venerdì 18 dicembre 2009

Primo rapporto annuale di Save the children sui minori stranieri in Italia: in pericolo sono soprattutto i ragazzi non accompagnati



L'immigrazione minorile in Italia è in costante aumento. E' quanto emerge dal primo rapporto annuale sul fenomeno realizzato da Save the children che, dopo cinque anni di lavoro sul fronte dell'assistenza e della salvaguardia dei giovani stranieri arrivati nel nostro Paese, ha tentato di sistematizzare il fenomeno. “Questo rapporto è molto importante perchè permette di comprendere meglio il problema per poter poi realizzare interventi più efficaci”. A parlare è Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia, che sottolinea come sulla questione ci sia una “vasta confusione”: “è indispensabile – afferma Neri- distinguere tra le varie realtà in cui vivono i minori. Tra quelli residenti in Italia, nati nel nostro Paese o che hanno raggiunto i propri genitori grazie al ricongiungimento famigliare, e altri definiti "non accompagnati", arrivati da soli. E' su questi ultimi - continua il direttore dell'organizzazione - che si concentrano la maggior parte dei nostri sforzi, in quanto più esposti al rischio di sfruttamento e violenze”. Dal 1 gennaio 2004 alla stessa data dell'anno in corso, secondo dati suscettibili di errore, il numero di minori residenti in Italia tra regolari e irregolari è notevolmente cresciuto, passando da 412.432 a 862.452. A questi vanno aggiunti i minori non accompagnati, segnalati dai pubblici uffici e dagli enti sanitari e di assistenza, che raggiungono la considerevole cifra di 6.587 unità (anche questi dati non possono considerarsi completi, data la difficoltà ad arrivare a tutti i minori presenti sul territorio nazionale). Di questi ben il 77 per cento ( 5.091) sono sprovvisti di documenti di identità. Provengono da 77 paesi diversi, con una netta preponderanza del continete africano: i più numerosi vengono dal Marocco (15 per cento), dall'Egitto (14), dall'Albania e dall'Afghanistan (11). Quasi sempre si tratta di bambini e adolescenti che hanno dovuto affrontare viaggi lunghi e faticosi e non sempre, una volta arrivati a destinazione, hanno le idee chiare. Spesso il loro, più che un vero e proprio “progetto migratorio”, assomiglia a una fuga, soprattutto se provengono da paesi in cui c'è la guerra. Nel 2008 il 95 per cento di loro è sbarcato in Sicilia, mentre Ancona e Venezia sono le porte d'accesso per quelli che provengono dall'Afghanistan. Gorizia è invece lo snodo per i minori dell'est, spesso vittime di tratta destinata alla prostituzione. Una volta in Italia, in particolare coloro che arrivano in Sicilia, vengono accolti nelle comunità di accoglienza, ma molti dopo un breve periodo fuggono. Tra maggio 2008 e febbraio 2009 su un totale di 1860 sono stati in 1119 a scappare. A condurre i minori a rifiutare l'accoglienza spesso è la necessità di guadagnare denaro. Capita infatti, specie per i ragazzi provenienti dall'Egitto che, per pagare il viaggio della speranza, le famiglie si indebitino con i trafficanti, rischiando ritorsioni in caso di mancato pagamento. E cosi i ragazzi, in dovere verso la propria famiglia, accettano qutalsiasi tipo di lavoro diventando facili prede degli sfruttatori, condizione dalla quale è fondamentale sottrarli.



Pubblicato su Terra il 18/12/2009

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