martedì 10 marzo 2009

Ancora centrali in Molise




Da un pò di tempo il Molise
è la meta più ambita da chiunque voglia costruire una centrale elettrica, o più in generale produrre energia. Qualcuno ricorderà, qualche mese fa, le feroci polemiche e la mobilitazione civica scaturite dalla decisione d' impiantere, al largo delle coste molisane, la più grande centrale eolica off-shore d'Europa. Il progetto fu inizialmente bloccato, durante il governo Prodi, dall'allora ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro. Ma fu poi ripreso dall'attuale esecutivo nei primi mesi del mandato, per essere definitivamente abbandonato in seguito al palese disequilibrio tra vantaggi (produzione di energia elettrica e resa occupazionale) e costi (impatto ambientale).


Ora si parla di costruire nella valle del Trigno, in un tratto di 15km compreso tra Montefalcone del Sannio e Mafalda, ben 5 centrali alimentate a biomasse. Gli impianti "dovrebbero" funzionare con gli scarti della lavorazione agricola, e tutto il materiale che rimane a terra nel sottobosco (sterpaglie, rami secchi, foglie etc.). Questo in teoria. Nella realtà invece la centrale che sorgerà a Mafalda, che in ordine temporale è la più prossima, dovrà avere una potenza di 20MWh, e per raggiungere una tale produzione brucerà qualcosa come 100.000 tonnellate di materiali all'anno. Chiunque conosca quella zona sa bene che non c'è la possibilità reale di raggiungere una tale quantità di combustibile facendo affidamento soltanto su scarti agricoli, e rifiuti del sottobosco.


Da dove arriverà allora il combustibile? E' questa la domanda che si pongono con sempre più insistenza gli abitanti della zona. Memori di altre esperienze, in altre regioni d'Italia, nella quale il carburante usato è tranquillamente diventato i rifiuti solidi urbani, con i comprensibili danni per la salute dei cittadini, anche a Mafalda le persone hanno organizzato una civile, ma decisa, protesta nei confronti del sindaco. Si perchè il primo cittadino mafaldase è il principale sponsorizzatore del progetto. A quanto pare la salute dei suoi paesani, che dovrebbe essere la prima preoccupazione di un delegato popolare, non è al primo posto nei pensieri di Nicola Valentini (sindaco di Mafalda). Ma c'è dell'altro.


Il sindaco è anche il presidente della locale filiale della Banca di Credito Cooperativo della Valle del Trigno, principale finanziatrice del progetto. Sembrerebbe un palese caso di conflitto d'interessi, ma siamo nel paese in cui questo non è un problema, anzi è un vantaggio. I cittadini di Mafalda, comunque, non si sono limitati a contestare la realizzazione dell'opera, dando corso ad un attacco di sindrome nimby (non nel mio giardino), senza proporre un alternativa. Infatti la proposta del comitato, è costruire al posto delle centrali a biomasse, dei parchi fotovoltaici o eolici, che con le moderne tecnologie danno delle discrete rese senza il problema delle emissioni. Queste si sono fonti rinnovabili e meritano di eseere incentivate. Al contrario delle biomasse, che vengono derubricate sotto la voce "rinnovabili", ma che in realtà bruciano materiali e dunque non vengono alimentate con risorse continue e inestinguibili, come il sole e il vento.


I cittadini di Mafalda e di tutta la Valle del Trigno andranno avanti nella loro lotta fino a quando non verranno fugate le loro preoccupazioni, e sarà accolta la loro istanza di guardare al futuro senza avere ad un palmo da casa un nuovo ecomostro.

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