Roma è una delle città italiane con il maggior numero di minori stranieri non accompagnati. Ragazzi che giunti da soli nel nostro Paese spesso vivono in condizione di estrema povertà, e sono dunque notevolmente esposti al rischio di abusi e sfruttamento. Nella capitale, però, dal dicembre dello scorso anno c'è una struttura che si occupa di dar loro sollievo dalle fatiche della strada: un pasto caldo, la possibilità di cambiarsi, di fare una doccia e di entrare a contatto in modo sereno con i loro coetanei. Il suo nome è Civico zero, e si trova nel quartiere di san Lorenzo. All'interno sono evidenti i segni del passaggio di ragazzi di varie culture e nazionalità. Graffiti con scritte in arabo, romeno e poesie appese ai muri nelle lingue più disparate. L'aria che si respira è accogliente e, nella geografia urbana dei ragazzi stranieri di strada, questo è un luogo su cui contare. «Molti ragazzi arrivano in condizioni davvero difficili – ci dice Mohammad Musavi, un educatore di Civico zero-. Alcuni addirittura con la scabbia e diverse piaghe sul corpo, a causa della vita di strada. Quello che facciamo noi, come prima cosa, è fornire adeguate cure mediche e la possibilità ai ragazzi di lavarsi e consumare un pasto caldo». Mohammad è un giovane di origine afgana di ventidue anni, in Italia da quattro. La sua storia è simile a quella di molti altri minori che frequentano il centro, con la differenza che lui ce l'ha fatta.. E' la prova vivente che, con un adeguato percorso di accoglienza e integrazione, si può aspirare a condurre una vita degna e soddisfacente. «Dopo il primo approccio -continua Mohammad- cerchiamo di guadagnarci la fiducia del ragazzo, offrendo un internet point gratutio e diversi laboratori e attività creative. Abbiamo anche una palestra. In seguito cerchiamo di capire le intenzioni del minore, il suo progetto migratorio, e per quanto possibile lo indirizziamo a scegliere la strada migliore, anche con l'ausilio di un avvocato per la consulenza legale». Nell'ambito del progetto civico zero, da ottobre 2008 ad oggi, sono stati contattati e seguiti oltre 1200 ragazzi, di cui 534 sono stati supportati all'interno del centro diurno di San Lorenzo e 315 nelle attività su strada. Il fine è quello di fornire un sostegno ai minori che vivono in condizioni di marginalità sociale, e a forte rischio di devianza. «Il nostro intento -ci dice Laura Lagi, coordinatrice del progetto- è quello di rendere il più possibile accessibile la struttura. Lavoriamo anche con neo maggiorenni, e cerchiamo di agganciare il maggior numero di ragazzi andando anche per strada a fornire assistenza e a spiegare come opera il centro. Non vogliamo sostituire il lavoro degli enti locali -conclude
Pubblicato su Terra il 18/12/2009
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