sabato 24 ottobre 2009

La carica dei 150.000



Pubblicato su Terra il 24/10/2009


In piazza per unificare le lotte e dire no alla cultura del lavoro usa e getta. Si contavano a migliaia i manifestanti, scesi in strada ieri a Roma per lo sciopero generale indetto dai sindacati di base Cobas, Rdb e Sld. Una moltitudine unita e compatta che ha rimarcato ancora una volta le «pessime condizioni» dei lavoratori in Italia. «Siamo stufi di ricevere questo trattamento - dice Francesca, insegnante precaria da oltre 10 anni in una scuola primaria nella Capitale -. Il governo non ci rispetta né ci stima. L' istruzione nel nostro Paese è ormai allo sfascio. Solo quest'anno i tagli hanno riguardato 40mila persone tra docenti e personale Ata». Un percorso professionale, quello di Francesca, sempre in salita, fatto di graduatorie e attese interminabili, con il cuore in gola: «molti miei colleghi hanno dovuto conseguire più lauree per insegnare - aggiunge - e i costi dei corsi di aggiornamento sono tutti a carico nostro. Ma a quanto pare non basta ad ottenere la tanto agognata stabilità». Alla disillusione di Francesca si somma la rabbia di Patrizia, dipendente di Alitalia sevizi e in cassa integrazione dal dicembre del 2008: «è scandaloso che Cai continui ad assumere personale e consulenti esterni, nonostante ci siano circa 11mila dipendenti in cassa integrazione. Dovrebbero attingere dal bacino dei cassaintegrati». Se poi i tagli alla spesa pubblica vanno a intaccare anche il budget dei vigili del fuoco è facile presentirne le conseguenze. «Noi aiutiamo le persone in difficoltà - dice Tonino, che lavora come pompiere a Roma -, ma come facciamo se siamo senza mezzi, senza gasolio per mandare avanti quei pochi che abbiamo e con stipendi da fame? Ancora non ci riconoscono la categoria “usurante” e se cerchiamo di arrotondare con gli straordinari dobbiamo aspettare più di un anno per vederceli pagati. Cosi non si può andare avanti - conclude -. Abbiamo scelto di riconsegnare le medaglie al valore che ci erano state date dal Presidente della Repubblica. Nella situazione in cui siamo non c'è nulla da festeggiare».


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