giovedì 29 ottobre 2009
La morte di Stefano Cucchi: ennesimo omicidio di Stato? Pubblicate dalla famiglia alcune foto che testimoniano il massacro del ragazzo
E' difficile credere a tutto ciò, e saranno molte le persone che non crederanno a queste fandonie. La speranza è che e forze dell'ordine non si ripieghino su loro stesse, come spesso hanno fatto in passato cercando di proteggere dei vili assassini. Abbiano il coraggio di denunciarli. Il silenzio, in questo caso, non gioverebbe nè a loro e ancor meno ai cittadini, che perderebbero del tutto fiducia nell'istituzione preposta alla loro salvaguardia. Quel ragazzo sarebbe potuto essere ognuno di noi. Sarebbe potuto essere un nostro figlio, un parente, un amico, un fratello che per pochi grammi di fumo è stato massacrato. Riflettiamo su questo e non abbandoniamo il caso.
Voglio proprio vedere se i media tradizionali, soprattutto la televisione, parleranno di questa brutta storia. Spero di si. Visto che di alcuni casi di omicidio, vedi Garlasco o Cogne, se n'è parlato per mesi. E un altro appello lo voglio rivolgere a tutti gli studenti dei collettivi romani: non fate casino, giustamente, solo quando toccano uno di voi o quando dei fascisti commettono delle infamità, schieratevi anche a favore di perfetti sconosciuti, perchè rappresentano ognuno di noi.
Qui sotto c'è un elenco di link per saperne di più:
-Articolo pubblicato su Terra: "Nel braccio della morte" di Rossella Anitori. _clikka qui per leggerlo_
- Memoria che ricostruisce i fatti, pubblicata dal sito Linkontro.info_clikka qui per leggere il pdf_
- Interviste audio, alla sorella di Stefano Cucchi, al padre, all'avvocato che sta seguendo il caso e ad alcuni esponenti politici che si stanno occupando della vicenda _clikka qui_ per accedere alla pagina di Radio Radicale dove sono pubblicate le interviste.
Ecco come lo Stato ci protegge. Le foto diffuse dalla famiglia Cucchi.
sabato 24 ottobre 2009
La carica dei 150.000
Pubblicato su Terra il 24/10/2009
In piazza per unificare le lotte e dire no alla cultura del lavoro usa e getta. Si contavano a migliaia i manifestanti, scesi in strada ieri a Roma per lo sciopero generale indetto dai sindacati di base Cobas, Rdb e Sld. Una moltitudine unita e compatta che ha rimarcato ancora una volta le «pessime condizioni» dei lavoratori in Italia. «Siamo stufi di ricevere questo trattamento - dice Francesca, insegnante precaria da oltre 10 anni in una scuola primaria nella Capitale -. Il governo non ci rispetta né ci stima. L' istruzione nel nostro Paese è ormai allo sfascio. Solo quest'anno i tagli hanno riguardato 40mila persone tra docenti e personale Ata». Un percorso professionale, quello di Francesca, sempre in salita, fatto di graduatorie e attese interminabili, con il cuore in gola: «molti miei colleghi hanno dovuto conseguire più lauree per insegnare - aggiunge - e i costi dei corsi di aggiornamento sono tutti a carico nostro. Ma a quanto pare non basta ad ottenere la tanto agognata stabilità». Alla disillusione di Francesca si somma la rabbia di Patrizia, dipendente di Alitalia sevizi e in cassa integrazione dal dicembre del 2008: «è scandaloso che Cai continui ad assumere personale e consulenti esterni, nonostante ci siano circa 11mila dipendenti in cassa integrazione. Dovrebbero attingere dal bacino dei cassaintegrati». Se poi i tagli alla spesa pubblica vanno a intaccare anche il budget dei vigili del fuoco è facile presentirne le conseguenze. «Noi aiutiamo le persone in difficoltà - dice Tonino, che lavora come pompiere a Roma -, ma come facciamo se siamo senza mezzi, senza gasolio per mandare avanti quei pochi che abbiamo e con stipendi da fame? Ancora non ci riconoscono la categoria “usurante” e se cerchiamo di arrotondare con gli straordinari dobbiamo aspettare più di un anno per vederceli pagati. Cosi non si può andare avanti - conclude -. Abbiamo scelto di riconsegnare le medaglie al valore che ci erano state date dal Presidente della Repubblica. Nella situazione in cui siamo non c'è nulla da festeggiare».
venerdì 23 ottobre 2009
Sciopero generale dei sindacati di base, black out dell'informazione
C'è un dato incontrovertibile in Italia: alcune realtà devono rimanere nella silenziosa tomba in cui letteralmente giacciono. Come per il lavoro precario, sottoposto ai ricatti del grande capitale e del piccolo padrone, e ai quei pochi momenti nei quali lo si cerca di portare all'attenzione dell'opinione pubblica agiata o non consapevole. Oggi per esempio c'è stato in Italia lo sciopero generale dei lavoratori del settore pubblico e privato indetto dai sindacati di base, con una manifestazione che ha portato per le strade di Roma diverse migliaia di persone. Pensate che una cosa del genere abbia potuto minimamente interessare i nostri media? Vi sbagliate di grosso. Tranne La7 nessun telegiornale ha parlato della questione nei titoli di apertura, e nei giornali di oggi la cosa è andata ancora peggio. Sono stato alla manifestazione per riportare alcune voci, testimonianze e preoccupazioni di una moltitudine variegata e indistinta di nostri concittadini che, ve lo posso giurare, non se la passa affatto bene. Ho visto qualche telecamera qua e là, qualche taccuino semivuoto e nient'altro. Al contrario nei giorni scorsi si è parlato fino alla noia di una questione facilmente derubricabile ad aria fritta come la dichiarazione di Tremonti sul fatto che il posto fisso è un valore. Tolto il fatto che poteva ricordarsi prima di pensarla in questo modo, prima cioè di portare il Paese nella situazione occupazionale in cui si trova, dove sono i fatti? Giornali, tv e mediatume vario hanno fatto a gara a chi la sparava più grossa, e soprattutto a chi vendeva più fumo. Questo per una settimana e più. Poi c'è una manifestazione, uno sciopero e delle rivendicazioni di coloro che sono direttamente interessati al discorso e nessuno alza una penna o un microfono. La Marcecaglia sputa sentenze sulla pelle dei lavoratori ogni giorno e giù fiumi di inchiostro: "ha detto questo, è d'accordo con quello, non la pensa come quell'altro". Gli accenni più convinti della stampa nazionale sullo sciopero hanno riguardato soprattutto i disagi patiti dai cittadini delle grandi città, che non hanno potuto servirsi dei mezzi pubblici e sono rimasti imbottigliati nel traffico. Tutto qua.
La verità è che del lavoro in Italia non frega a nessuno se non a coloro che lo perdono o sono li li. Il lavoro, il valore su cui è fondata la nostra amata Repubblica, è diventato in questo Paese una mera merce di consumo. Con tutti i crismi del proddotto del XXI secolo: facile deperibilità e altrettanto repentina facilità a diventare rifiuto. Purtroppo dietro la data di scadenza ci sono le persone, e le loro storie di quotidiana lotta per la sopravvivenza. La nostra costituzione e diventata davvero inattuale, bisognerebbe ammodernarla e cambiare l'aricolo 1: L'Italia è una Repubblica fatta della pelle dei lavoratori e fondata sulla dilagante disoccupazione.
Il non giornalismo di Giuseppe Cruciani
mercoledì 21 ottobre 2009
Notte bianca di Contromafie, organizzata da Libera: 24 ottobre, casa del cinema di Roma (dalle ore 18:00 alle ore 2:00)
MafieStop - Notte bianca di Contromafie
24 OTTOBRE CASA DEL CINEMA A ROMA 18:00 - 2:00
A cura di Fausto Pellegrini, Marcella Sansoni, Roberto Morrione e Gaetano Liardo
In collaborazione con Teche Rai, Rainews 24, Premio Ilaria Alpi
Otto ore di storie di immagini e riflessioni che raccontano l'impegno quotidiano per affermare legalità e giustizia nel nostro paese.
Otto ore di documentari, inchieste televisive, molte dei quali inediti, reading teatrali e musicali che presentano l'impegno di uomini semplici e onesti che, giorno dopo giorno, hanno saputo dire No alla violenza, all'ingiustizia, alla prevaricazione delle mafie.
Storie comuni, ma eccezionali al tempo stesso: è questo il senso della notte bianca di Contromafie. Uno spazio per pensare e riflettere, aperto alla città di Roma, dove memoria ed impegno si presentano realmente per ciò che sono: due facce di una stessa medaglia, indivisibili, necessarie l'una all'altra.
18:00 - 20:00
Schiaffo alla Mafia di Stefania Casini
Morire per vivere, di Alfredo Macchi
Periferie - Bari. Giornata della memoria e dell'impegno 2008, di Fausto Pellegrini
Periferie - Libera nos a malo - giornata della memoria e dell'impegno 2009, di Fausto Pellegrini
Inchiesta - Costa nostra. Infiltrazioni mafiose nel litorale del basso Lazio, di Mario Forenza
20:00 - 21:00
saluti di Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera, Barbara Scaramucci, direttrice di Teche Rai , Fausto Pellegrini, giornalista di Rainews 24
monologo tratto da Poliziotta per amore, di Nando Dalla Chiesa con Beatrice Luzzi
21:00
211: Anna di Paolo Serbantini e Giovanna Massimetti
22:00
Cinemovel in Libera Terra - a cura della Fondazione Cinemovel
22:30
Malaitalia, di Enrico Fierro e Laura Aprati, anteprima nazionale
23:30 - 2:00
letture tratte da "Nomi, cognomi e infami" di e con Giulio Cavalli
Ultima intervista a Paolo Borsellino, di Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi
Inchiesta - Mauro Rostagno - di Mario Forenza
Inchiesta - Costa nostra. Infiltrazioni mafiose nel litorale del basso lazio, di Mario Forenza
Inchieste di Fabrizio Feo
Libera Terra di Armando Ceste
I link dell'evento:
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1568
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1681
sabato 17 ottobre 2009
Fusti radioattivi a Castelmauro: la prefettura di Campobasso, tramite apposito decreto, ha finalmente autorizzato la rimozione.
Soldi pubblici dunque, per una storia tutta privata. C'è bisogno infatti di spiegare, almeno a grandi linee, com'è possibile che dei rifiuti tanto pericolosi siano finiti all'interno di una cantina, in uno sperduto paesello del basso Molise. Era il 1979 quando il fisico nucleare Quintino de Notaris, originario di Castelmauro, decise di "portarsi il lavoro a casa" e di stipare circa duemila fusti conteneti scorie radioattive nella cantina situata sotto la sua abitazione, nel centro del paesino. Da allora molti si sono prodigati affinchè il sito venisse dismesso e assicurato, ma tra una cosa e l'altra non è mai arrivata la decisione risolutrice. Nel 2007, però, de Notaris muore a Cuba e il fratello Giovanni rinuncia alla scomoda eredità. La patata bollente passa dunque allo Stato e alla regione Molise, che dopo mille travagli, e alcune rilevazioni che hanno accertato un livello di radioattività nell'area "preoccupante", hanno finalmente deciso di risolvere il problema.
La società temporanea che si occuperà dei lavori ha già pianificato l'intervento. Tutta la zona verrà evacuata ed isolata e personale specializzato sistemerà i fusti su dei carrelli. Questi saranno poi spinti a circa 150 metri dalla cantina, in corso Italia, dove ad attenderli ci sarà un automezzo che, una volta caricato, farà la spola con il locale campo sportivo per l'ultimo passaggio. Da qui, infatti, i fusti verranno caricati su uno speciale autoarticolato che, prima di scaricare il tutto in Germania, farà tappa a Ravenna per la schedatura del carico. Non voglio "tirarla" a nessuno, ma speriamo bene.
venerdì 2 ottobre 2009
Presentato ricorso al Tar per l'annullamento della sanatoria per colf e badanti: segnalate irregolarità nella procedura telematica
Immigrazione: business clandestino
Luigi Menichilli
Ashour è un ragazzo marocchino di 29 anni, in Italia da 3. Durante la permanenza nel nostro Paese ha svolto un'infinità di lavori, sempre in nero, sempre malpagato, sempre da clandestino. «È da quando sono arrivato che desidero regolarizzare la mia posizione - racconta Ashour - ma i termini per farlo non me lo hanno mai permesso. Ora, con la sanatoria indetta per colf e badanti si è aperta per me una grande possibilità». Il giovane marocchino si riferisce al mercato illegale delle regolarizzazioni, che con finte assunzioni permette a chiunque di ottenere, dietro un cospicuo pagamento, il permesso di soggiorno. L’emendamento al decreto legge “anti-crisi”, presentato dal governo, consente, infatti, solo a una piccola fetta di clandestini di normalizzare la propria condizione, quelli appunto impiegati nei servizi alla persona, ma penalizza tutti gli altri. «Ho sempre fatto lavori stagionali - spiega Ashour -, non avrei avuto nessuna possibilità di mettermi in regola senza rivolgermi al mercato nero».
Un amico ha consigliato al giovane a chi rivolgersi per ottenere aiuto, in cambio però di 4mila euro: «ho incontrato questo italiano in una piazza della periferia romana - racconta il ragazzo - e dopo qualche ora mi ha portato da un anziano non autosufficiente che sarebbe dovuto diventare il mio finto datore di lavoro. Ho pagato 2000 euro subito, gli altri glieli darò quando otterrò i documenti. Naturalmente i contributi mensili sono a carico mio, se non li verso la persona che si è prestata al gioco chiama l'Inps, dicendo che non lavoro più per lui, e addio permesso di soggiorno». Questa è la condizione che vivono tantissimi immigrati, come Ashour, che per uscire dalla clandestinità arrivano a pagare cifre da capogiro. Figurano come badanti, dunque l’unico elemento necessario alla loro regolarizzazione è il certificato di non autosufficienza dell’anziano o, se si tratta di un invalido, la documentazione relativa all’accertamento dello stato civile di invalidità.
Casi frequenti quindi, che il Cii, Comitato immigrati in Italia, denuncia: «La situazione è grave - si legge in una nota -, i migranti vivono uno stato di crescente precarietà, alla costante ricerca di modalità di regolarizzazione che aggirino i requisiti richiesti. Sta prendendo piede un diffuso mercato abusivo, in cui il costo della domanda di sanatoria arriva fino a 7 mila Euro». Dello stesso parere è Dhuumcatu, un associazione che fornisce un servizio informativo per gli immigrati, attiva nella Capitale, che aggiunge: «Va meglio ad altri lavoratori, impiegati realmente come colf, ai quali il datore di lavoro richiede soltanto il pagamento della tassa per avviare la pratica e i contributi. Un ulteriore metodo utilizzato per volgere la legge a proprio vantaggio - sostiene Dhuumcatu -, in particolare da chi occupa clandestini per altre attività, è quello di far passare il dipendente come assistente di un proprio parente, anziano o infermo». In questo caso i 500 euro per la sanatoria più i contributi previdenziali verebbero detratti mensilmente dallo stipendio del lavoratore.
Al 25 settembre le domande di sanatoria inviate al portale del Ministero dell’Interno sono state 201.969, ben al di sotto delle previsioni, che contavano su un numero di richieste tra le 500 e le 700 mila. «Non ce l’ho con chi mi ha chiesto soldi per mettermi in regola - dice Ashour -, fare una cosa del genere è pericoloso, significa infrangere la legge. Anche chi si presta al gioco probabilmente non se la passa bene, e comunque mi da una possibilità che lo Stato non mi concede».