
Questo è l'editoriale del direttore del tg1, andato in onda il 13/01/2010
Da qualche anno a questa parte nel nostro Paese è in atto una costante opera di rivisitazione perniciosa degli anni di tangentopoli. Operazione che ha alla base la riabilitazione pubblica in primis dell'esperienza politica premanipulite, bistrattata e troppo velocemente definita un totale disastro, e come fine ultimo degli attori politici del periodo. Naturalmente il massimo esponente dell'ultimo tratto di quella che, erroneamente, viene chiamata la prima repubblica, l'imputato eccellente, il simbolo della decadenza morale e politica del nostro paese è Bettino Craxi. Di fatto uno statista (bisogna vedere però di che tipo), anche perchè presidente del consiglio dalla metà del 1983 alla metà del 1987, in due governi consecutivi. Primo socialista a ricoprire la carica di premier, negli anni del cosiddetto pentapartito (Psi, Psdi, Dc, Pri e Pli). Il giudizio su Craxi genera inevitabilmente opinioni contrastanti: se da una parte la sua opera politica riformatrice è innegabile, ma anche suscettibile di valutazione e di certo non in assoluto positiva, dopo anni di deleterio immobilismo, dall'altra le sentenze a suo carico passate in giudicato, i vari conti personali carichi di denari provenienti dalle casse pubblice e la scelta della latitanza in Tunisia pe

La marchetta del direttore di Rai uno, Minzolini, è patetica, prima ancora che pericolosa, per vari motivi: innanzitutto perchè esula completamente dall'aspetto giudiziario e dal fatto che Craxi non ha utilizzato il denaro solo per finanziare il suo partito, ma soprattutto per rimpinzare le sue tasche. Dire che la democrazia costa, giustificando in parte la diffusa corruzione presente, tuttora, in Italia, è deleterio per lo spirito civico del nostro Paese, già ai minimi storici, e sembra quasi avallare l'italica propensione alle scorciatoie, all'idea che il fine giustifica sempre e comunque il mezzo. Nulla di più sbagliato se davvero, almeno idealmente, pensiamo alla politica come a una forma di integerrimo spirito di abnegazione alla causa pubblica. Gli interessi delle varie parti, e i vari modi di vedere la nostra vita sociale possono e devono trovare una sintesi, a volte anche dopo una dura contrap

Comunque la si vuol vedere, e qualunque sia il giudizio su Craxi, è poco corretto, soprattutto da parte del direttore del più importante tg pubblico italiano, fornire una versione così falsa e a senso unico su di un uomo e un periodo per il quale gli storici necessitano ancora di molto tempo per analizzare e fornire i mezzi di valutazione. Tenendo, però, sempre in conto l'operato tutto dell'uomo politico, e non solo ciò che ci fà comodo osservare. In conclusione il discorso di Minzolini non aiuta nessuno, nemmeno la figura di Craxi, a formare delle opinioni serene e consapevoli sulla nostra storia politica. Gli italiani sempre più spesso, purtroppo, vengono trattati dal potere e dai media come degli stupidi pecoroni privi di cervello. A tal punto che una mera marchetta mediatica, come quella di Minzolini, riesce a influenzare le opinioni della gente in maniera profonda, perché in nessun altro spazio, o comunque poco, viene data la possibilità di controbattere e analizzare in modo più consono ed efficace la questione. Questo a me non va per niente giù.
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