Anche la moda può contribuire alla creazione di un futuro più sostenibile. Può avvicinare un mondo all’altro all’insegna del rispetto e della solidarietà. Ne è convinta Marcella Echevarria, giornalista e stilista colombiana, direttrice di SURevolution, un progetto imprenditoriale di successo che ha messo in connessione la produzione artigianale indigena del sud del mondo con le reti di distribuzione dei mercati occidentali. «La moda è un’industria culturale e deve essere intesa come tale. Può veicolare un contenuto, dei messaggi - sostiene Echevarria, dal palco del meeting mondiale dei giovani, che si è chiuso ieri a Bari -. L’imprenditorialità è una pagina bianca, invece, utile alla risoluzione di alcuni problemi, senza ricorrere alle istituzioni». È proprio mescolando lo spirito imprenditoriale al rispetto delle diversità culturali che SURevolution ha dato la possibilità a molti artigiani e artisti locali di proporre i propri prodotti a rischio di estinzione, e di sopravvivere vincendo la partita della globalizzazione. «Il progetto è partito in Colombia –spiega l’imprenditrice-, ogni prodotto parla della cultura da cui proviene. Prima di diventare un’icona di moda è un veicolo di valori e tradizioni». Bracciali, collane, borse e accessori per la casa, i manufatti di SURevolution hanno delle caratteristiche fondamentali, che Marcella Etchevarria riassume con tre termini: «sociale, artigianale e verde – e aggiunge -, questa esperienza è la prova che anche un impresa orientata alla sostenibilità e al rispetto per i lavoratori può generare ingenti profitti». La diversità, dunque, e l’interazione tra culture , esperienze e idee diverse è la chiave di volta del futuro. «La creatività è favorita dal contatto tra persone provenienti da diverse aree geografiche e culturali », sostiene Irene Tinagli, docente all’università Carlo III di Madrid e attenta osservatrice delle dinamiche dell’innovazione economica, che ha invitato i ragazzi a confrontarsi con la modernità, cercando soluzioni creative ai problemi che presenta. «Le sfide che il mondo globalizzato pone all’attenzione delle nuove generazioni riguardano essenzialmente tre campi: educazione, lavoro e inclusione sociale». Secondo la Tinagli i cambiamenti avvenuti repentinamente in epoca postmoderna «non sono stati accompagnati da un adeguato riassetto del sistema educativo». È proprio questo il nocciolo del problema che, secondo l’economista, è alla base di tutti gli altri: dovrebbe essere infatti la scuola a fornire ai ragazzi gli strumenti per orientarsi e operare nel mondo. «Ci sono Paesi all’avanguardia che offrono sistemi di istruzione di qualità, altri invece fanno fatica ad adattare i propri programmi e metodi alle esigenze del mondo contemporaneo». Una situazione che, secondo la Tinagli, «genera disparità e porta alla dispersione di tanti talenti», così come la paura della differenza e uno scarso sistema di welfare generano precarietà e non incoraggiano certo progetti che si nutrono dell’esperienza di differenti culture.
Luigi Menichilli per Terra
Il sito di SURevolution: clikka qui
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