lunedì 30 marzo 2009

Piano casa 2

In un post di qualche giorno fa ho affrontato la questione del piano casa proposto dal governo Berlusconi. Oggi vorrei ampliare il discorso o perlomeno rendere più chiara la mia posizione. Innanzitutto ribadisco la mia perplessità per quanto riguarda l'assenza totale di un programma di sussidio, assistenza e agevolazioni a coloro che non hanno la possibilità di prendere in affitto una casa e tantomeno di acquistarla. Nè dal governo, nè dall'opposizione sono arrivate proposte per attivare un programma su larga scala di edilizia popolare. In un periodo di stagnazione economica, come quello che stiamo vivendo, non avrebbe un effetto benefico sull'industria edile e in termini occupazionali un intervento diretto dello stato? Lo so è un discorso Keinesiano, ma la mia idea, che poi è quella di molti da tanti anni, non va nel senso di un ritorno allo stato imprenditore, lungi da me. Abbiamo già visto quali danni e storture può provocare uno stato, nello specifico quello italiano, proprietario diretto di attività produttive, e poi indietro non si torna. No, il mio è un discorso di più stretta necessità: quella di agevolare le fasce più povere della popolazione. Badate bene, il mio non è un atteggiamento buonista, ma di buon senso. Per prima cosa nessuno chiede allo stato di costruire case e regalarle, ma di dare la possibilità a chi ne riceverà una di riscattarla poco alla volta. In secondo luogo un'emergenza sociale che ha come base l'assenza di un abitazione è molto più grave e pericolosa di una crisi economica, che frena i consumi ma permette comunque alle persone di continuare a vivere, in attesa di tempi migliori. Ripeto, senza una casa non si può aspettare che passi "a nuttat", dato che tutti gli sforzi, di una persona o di una famiglia, andranno vanificati dal pagamento di affitti scandalosi.


Nello specifico del "piano casa" proposto dal governo, il mio giudizio, quantunque il progetto non sia ancora del tutto chiaro, non è pregiudizialmente negativo. Se gli interventi di ampliamento o di ricostruzione non andranno a divorare altro terreno libero, come sembra che sia, il piano può essere di stimolo all'economia, e magari con adeguati progetti si potrebbe avere anche un miglioramento di alcune realtà abitative attualmente obbrobriose. Oltre all'aspetto meramente estetico, una particolare attenzione deve essere rivolta al calcolo della stabilità degli edifici che subiranno modifiche. Anche se in merito all'efficienza degli studi di stabilità negli ultimi anni le cose sono migliorate, con la responsabilizzazione di architetti, ingegneri e geometri, che rispondono personalmente di eventuali crolli e quant'altro, non bisogna dimenticare che noi siamo il paese delle scuole, delle case e degli edifici pubblici che crollano senza un motivo. E l'attenzione non è mai troppa quando ne va della vita delle persone (io sono molisano , e a San Giuliano di Puglia abbiamo avuto un assaggio di come modificare senza criterio una struttura può essere letale). Ancora sulla tutela ambientale, intoccabili devono essere i vincoli territoriali, per non far diventare una buona proposta il prologo di una deregulation dell'attività edilizia nel nostro paese. Le forze dell'ordine, nonostante oggigiorno il nostro territorio sia estremamente protetto da leggi e vincoli vari, non fanno in tempo a scoprire un abuso edilizio e a intraprendere le adeguate procedure di intervento, che altrove spuntano altri abusi al bene comune: l'ambiente. In sostanza non mi fido degli italiani e tantomeno, come ho già scritto nell'altro post, del loro buon gusto. Nessun paese ha avuto tanta grazia e al tempo stesso è stato amministrato con tanto cinismo e completa assenza di lungimiranza in materia di politiche ambientali, come l'Italia. Senza dimenticare che le colpe più gravi dello scempio ambientale, particolarmente intenso in alcune regioni, ricadono sulle spalle dei cittadini.

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