mercoledì 25 marzo 2009

Piano casa o condono?

Il piano casa proposto dal governo Berlusconi non verrà presentato per decreto questo venerdì per la ferma opposizione della Conferenza degli enti locali. Regioni e comuni hanno ottenuto una proroga fino a martedi per discutere e opportunamente concertare, assieme al governo, le misure da intraprendere per la riattivazione dell'industria delle ristrutturazioni e dell'edilizia privata. La proposta, almeno da ciò che finora è trapelato, consiste in una sostanziale deburocratizzazione dei procedimenti necessari all'ampliamento di case già esistenti, con la possibilità di aumentarne fino ad un massimo del 20% il volume; riduzione del balzello comunale sulle costruzioni, per chi amplia la propria casa o ristruttura edifici fatiscenti; agevolazioni per chi vuole abbattere un fabbricato vetusto con l'intenzione di costruirne uno nuovo, con la possibilità di aumentare fino al 35% la cubatura, rispetto all'edificio abbattuto, se vengono usate tecniche di bioedilizia. La proposta è avversata dal Pd e da molte associazioni ambientaliste che vedono in essa un condono travestito da incentivo. In pratica tutte quelle verandine, quei sottotetti ampliati e resi abitabili, l'allargamento non a norma di legge di case mono o bifamiliari, che ogni giorno vediamo spuntare nelle nostre città, verrebbero riportate sui binari della legalità e, anzi, incentivate. Al contrario, piccole aziende edili, falegnami, fabbri e tutto il mondo che ruota intorno all'edilizia, non vede l'ora che il decreto venga approvato. Secondo le stime di Berlusconi si attiverebbe un giro di denaro calcolato tra i 40 e i 60 miliardi di euro. E in tempo di crisi non mi pare ci sia niente di male, al contrario.




Le obiezioni però sono tante e riguardano l'endemica, almeno in alcune regioni, propensione all'abusivismo. L'Italia è un paese bellissimo abitato da gente davvero poco accorta, per non dire squallida. Intere zone, vedi Campania, sono alla mercè degli speculatori, e togliere ulteriori vincoli alla possibilità di costruire non mi sembra una buona idea. Berlusconi ha esordito dicendo "mi affido al buon gusto degli italiani". Quale buon gusto? Le villette senza intonaco che spesso si vedono nelle province meridionali? O gli innumerevoli ecomostri che da nord a sud affliggono il panorama del belpaese? Sono convinto che gli italiani hanno perso il loro buon gusto almeno da duecento anni. Comunque il decreto, se articolato in un certo modo, non è malefico. Innanzitutto se si interviene su edifici esistenti, sul loro ampliamento ed eventuale riqualificazione, e le intraprese possibili sono accuratamente specificate, lo stimolo all'economia diventa reale. In secondo luogo, devono essere mantenuti tutti i vincoli paessaggistici che, seppur odiati dagli operatori edili e da chi possiede un abitazione in un centro storico, in un paese autolesionista come il nostro sono vitali. La piccola impresa artigiana, che fa da indotto alle più grandi aziende di costruzioni, potrebbe realmente ricevere un beneficio, e corposo anche. Insomma bisognerà attendere informazioni per dirimere le perplessità. Non affidandoci al buon gusto degli italiani, altrimenti Dio ci salvi.



In tutto ciò non è stato nemmeno sfiorato il problema di quelli che una casa non l'hanno. E in un periodo di crisi come questo non avere un tetto può essere socialmente letale. Inoltre è sempre più difficile, per chi assolutamente non può acquistare un alloggio, affittare un appartamento seppur misero. I prezzi non sono scesi, anzi continuano a salire, ed è di un urgenza capitale stanziare denaro per aiutare le numerose famiglie, e i tanti giovani e disoccupati che si trovano in questa situazione. Calmierare gli affitti, offrire case non occupate con affitto bloccato e, ma questa è una pia illusione, riattivare un progetto di edilizia pubblica. In Italia è ormai da mezzo secolo che questo non avviene, l'ultimo ad interessarsi seriamente alla questione fu Amintore Fanfani. Tutto ciò è sconcertante. Un paese non può progredire con tante persone a cui manca il bene primario della casa. E' questo un elemento imprescindibile per qualsiasi progetto di stabilizzazione personale si voglia intraprendere: mettere su famiglia, fare unacquisto importante, rendersi autonomi dai propri genitori. Questa situazione denota un insensibilità profonda dei governanti, che con la scusa del "non ci sono soldi" ormai da troppo tempo se ne fregano. I soldi ci sono. I cazzo dei nostri soldi. Fate le case popolariiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! OH!


1 commento:

  1. ma lei ce l'ha con berlusconi? approfitti ed estenda il suo appartamento!!!

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