basta.

quando finii e lei s'alzò, riapparve
di nuovo con straccio e scodella
ed entrambi ridemmo;
allora lo baciò
gentilmente e lentamente,
e io mi tirai su e mi rivestii
e me ne andai -
"Gesù, compare, che diavolo facevate là
dentro?"
"scopavo," dissi al gentiluomo
e camminai fino in fondo al corridoio e scesi i gradini e rimasi

là fuori sulla strada ad accendere una di quelle
dolci sigarette messicane alla luce della luna.
liberato e di nuovo reso umano
per 3 dollari appena,
amavo la notte, il Messico e
me stesso.


Bukowski: Born Into this di John Dullaghan (2003)