Bellissimo film documentario sulla figura, la follia e il genio di Charles Bukowski. Uno dei più innovativi e puri narratori e poeti del nostro secolo. Le sue opere le conosciamo tutti: le tante poesie, più di mille, e i romanzi come Post office, Factotum, Panino al prosciutto e le raccolte di racconti, tra cui Storie di ordinaria follia e Compagno di Sbronze. I suoi temi erano la sua vita: notti brave a base di alcol, tantissimo, scopate rubate qua e là a donne belle, brutte, vecchie e giovanissime, scommesse ai cavalli dove non beccò mai un quattrino e tutta la sua carica anticonformista, che lo fece essere uno degli ultimi esponenti di quella grande corrente culturale e poetica che fu la "Beat generation".
Ma quante volte abbiamo potuto ascoltare la sua voce così profondamente alcolica e piena zeppa di nicotina? In quanti, che pur ne conoscono l'opera, hanno idea di come fosse, di come si muovesse, delle espressioni del suo volto butterato dall'acne giovanile? Aldilà delle poche foto che a volte si trovano sui suoi libri, questo film, "Bukowski: Born Into This" (Nato per essere Bukowski), diretto da John Dullaghan nel 2003 ci dà la possibilità di vedere in azione il buon vecchio Henry Chinaski, in tutta la sua geniale pazzia. Nel film compaiono anche alcuini suoi grandi amici, come Bono Vox, Sean Penn e Tom Waits.
Un paio di poesie per ricordarci chi era il vecchio Hank:
"Primo amore"
Un tempo quando avevo 16 anni
c'era solo qualche scrittore a darmi speranza e conforto.
a mio padre non piacevanoi libri
e a mia madre neppure
perchè non piacevano al babbo
specie i libri che prendevo io in biblioteca:
D.H. Lawrence, Dostoevskij, Turgenev,
Gorkij, A. Huxley, Sinclair Lewis, e altri.
avevo la mia camera da letto
ma alle 8 di sera bisognava filare tutti a nanna:
il mattino ha l'oro in bocca, diceva mio padre poi gridava:
luci spente
allora mettevo la lampada sotto le coperte
e continuavo a leggere sotto la luce calda e nascosta:
Ibsen, Shakespeare, Cechov, Jeffers,Thurber, Conrad Aiken e altri.
mi offrivano una opportunità e qualche speranza
in un posto senza opportunità
speranza, sentimento.me la guadagnavo.
faceva caldo sotto le coperte.
qualche volta fumavano le lenzuola
allora spegnevo la lampada,
la tenevo fuori per raffreddarla.
senza quei libri non sono del tutto sicuro
di cosa sarei diventato:
delirante; parricida; idiota; buonannulla.
quando mio padre gridava
luci spente
son sicuro che lo terrorizzava
la parola ben tornita e immortalata
una volta per tutte nelle pagine migliori
della nostra più bella letteratura.
ed essa era lì per me vicina a me sotto le coperte
più donna di una donna più uomo di un uomo.
era tutta per me e io la presi
uno consulta filosofi e psichiatri
quando le cose non stanno andando bene
e le puttane quando vanno bene.
le puttane esistono per i ragazzi e
per i vecchi; ai ragazzi dicono:
"non spaventarti, dolcezza, ecco lo infilo
dentro io per te".
e per i vecchi
recitano come se
uno le stesse conquistando sul serio.
la società dovrebbe capire il valore delle
puttane - intendo quelle a cui piace il mestiere -
quelle che quasi lo rendono
un'arte.
penso a una volta
in un bordello messicano
a una di quelle con straccetto e scodella
che mi lavava l'uccello,
e diventò duro
e lei rise
e io risi
e lei lo baciò, gentilmente e lentamente, poi andò a
distendersi
sul letto
e le montai sopra e lo facemmo piano, senza sforzo,
senza tensione,
e qualcuno bussò alla porta
e cacciò un urlo:
"hey! che diavolo succede lì dentro?
sbrigatevi!"
ma era come una sinfonia di Mahler
- non ti fai fretta
e basta.
quando finii e lei s'alzò, riapparve
di nuovo con straccio e scodella
ed entrambi ridemmo;
allora lo baciò
gentilmente e lentamente,
e io mi tirai su e mi rivestii
e me ne andai -
"Gesù, compare, che diavolo facevate là
dentro?"
"scopavo," dissi al gentiluomo
e camminai fino in fondo al corridoio e scesi i gradini e rimasi
là fuori sulla strada ad accendere una di quelle
dolci sigarette messicane alla luce della luna.
liberato e di nuovo reso umano
per 3 dollari appena,
amavo la notte, il Messico e
me stesso.
Ma quante volte abbiamo potuto ascoltare la sua voce così profondamente alcolica e piena zeppa di nicotina? In quanti, che pur ne conoscono l'opera, hanno idea di come fosse, di come si muovesse, delle espressioni del suo volto butterato dall'acne giovanile? Aldilà delle poche foto che a volte si trovano sui suoi libri, questo film, "Bukowski: Born Into This" (Nato per essere Bukowski), diretto da John Dullaghan nel 2003 ci dà la possibilità di vedere in azione il buon vecchio Henry Chinaski, in tutta la sua geniale pazzia. Nel film compaiono anche alcuini suoi grandi amici, come Bono Vox, Sean Penn e Tom Waits.
Un paio di poesie per ricordarci chi era il vecchio Hank:
"Primo amore"
Un tempo quando avevo 16 anni
c'era solo qualche scrittore a darmi speranza e conforto.
a mio padre non piacevanoi libri
e a mia madre neppure
perchè non piacevano al babbo
specie i libri che prendevo io in biblioteca:
D.H. Lawrence, Dostoevskij, Turgenev,
Gorkij, A. Huxley, Sinclair Lewis, e altri.
avevo la mia camera da letto
ma alle 8 di sera bisognava filare tutti a nanna:
il mattino ha l'oro in bocca, diceva mio padre poi gridava:
luci spente
allora mettevo la lampada sotto le coperte
e continuavo a leggere sotto la luce calda e nascosta:
Ibsen, Shakespeare, Cechov, Jeffers,Thurber, Conrad Aiken e altri.
mi offrivano una opportunità e qualche speranza
in un posto senza opportunità
speranza, sentimento.me la guadagnavo.
faceva caldo sotto le coperte.
qualche volta fumavano le lenzuola
allora spegnevo la lampada,
la tenevo fuori per raffreddarla.
senza quei libri non sono del tutto sicuro
di cosa sarei diventato:
delirante; parricida; idiota; buonannulla.
quando mio padre gridava
luci spente
son sicuro che lo terrorizzava
la parola ben tornita e immortalata
una volta per tutte nelle pagine migliori
della nostra più bella letteratura.
ed essa era lì per me vicina a me sotto le coperte
più donna di una donna più uomo di un uomo.
era tutta per me e io la presi
"La società dovrebbe capire"
uno consulta filosofi e psichiatri
quando le cose non stanno andando bene
e le puttane quando vanno bene.
le puttane esistono per i ragazzi e
per i vecchi; ai ragazzi dicono:
"non spaventarti, dolcezza, ecco lo infilo
dentro io per te".
e per i vecchi
recitano come se
uno le stesse conquistando sul serio.
la società dovrebbe capire il valore delle
puttane - intendo quelle a cui piace il mestiere -
quelle che quasi lo rendono
un'arte.
penso a una volta
in un bordello messicano
a una di quelle con straccetto e scodella
che mi lavava l'uccello,
e diventò duro
e lei rise
e io risi
e lei lo baciò, gentilmente e lentamente, poi andò a
distendersi
sul letto
e le montai sopra e lo facemmo piano, senza sforzo,
senza tensione,
e qualcuno bussò alla porta
e cacciò un urlo:
"hey! che diavolo succede lì dentro?
sbrigatevi!"
ma era come una sinfonia di Mahler
- non ti fai fretta
e basta.
quando finii e lei s'alzò, riapparve
di nuovo con straccio e scodella
ed entrambi ridemmo;
allora lo baciò
gentilmente e lentamente,
e io mi tirai su e mi rivestii
e me ne andai -
"Gesù, compare, che diavolo facevate là
dentro?"
"scopavo," dissi al gentiluomo
e camminai fino in fondo al corridoio e scesi i gradini e rimasi
là fuori sulla strada ad accendere una di quelle
dolci sigarette messicane alla luce della luna.
liberato e di nuovo reso umano
per 3 dollari appena,
amavo la notte, il Messico e
me stesso.
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