Come la mettiamo la mettiamo lo Stato italiano ha una responsabilità enorme nella morte di Stefano Cucchi. Il giovane romano, fermato dai carabinieri giovedì 16 ottobre perchè in possesso di circa venti grammi di hashish, dopo essere passato per il carcere di Regina Coeli e il nosocomio Fatebenefratelli, il 22 ottobre è deceduto all'ospedale Sandro Pertini, mentre era ancora sotto stato di fermo. Allucinanti le sue condizioni al momento della tumulazione: la famiglia ha distribuito ai giornalisti accorsi oggi all'udienza indetta al Senato per far luce sull'accaduto, delle foto di Stefano in cui, chiaramente, si vedono escoriazioni diffuse per tutto il corpo, la mascella fratturata e il viso tumefatto, con un un occhio rientrato dentro l'orbita. Inoltre c'è il referto del medico legale che parla anche di alcune costole rotte, di 4 vertebre spostate e di sangue all'interno della vescica. In pratica il ragazzo, che al momento del fermo era in perfette condizioni, è passato attraverso un tritacarne. Le foto parlano chiaro. E infatti sembra quantomeno strana la tesi dello stesso medico legale, secondo cui Stefano è morto per "cause naturali" o, come dicono i carabinieri, per una caduta dalle scale in seguito a un attacco di epilessia. Una caduta rovinosa, che sembra essere avvenuta su delle scale piuttosto ripide e incazzate. A queste ipotesi non crederebbe neanche il più fazioso degli interessati. Bisogna dunque appurare chi ha ucciso Stefano Cucchi, e bisogna farlo alla svelta, perchè questo non diventi l'ennesimo esempio di crimine impunito, presumibilmente commesso dalle forze dell'ordine contro un inerme cittadino. Si può stare a parlare da qui fino a domani sera del fatto che il ragazzo avesse avuto già dei precedenti, che era in possesso di droga, che può aver reagito a parole o facendo resistenza all'arresto, ma resta il fatto che lo Stato non ha il diritto di sfiorare nessuno nemmeno con un dito. Tantomeno ucciderlo. Si, perchè di assassinio stiamo parlando, e dei più efferati e atroci, commesso infierendo in maniera brutale su di una vita che a poco a poco si è spenta. Addirittura, e qui la violenza diventà pura crudeltà, durante la degenza del ragazzo, al Fatebenefratelli prima e al Pertini poi, alla famiglia non è stato concesso di vederlo, nè di fare nulla per impedire che morisse. D'altronde, a quanto pare, neanche i medici che lo avevano in cura avrebbero fatto molto. Infatti l'ospedale Sandro Pertini ha un reparto carcerario sprovvisto di sala di rianimazione, e in casi in cui un degente ne dovesse avere bisogno lo si trasferisce in un'altra ala della struttura. Stefano Cucchi non ha mai lasciato il suo letto nel reparto carcerario. Perchè non si è fatto nulla per salvarlo? E qui si scade nel ridicolo, o se vogliamo nell'offesa al dolore dei suoi cari e all'intelligenza delle persone: i medici che lo avevano in cura hanno affermato che il giovane non "ha lasciato che lo curassero, e per impedirlo è rimasto tutto il tempo con un lenzuolo davanti il viso". Ma come, in periodi in cui viene negato a persone senzienti, ma allo stato terminale di una malattia o in coma da decenni, di porre fine alle loro sofferenze, un ragazzo con un lenzuolo davanti il viso, evita qualsiasi obiezione di coscienza e si lascia morire così, senza nessuna ragione? Anche questa parte della storia sembra piuttosto strana. L'ultima anomalia riguarda il presunto rifiuto di Stefano a farsi ricoverare e la decisione di rimanere, nelle condizioni in cui era, in carcere, almeno fino a quando i dolori non lo hanno costretto ad andare in ospedale. Come a dire: questo ragazzo ha deliberatamente scelto di morire.
E' difficile credere a tutto ciò, e saranno molte le persone che non crederanno a queste fandonie. La speranza è che e forze dell'ordine non si ripieghino su loro stesse, come spesso hanno fatto in passato cercando di proteggere dei vili assassini. Abbiano il coraggio di denunciarli. Il silenzio, in questo caso, non gioverebbe nè a loro e ancor meno ai cittadini, che perderebbero del tutto fiducia nell'istituzione preposta alla loro salvaguardia. Quel ragazzo sarebbe potuto essere ognuno di noi. Sarebbe potuto essere un nostro figlio, un parente, un amico, un fratello che per pochi grammi di fumo è stato massacrato. Riflettiamo su questo e non abbandoniamo il caso.
Voglio proprio vedere se i media tradizionali, soprattutto la televisione, parleranno di questa brutta storia. Spero di si. Visto che di alcuni casi di omicidio, vedi Garlasco o Cogne, se n'è parlato per mesi. E un altro appello lo voglio rivolgere a tutti gli studenti dei collettivi romani: non fate casino, giustamente, solo quando toccano uno di voi o quando dei fascisti commettono delle infamità, schieratevi anche a favore di perfetti sconosciuti, perchè rappresentano ognuno di noi.
Qui sotto c'è un elenco di link per saperne di più:
-Articolo pubblicato su Terra: "Nel braccio della morte" di Rossella Anitori. _clikka qui per leggerlo_
- Memoria che ricostruisce i fatti, pubblicata dal sito Linkontro.info_clikka qui per leggere il pdf_
- Interviste audio, alla sorella di Stefano Cucchi, al padre, all'avvocato che sta seguendo il caso e ad alcuni esponenti politici che si stanno occupando della vicenda _clikka qui_ per accedere alla pagina di Radio Radicale dove sono pubblicate le interviste.
Ecco come lo Stato ci protegge. Le foto diffuse dalla famiglia Cucchi.
giovedì 29 ottobre 2009
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questa cosa e altamente scioccante e disgustosa, sono in pena per voi familiari spero avrete giustizia....
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