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TERMOLI. È tempo di vendemmia, di raccolta di uve, a bacca bianca e rossa, provenienti da una gamma vasta di vitigni che determinano i caratteri di questo o quel vino, insieme alla esposizione ed ai fattori pedo - climatici, cioè al luogo che origina la qualità.
Perché la qualità, per chi non lo sa, è nell’origine e ciò è dimostrato dal significato e dalle finalità delle D.O. (denominazione di origine), cioè dalle Doc e dalle Docg che disciplinano appunto l’origine della qualità.
Nel Molise la vendemmia 2011 si è aperta sotto i migliori auspici soprattutto per la qualità, che sarà ottima grazie ad un andamento stagionale che è proceduto senza intoppi e senza problemi, rispecchiando un dato nazionale che parla di una riduzione in quantità, di fronte alla vendemmia 2010, ed un netto miglioramento della qualità per una grande annata tutta da ricordare.
Una vendemmia all’insegna di un grande e significativo risultato che tocca l’immagine della qualità dei vini e dello stesso Molise, il riconoscimento della Doc “Tintilia”, che, oltre a definire il ruolo di questo vino di vettore dell’intera gamma dei vini molisani, dà al Molise la titolarità di questo prezioso vitigno autoctono che, così, diventa, con il suo nome, esclusivo della nostra regione.
Un risultato importante che permette alle istituzioni, alle aziende vitivinicole e alle loro organizzazioni professionali e cooperative di sviluppare con grande serenità tutte le politiche e le iniziative che servono a comunicare, promuovere e valorizzare la qualità e i caratteri di questo vino.
Così come ha già fatto, a cavallo di agosto-stettembre, la Cia del Molise con la iniziativa “Terra di Tintilia”, sviluppata tra Mirabello e Ferrazzano, cioè in quel territorio che ha saputo conservare questo patrimonio dell’ampelografia regionale e che più di altri produce uve di Tintilia e quel vino “a tenteje o tentije” che, fino a qualche decennio fa, in molti luoghi del Molise, in particolare a Campobasso e dintorni, voleva dire e significare il vino.
Una iniziativa dalle straordinarie potenzialità che, non a caso, ha riscosso un pronto ed immediato successo da parte degli amministratori e, soprattutto, delle popolazioni locali che si sono sentite protagoniste con il loro vino di sempre, oggi Doc “Tintilia”.
C’è da dire che la superficie a “Tintilia” rappresenta poco meno del 5% della superficie vitata molisana, che, per chi non lo sa, è composta da un 70% di uve a bacca rossa e di 30% di quelle a bacca bianca, con le uve di “Montepulciano” che rappresentano quasi la metà dell’intera superficie vitata del Molise e il 60% delle uve rosse.
A dominare, invece, il quadro delle uve bianche è, per il 60%, il vitigno “Trebbiano” (il più diffuso in Italia insieme al “Sangiovese”, che il primato delle uve rosse). Seguono le uve di “Montepulciano”, sempre per i vini rossi molisani, quelle di Sangiovese (15%) e di Cabernet Sauvignon (15%) e di altri per il rimanente, tra i quali l“Aglianico”.
Al “Trebbiano” si accompagnano per il 10% cadauno lo “Chardonnay” e il “Pinot grigio” e poi altri con il “Bombino”, la “Malvasia” e il “Moscato” prevalente, quest’ultimo, soprattutto nella zona di Montagano.
Un patrimonio importante di uve che fanno da base alle oltre 20 tipologie di vini raccolti nelle quattro Doc: quelle storiche “Biferno” e “Pentro o Pentro di Isernia”, che la rinnovata cantina Valerio di Monteroduni ha riportato a nuova luce; Molise o del Molise” e, come dicevamo, “Tintilia”.
Per la qualità in bottiglia sono impegnate 25 aziende, di cui quattro a carattere cooperativo, che, nonostante la gran parte di recente costituzione, vanno affermandosi sui mercati, ottenendo significativi e importanti riconoscimenti che poi si traducono in aumento delle vendite ed in crescita di attenzione per il Molise.
W la Tintilia, W il vino del Molise.
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