mercoledì 21 settembre 2011

Ranieri all'Inter al posto di Gasperini: e' tornata la pazza Inter


E' di qualche minuto fa la notizia che l'Inter, o meglio Moratti, ha scelto come sostituto l'ex grande nemico dei nerazzurri e di Mourinho, Claudio Ranieri. Qualche breve considerazione; la scelta, senza nulla togliere al tecnico testaccino, e' di quelle da vecchia Inter, con l'Errore del contratto da due anni, quando magari sarebbe stato meglio scegliere un traghettatore per quest'anno e tenersi le mani libere per l'anno prossimo per rifondare davvero una squadra che, nonostante i buoni innesti, rimane comunque vecchia ed appagata. In questo modo, e spero davvero non sia così, l'Inter rischia di buttare via due stagioni prima di riavviare un nuovo ciclo vincente. Al momento tra i tifosi e in società la confusione regna sovrana. Di positivo sulla scelta di Ranieri c'e la professionalita' e la capacita' del tecnico romano di saper prendere le squadre in corsa e di comunque far bene. Da interista incrocio le dita ma, ancora più da interista, la vedo male.

Disastro Inter: Moratti esonera Gasperini ma la colpa e' sua e della dirigenza


Negli ultimi trent'anni l'Inter non aveva mai avuto un avvio di stagione cosi' disastroso e, probabilmente, neanche scorrendo ancora piu' indietro gli annali della serie A troveremmo qualcosa del genere. Quattro sconfitte e un pareggio nelle prime cinque gare, un incubo. Oggi, all'indomani dell'ultima umiliante gara persa contro il Novara neopromosso, Moratti ha preso la piu' classica, in questi casi, delle decisioni, esonerando il suo tecnico, Giampiero Gasperini. L'allenatore, ex Genoa, era arrivato in estate dopo due mesi in cui sui giornali le voci su possibili sostituti del fuggitivo Leonardo si erano rincorse e accavallate senza nessun filtro, palesando l'assenza di quella riservatezza che e' fattore decisivo nelle trattative delle grandi squadre. Basta guardare come conducono il loro mercato, sia per quanto riguarda gli allenatori che i giocatori, gli altri top club italiani e Europei. Quando Gasperini arrivo' a Milano, prima di lui alla luce del giorno, l'Inter aveva contattato almeno altri quattro allenatori. In pratica e' stato una scelta di ripiego. I rumors all'interno della societa' suggeriscono che sia stato Marco Branca, il direttore sportivo, a suggerire caparbiamente a Moratti il tecnico piemontese e a condurre la campagna acquisti che, dato il particolare tipo di credo tattico di Gasp (3-4-3), avrebbe avuto bisogno di ben altri giocatori rispetto a quelli gia' in rosa e ai nuovi acquisti.

Senza nulla togliere alle capacita' del DS interista, che negli ultimi anni ha condotto delle ottime campagne acquisti, probabilmente Moratti oltre al naturale esonero di Gasperini dovrebbe interrogarsi anche su come la squadra sia stata gestita negli ultimi tempi, in primis dalla dirigenza. Soltanto un anno e quattro mesi fa l'Inter alzava nel cielo di Madrid quella coppa dei campioni inseguita da quarantacinque anni, vinceva il campionato, la coppa Italia e la coppa del mondo per club: una regola fondamentale della vita che vale per qualsiasi suo aspetto e' che il difficile non e' arrivare in cima, ma restarci. La dirigenza nerazzurra del dopo Mourinho ha dimostrato in tutto e per tutto di non essere in grado di assolvere a questo compito, al netto del fair play finanziario e della situazione debitoria dell'Inter. Gli anni in cui il club di Milano sembrava una societa' solida, seria e lontana dai dilentatteschi errori che l'avevano caratterizzata in passato per lungo tempo sono stati davvero pochi.
Il parco giocatori dell'Inter con i nuovi innesti e' di sicuro livello mondiale, ma forse sarebbe stato piu' opportuno capire quali erano coloro che ancora possono dare qualcosa di importante e chi invece sarebbe stato meglio avesse cambiato aria. Non e' possibile che una squadra con quei nomi perda quattro partite su cinque di cui una, con tutto il rispetto, con il Novara destinato ad una sicura retrocessione (solo l'inguardabile campo sintetico puo' aiutarli). I giocatori purtroppo risentono di un ambiente che ormai e' tornato ad essere quello allo sbando che era una volta: gesti di continuo fastidio ad ogni passaggio sbagliato, rimproveri violenti verso i compagni, rassegnazione.
No caro Moratti, la colpa non e' di Gasperini che, poverino, al massimo puo' allenare una buona provinciale, ma tua e della dirigenza che state riportando l'Inter e gli interisti ad essere di nuovo gli zimbelli dell'Italia pallonara.

giovedì 7 luglio 2011

A scuola di giornalismo da La Stampa: completamente inventata l'intervista al padre della ragazza NoTav arrestata (la smentita di Franco Bifani)

Per portare l'acqua al proprio mulino si fà di tutto, anche mettere in bocca a un padre parole di disprezzo verso la propria figlia da poco arrestata, in modo da perorare ulteriormente l'assunto: NoTav=stupidi violenti senza cervello ( e, aggiungerei, nè madre nè padre). E' quello che ha fatto il bravo giornalista de La Stampa, uno dei giornali cosiddetti moralizzatori del nostro Paese, che ha completamente inventato l'intervista a Franco Bifani, padre di Marta Bifani arrestata domenica scorsa in Val di Susa durante gli scontri tra NoTav e forze dell'ordine. L'imbecille con il tesserino che risponde al nome di Niccolò Zancan si è permesso, nell'immensa protervia e tendenza alla facile esemplificazione che contraddistinque gran parte della categoria dei giornalisti, di mettere in bocca ad un padre "addolorato" parole di immenso disprezzo e incomprensione per le idee della propria figlia. Un'operazione chiaramente volta a rinfocolare l'adagio benpensante, che in questi giorni su gran parte dei giornali va per la maggiore, che mette i manifestanti NoTav alla stregua di bestie senza cervello, dediti soltanto a violenza e casino e contrapposti alla maggioranza "democratica" di questo Paese, che la Tav la vuole e desidera anche che i NoTav spariscano dalla faccia della terra. L'equazione è semplice: dato che il progetto è sul tavolo da più di vent'annni e che in questo lasso di tempo al governo si sono alternati governi di destra e di sinistra, viene logico (secondo questi signori) pensare che chi quei governi li ha votati era d'accordo anche sul progetto Tav, e dato che sia la destra che la sinistra sono a favore del "buco" quasi tutti gli italiani elettori sono con loro. Naturalmente in questo ragionamento si da per scontato che quando uno vota un partito o uno schieramento delega completamente le decisioni ad essi, avallando implicitamente con il voto qualunque cosa i governi facciano. Posizione, questa, piuttosto pilatesca che fortunatamente non trova riscontro in tutta la popolazione votante, anche perchè quantunque La Tav è in ballo da vent'anni a parlarne diffusamente a livello nazionale si è iniziato da relativamente poco tempo.

Questo è quello che dicono i giornali. La realtà naturalmente è un'altra, e vede gran parte della popolazione schierata contro un'opera così costosa, in tempi di crisi, inutile e pericolosa, facilmente sostituibile dal rafforzamento della linea già esistente. La maggior parte della popolazione di questo Paese, più che a favore dei NoTav, è contro un'operazione che, ci metto la mano sul fuoco, avrà tempi di realizzazione biblici, vedrà dilatarsi i costi in maniera spropositata e infine sarà sottoutilizzata. Gli italiani sono stufi di vedere buttati nel cesso la maggior parte dei loro denari che, frutto del costante taglieggiamento dello Stato ai danni dei cittadini, una volta in mano ai nostri politici sono sottoposti, usando un eufemismo, a una gestione piuttosto "ballerina".

Tornando però allo scoop del nostro Niccolò Zancan, fulgido esempio, come tutto il suo giornale, di solone italiano, una categoria molto in voga di questi tempi, bisogna dire che oltre ad essere stato professionalmente e "moralmente" scorretto, ancora di più è stato Idiota. La prima domanda che mi sono fatto leggendo la smentita è stata: ma come poteva pensare che nessuno lo scoprisse? Booooohhhh

Pubblico di seguito la smentita di Franco Bifani in merito all'articolo uscito su La Stampa, datato 3 luglio 2011 a firma di Niccolò Zancan e pubblicato anch'esso qui di sotto:



Tratto da Indymedia Lombardia
Link: http://www.lombardia.indymedia.org/node/39937

TAV, FRANCO BIFANI, LA FIGLIA, UN ARTICOLO DI POLIS E UN COMMENTO

Da Franco Bifani, riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Con riferimento ad un articolo (vedi fondo pagina), riguardante la situazione di mia figlia, Marta Bifani, apparso su Il Quotidiano-Polis di oggi, mercoledì 6 c.m., tengo a precisare, a sottolineare ed a smentire alcune cose.
L’articolo, a pag. 6 del suddetto quotidiano, ripreso quasi per intero da La Stampa di ieri, riporta una supposta, mai avvenuta e mai autorizzata intervista che io avrei rilasciato ad un giornalista del quotidiano torinese, nel pomeriggio di ieri.
Costui, dopo un giro informativo di ore presso varie fonti, ufficiali ed ufficiose, per racimolare notizie su di me e su mia figlia Marta, si è inventato un’intervista che mai gli ho rilasciato ed alla quale, senza alcun tatto e senza un briciolo di umanità e comprensione, mi aveva subito invitato, perentoriamente, appena dopo avermi colpito con la notizia dell’arresto e della carcerazione di Marta, notizia che io, effettivamente, ignoravo del tutto. Ma si sa, i quotidiani vogliono le loro vittime sacrificali, giorno dopo giorno, da dare in pasto al Moloch del pubblico filo-gossiparo.
Ad una seconda ed insistente richiesta, via mail, sempre a quel giornalista, avevo risposto con la frase, in seguito maliziosamente ed artatamente enucleata, circa quello che ci si poteva aspettare, ai tempi, se un giornalista avesse chiesto, con le debite differenze sul piano dell’illegalità, ai genitori di famosi dittatori genocidi, l’eventuale eziologìa del loro comportamento: appunto, vattelapesca!.
Ma non mi sono mai permesso di esprimere, ad un perfetto sconosciuto, per telefono, potendosi trattare di chiunque, anche di un becero buontempone, certe frasi lesive ed insultanti sul grado intellettivo ed etico di mia figlia Marta. Quando, come, dove e perchè io avrei poi frignato la mia impotenza educativa sulle larghe spalle del cronista piemontese? Il quale, fra l’altro, nel suo articolo su La Stampa, usava, nei miei confronti, un linguaggio sottilmente ironico, se non sarcastico. Quanto poi all’articolo redatto da Chiara De Carli su La Gazzetta, sempre di oggi 6 c.m., mi domando se fossero necessari certi passaggi con giudizi suoi valoriali, acidi e beffardi, sul comportamento di mia figlia Marta, prima e dopo il suo percorso ideologico ed esistenziale, mettendo in bocca alla sorella maggiore, Chiara, frasi che la medesima non ha mai pronunciato nei confronti di Marta.
Franco Bifani


L'articolo pubblicato su La Stampa del 3 luglio 2011

Niccolò Zancan



Ex insegnante di lettere vive a Fidenza. Non sapeva dell’arresto

Marta, ex impiegata sulle barricate
Il padre: “Non so dove ho sbagliato”

Parla il padre della 34enne parmigiana fermata domenica con altri tre giovani durante l'assalto al cantiere della Tav. “Ha conosciuto un "antagonista" e tutto è cambiato”. Frequentava il gruppo anarchico «Fuoriluogo», al centro di un'inchiesta

“Non pensavo che mia figlia fosse così idiota. Del resto, se avessi capito perché Marta si è ridotta in quel modo, forse avrei fatto in tempo a evitare certe cose. Ma sinceramente lo ignoro». Sono le parole del padre di Marta Bifani, la parmigiana di 34 anni arrestata domenica assieme ad altri tre anarco insurrezionalisti durante la guerriglia scoppiata in Val di Susa, rilasciate al quotidiano La Stampa. Il padre di Marta Bifani è un professore di Lettere in pensione e abita a Fidenza. Alle tre di pomeriggio - ventiquattro ore dopo i fatti – rispondendo al telefono al giornalista ignorava ancora quanto era successo. «L'hanno arrestata? Mi scusi, è uno scherzo? Non ho visto niente, questa mattina non sono sceso a comprare i giornali. Mi spieghi bene, sono un po' frastornato. Ma cosa devo fare? Ha un numero del carcere? Qual è il reato? Pazzesco...». Ripresosi dallo choc poi racconta la vita di sua figlia. Una vita anonima che lentamente è scivolata su una china sempre più pericolosa. «Faceva l'impiegata – spiega l’ex professore al giornalista - Aveva una vita normale. Poi, si sa, succedono cose imponderabili. Qualcuno viene folgorato sulla via di Damasco, Marta invece è stata oscurata sulla via di Bologna. Ha conosciuto un ragazzo di un centro sociale. È diventata prima vegetariana, poi vegana, poi ha iniziato a fare campagne contro le pellicce. Animalista convinta. Sì, ogni tanto ci vediamo... Ma non sapevo che fosse in questa situazione. Intendo dire: speravo non fosse arrivata a questo livello di idiozia. E poi ad aprile è mancata sua madre. Cavolo, non si può spiegare...». Gianluca Ferrari, Marta Bifani, Roberto Nadalini e Salvatore Soru, i quattro arrestati, hanno molto in comune, oltre al fatto di essere stati fermati domenica pomeriggio con l'accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Per esempio, il considerevole numero di denunce accumulate per altre «guerre contro gli sbirri»: 30, 10, 8, 13. Nessuno era nei boschi per caso. Marta Bifani arrivano dal giro bolognese. L'area è quella anarco-insurrezionalista. Il riferimento è il centro sociale «Fuoriluogo». Il gruppo nato in una stamperia clandestina - è già al centro di un'inchiesta che ha portato all'accusa di associazione a delinquere. Il 25 maggio il giudice del riesame ha usato parole semplici: «Una struttura delinquenziale che otteneva i suoi interessi sempre mediante il ricorso alla forza diretta contro le persone o le cose». L'esordio sono dei volantini contro Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse. In un documento scrivono: «Ci sentiamo a nostro agio in questo luogo dove affilare le armi e affinare la critica, cose che non possono essere separate». Le armi e la critica. I bastoni e i cappucci. «1000 modi per sabotare il mondo», come libro di riferimento. Anche Marta Bifani era già stata perquisita nell'ambito di questa indagine. La figlia del professore, l'impiegata di Fidenza, l'animalista convinta, è finita con quelli che lanciavano le pietre. «Ad altri livelli delinquenziali, se uno avesse interrogato per i medesimi motivi i genitori di Hitler, Stalin, Pol Pot, Mao e simili, non avrebbero saputo quali spiegazioni addurre. Quindi la mia risposta sul perché è questa: vattelapesca...». Così ha concluso la sua intervista con La Stampa il professor Bifani. Più che una resa una dichiarazione di assoluta impossibilità di capire.

martedì 28 giugno 2011

Negli ospedali psichiatrici giudiziari pietà l'è morta e con essa l'Italia (video commissione d'inchiesta del senato sugli Opg), da Presa diretta



Voltaire sosteneva che "la civiltà di una nazione può essere misurata dallo stato delle sue  prigioni". E già su questo piano, dato il sovraffollamento in cui si trovano le nostre patrie galere, siamo messi piuttosto male. Se poi andiamo un po' più in là e diamo un'occhiata alla situazione delle carceri per infermi mentali, cioè per quelle persone che dopo aver commesso un reato sono state riconosciute incapaci di intendere e volere, c'è solo da inorridire. Ho scoperto purtoppo da poco questo tema e la sensazione di terrore che ho provato è stata fortissima. Le discariche umane, chiamate Opg (ospedali psichiatrici giudiziari), sono per quanto mi riguarda il più grosso indicatore del nostro stato di profonda inciviltà. In Italia ce ne sono sei: Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, Castiglione delle Stiviere, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia e Napoli, con una leggera differenza tra quelli situati nel meridione, dei veri campi di tortura e gli altri del nord che presentano strutture un tantino più adeguate. Sono stati istituiti dopo che la legge Basaglia , nel 1978, ha decretato la chiusura dei vecchi manicomi criminali, in pratica solo formalmente dato che gli odierni Opg non hanno nulla di diverso dalle strutture che li hanno nel tempo preceduti. Al 30 giugno 2010 vi erano detenute in tutte e sei le strutture 1.547 persone, un numero di gran lunga superiore alla capacità massima degli istituti, e quasi 400 di questi hanno già scontato da tempo il loro periodo di detenzione, ma per vari motivi, o non sanno dove andare o li si ritiene ancora instabili, restano lì a marcire, molti per sempre.

E' qualcosa che riguarda tutti noi, perchè se una comunità non è in grado di occuparsi, e anzi maltratta, le persone più fragili che la compongono, allora ha smarrito il fine della propria missione sociale, che dovrebbe essere di ausilio e promozione dell'individuo; in pratica ha perso!
Lo stato in cui si trovano questi uomini provoca un senso di frustrazione profonda. Potrebbe accadere a chiunque di dover affrontare un periodo difficile, a tal punto da vedere incrinata la propria integrità mentale, e finire in uno di questi posti, dove la dimensione della cura e del ritorno nella società non è nemmeno contemplata. La realtà è che questi luoghi sono funzionali alla nostra società, che ha insita la propensione a relegare ciò che non piace e provoca fastidio lontano dai propri occhi e ancora più distante dalle coscienze. Non a caso molte delle detenzioni che si scontano in questi lager vengono chiamate ergastoli bianchi, proprio per la loro dimensione sociale di occultamento e rifiuto dei cittadini "difettosi", più che legale e giudiziaria, dato che molti degli internati hanno già scontato il periodo di detenzione e non sono più pericolosi, posto che lo siano mai stati.
Il nostro giovane Paese attraversa un brutto periodo, che non è fatto solo di crisi economica e politica ma anche, e soprattutto, di grave crisi sociale. Le immagini del documento filmato lo testimoniano appieno.

Ogni volta che un uomo viene rinchiuso in uno di questi posti, ogni volta che un detenuto si suicida o viene arrestato ingiustamente, che un funzionario pubblico prende una mazzetta, che un poliziotto manganella senza motivo un manifestante, che un luogo viene deturpato dall'abusivismo, ogni volta che un uomo muore sul lavoro e la malavita la fa da padrone un pezzo della nostra cultura e coscienza nazionale muore.

Se"Il grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi", dal discorso di Vittorio Emanuele II pronunciato alla riapertura del parlamento piemontese il 10 gennaio del 1859 in pieno Risorgimento, era rivolto contro l'occupazione italiana da parte degli stranieri, oggi quello stesso grido riguarda l'inciviltà che ha occupato i gangli più profondi del nostro Stato e di riflesso del modo in cui i cittadini si rapportano ad esso. Speriamo che anche oggi chi ha il potere di cambiare le cose, e più in generale gli italiani tutti, non rimangano "insensibili" di fronte al disperato appello di un Paese che sta morendo.


Un proverbio dice: "i pazzi e i bambini sono i più vicini a Dio"
E ancora, su un cartello affiso all'esterno di uno degli istituti vi è scritto: "La fragilità: la condizione più certa dell'esistenza". Non c'è nulla di più vero

Un proverbio dice: "i matti e i bambini sono i più vicini a Dio"
Questo è il documento filmato, con commento, tratto dalla trasmissione Presa diretta andata in onda il 23 marzo 2011 su Raitre.



Questo invece è il link del sito StopOpg, del comitato promotore per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici giudiziari: http://www.stopopg.it/

sabato 16 aprile 2011