venerdì 23 ottobre 2009

Sciopero generale dei sindacati di base, black out dell'informazione



C'è un dato incontrovertibile in Italia: alcune realtà devono rimanere nella silenziosa tomba in cui letteralmente giacciono. Come per il lavoro precario, sottoposto ai ricatti del grande capitale e del piccolo padrone, e ai quei pochi momenti nei quali lo si cerca di portare all'attenzione dell'opinione pubblica agiata o non consapevole. Oggi per esempio c'è stato in Italia lo sciopero generale dei lavoratori del settore pubblico e privato indetto dai sindacati di base, con una manifestazione che ha portato per le strade di Roma diverse migliaia di persone. Pensate che una cosa del genere abbia potuto minimamente interessare i nostri media? Vi sbagliate di grosso. Tranne La7 nessun telegiornale ha parlato della questione nei titoli di apertura, e nei giornali di oggi la cosa è andata ancora peggio. Sono stato alla manifestazione per riportare alcune voci, testimonianze e preoccupazioni di una moltitudine variegata e indistinta di nostri concittadini che, ve lo posso giurare, non se la passa affatto bene. Ho visto qualche telecamera qua e là, qualche taccuino semivuoto e nient'altro. Al contrario nei giorni scorsi si è parlato fino alla noia di una questione facilmente derubricabile ad aria fritta come la dichiarazione di Tremonti sul fatto che il posto fisso è un valore. Tolto il fatto che poteva ricordarsi prima di pensarla in questo modo, prima cioè di portare il Paese nella situazione occupazionale in cui si trova, dove sono i fatti? Giornali, tv e mediatume vario hanno fatto a gara a chi la sparava più grossa, e soprattutto a chi vendeva più fumo. Questo per una settimana e più. Poi c'è una manifestazione, uno sciopero e delle rivendicazioni di coloro che sono direttamente interessati al discorso e nessuno alza una penna o un microfono. La Marcecaglia sputa sentenze sulla pelle dei lavoratori ogni giorno e giù fiumi di inchiostro: "ha detto questo, è d'accordo con quello, non la pensa come quell'altro". Gli accenni più convinti della stampa nazionale sullo sciopero hanno riguardato soprattutto i disagi patiti dai cittadini delle grandi città, che non hanno potuto servirsi dei mezzi pubblici e sono rimasti imbottigliati nel traffico. Tutto qua.


La verità è che del lavoro in Italia non frega a nessuno se non a coloro che lo perdono o sono li li. Il lavoro, il valore su cui è fondata la nostra amata Repubblica, è diventato in questo Paese una mera merce di consumo. Con tutti i crismi del proddotto del XXI secolo: facile deperibilità e altrettanto repentina facilità a diventare rifiuto. Purtroppo dietro la data di scadenza ci sono le persone, e le loro storie di quotidiana lotta per la sopravvivenza. La nostra costituzione e diventata davvero inattuale, bisognerebbe ammodernarla e cambiare l'aricolo 1: L'Italia è una Repubblica fatta della pelle dei lavoratori e fondata sulla dilagante disoccupazione.

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