venerdì 23 ottobre 2009
Il non giornalismo di Giuseppe Cruciani
C'è un certo tipo di giornalismo che si nutre soltanto di roba precotta. Che prende qua e là notizie già belle che cucinate le impasta e le serve, aggiugendoci però le spezie che più gli aggradono. E come se non bastasse, visto che non alza il culo per andare a cercare un bel niente, si permette anche di fare la morale. Questo tipo di cucina mediatica non dovrebbe essere ascritta sotto la voce giornalismo, perchè al massimo è opinionismo. E' il caso di Giuseppe Cruciani, spocchioso consapevole, arrogante per necessità scenica e cinico per natura. Questo "giornalista" conduce una trasmissione radiofonica in onda tutti i giorni su Radio 24, "La zanzara". Una zanzara, però, che non punge, anzi cauterizza tutto. Un balsamo. Non c'è cosa, più o meno recondita, che Cruciani non minimizza o smonta del tutto. In pratica qualsiasi tesi storica, politica o giudiziaria non alla luce del sole, ma di cui si hanno prove fondate possa essere vera, viene ridicolizzata dal suddetto conduttore radiofonico, con un esclamazione: "ma di che stiamo a parlare". Il soggetto in questione, berlusconiano malcelato, ma non è questo il problema, fà intendere di essere stato in gioventù il prototipo del perfetto boyscout attaccato alle mutande dei professori: "io all'università non ho mai partecipato a nessuna manifestazione, tantomeno a autogestioni o scioperi", disse una volta. Quando un ascoltatore fà presente che in Italia c'è un problema di concetrazione mediatica si infastidisce, e inizia con la solita tiritera: "Berlusconi è stato votato". Non vedo cosa c'entri di fronte a un dato di fatto. E se per caso qualcuno parla di complotti o di cose poco chiare, di cui in Italia siamo pieni, distrugge qualsiasi tesi. Ultimamente ha anche condotto una trasmissione su La7, Complotti, che appunto smonta le tesi ufficiali su alcuni intrighi italiani degli ultimi anni, prponendone una sua (degli autori). Ha anche scritto un libro, vera ciliegina sulla torta, dal titolo questo ponte s'ha da fare, nel quale si produce in un intemerata sul si al ponte sullo stretto di Messina. Non sto qui a parlarvi del libro, anche perchè non l'ho letto e non lo leggerò perchè non mi interessa una cosa così noiosa e stantia, ci sono già molti sponsor che premono per realizzarlo, ma vi sconsiglio sinceramente di ascoltare la sua trasmissione. Io l'ho fatto per un pò di volte e vi giuro che mi è bastato. Oltre tutto non dice nulla di nuovo, si riduce tutto a un mero talk show radiofonico. E di talk show in Italia siamo pieni fin soprai capelli.
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