Ci risiamo. Dopo il sito istituzionale del nostro paese, costato milioni di euro e presentato in un inglese pessimo da Francesco Rutelli, sbeffeggiato e deriso da mezzo mondo, ecco il nuovo prodotto/bidone governativo che ancora una volta ci fa apparire come gli zimbelli del pianeta. Questa volta si tratta di un videogioco, Gioventù ribelle, uno sparatutto prodotto per celebrare il 150° dell'unità d'Italia. Realizzato da alcuni studenti all'ultimo anno dello Ied, era stato presentato addirittura come competitivo a livello mondiale con i grandi titoli dell'industria americana dell'intrattenimento. Niente di più lontano dalla realtà. Gioventù ribelle è una vera e propria porcheria, lo dico da fruitore di videogiochi e in particolare di sparatutto. La prima cosa a far sorridere amaramente è l'intento per cui è stato realizzato: "Il videogioco Gioventu' Ribelle nasce con il duplice intento di celebrare l'eroismo e l'amor di Patria di giovani coraggiosi, il cui sangue e' stato versato per unificare il nostro Paese, e di parlare ai giovani d'oggi con il loro linguaggio, che in parte e' anche quello dei videogiochi" (dal sito "gioventù ribelle", del ministero della gioventù). In pratica un lavoro che avrebbe dovuto avere come primo fine quelle di educare le giovani generazioni. E naturalmente a tale scopo si utilizza uno sparatutto dove a malapena si scorgono alcuni monumenti della Roma ottocentesca e si può addirittura arrivare a sparare al papa. Incredibile. Di culturale dunque non c'è proprio nulla. Per quanto riguarda la parte videoludica, invece, le cose vanno ancora peggio. Il gioco, infatti, è realizzato su di un motore grafico, l'Unreal, presentato dalla Epic game nel 1998. All'epoca era uno dei migliori ma oggi è addirittura preistorico. L'avventura, o come la volete chiamare, si sviluppa in un'ambientazione pessima (vedere il video pubblicato alla fine del post), dove gli avversari, i soldati papalini, sono completamente immobili come degli spaventapasseri, riducendo il tutto ad un tiro al bersaglio. Per di più è possibile giocare solo in modalità "god", cioè senza che i nemici possano farci un graffio e quando li si colpisce una voce in sottofondo scandisce: "KIll"!!! Quando ne si ammazzano due addirittura: "double kill"!!! Si, in inglese, in un gioco che vuole celebrare l'amor di patria. Incredibile. Fare tante cazzate insieme è quasi un record.
Il coordinatore del progetto, Raul Carbone, dopo l'uscita della demo si è subito affrettato a declassare il lavoro da "competitivo a livello mondiale" a "tesi di laurea di studenti all'ultimo anno dello Ied". Anche se fosse così, penso che questi studenti saranno bocciati.
Rimane però l'ennesima pessima figura fatta dal nostro paese a livello mondiale, e proprio su di un prodotto che vuole celebrare il nostro Risorgimento. Due siti americani specializzati nel settore dei vieogiochi, NeoGaf e Destructoid, hanno definito il game come il "peggiore di tutti i tempi". Insomma, un altro piccolo tassello si aggiunge alla caduta libera della credibilità e del blasone internazionale del nostro paese.



In questi giorni sono state scritte miliardi di parole sulla guerra in Libia, ma di notizie vere ne giungono poche. Come inesistenti o quasi sono le immagini dei danni provocati dalla coalizione "accidentale" (l'accidentalità sta nel modo in cui si è formata e conducono la guerra). Sui media tradizionali le uniche testimonianze che a pochi chilometri dalle coste sicule c'è una vera guerra, con morti e affini, sono date dagli sporadici filmati rilasciati dalla US Navy che mostrano i "bellissimi" Tomahawak che si staccano dalle navi americane e si librano felici nel cielo. Così li ha definiti una giornalista di rainews 24 allo scoppio del conflitto: «rivediamo le immagini dei missili Tomahawak, sono molto belle» ha detto, per poi concludere, rivolgendosi all'inviato in Libia con un «buona notte», e tra le risate: «certo si annuncia una notte movimentata da quelle parti». Purtroppo la guerra nelle nostre case entra, o meglio, passa così, con immagini spettacolari e foto stupende di reporter abbivaccati negli hotel dove aspettano di scrivere o registrare il loro pezzo da Pulitzer, rigorosamente lontani dalle bombe. Quelle sono riservate ai libici che, finora, sono sempre i fedeli di Gheddafi. Come si farà poi a riconoscere un libico che muore sotto un missile, se fedele o meno al rais, questo è tutto da vedere. In ogni caso, l'ennesima guerra dei volenterosi a pochi passi dall'Italia ci pare lontana, lontanissima. Come immensamente distanti da noi ci appaiono le notizie dell'utilizzo di uranio impoverito di cui sono farciti i Tomahawak. Purtroppo sappiamo già di cosa è capace questo scarto dell'opulenza occidentale (ricordate le guerre in Iraq ed ex Jugoslavia, in cui anche nostri soldati si ammalarono?), ma questa è una guerra umanitaria, come d'altronde lo sono state le precedenti, per aiutare i ribelli (chi saranno poi, qualcuno lo sa?) e dunque tutto è lecito. Anche compromettere il futuro di quella terra per molti anni a venire. L'importante è cacciare Gheddafi. Si, perchè se leggiamo i giornali sembra proprio che i nostri caccia, le nostre navi e i commandos che già operano sul terrano, siano li solo per il rais. Il concetto è: sparando migliaia di missili, può anche succedere di ammazzare gente innocente, ma poi noi li faremo passare per fedelissimi del regime e tra i tanti forse beccheremo anche Gheddafi. O forse no, comunque ci avremo provato. Splendide immagini, grandi servizi giornalistici e la coscienza pulita: è la guerra umanitaria bellezza.
rrivano i colpi. Tra me e me pensavo, vedendo l'uomo scomparire dietro una duna: ce l'ha fatta! Ma lo scopo della pubblicazione del video non è la sua salvezza. 




