lunedì 3 dicembre 2012

This is My land, il docufilm sulla condizione della popolazione palestinese nella città di Hebron. Di Giulia Amati e Stephen Natanson

Il documentario che vi presento oggi è intitolato "This is My Land", per la regia di Giulia Amati e Stephen Natanson, vincitore del premio Donatello 2011, come miglior documentario. Il film cerca di dipingere un affresco della condizione di vita quotidiana dei palestinesi residenti nella città di Hebron, in Cisgiordania (Giudea in ebraico e West Bank in inglese), che insieme alla Striscia di Gaza fa parte dei Territori palestinesi. La città, che dopo la guerra dei sei giorni nel 1967 è tornata sotto la giurisdizione israeliana, ha una popolazione di circa 200.000 abitanti, quasi tutti palestinesi, più 700 coloni israeliani a cui se ne sommano altri 7.000 residenti nella vicina Kiryat Arba . Hebron è una delle città storicamente e biblicamente più importanti per la religione ebraica.

Il problema, poco conosciuto perchè più che altro si parla della Striscia di Gaza e del conflitto israelo-palestinese in altre zone, riguarda appunto la convivenza tra le due comunità. Il film cerca di evidenziare come per garantire la sicurezza di 700 ebrei, per lo più residenti nel centro storico, la stragrande maggioranza palestinese viene quotidianamente discriminata e vessata dalla massiccia presenza di militari israeliani, presenti sul posto proprio a tutela della piccola comunità ebraica. Strade chiuse, divieto di passaggio in alcune zone per gli abitanti arabi, porte murate o finestre sprangate e ancora case palestinesi occupate da coloni israeliani sono all'ordine del giorno ad Hebron. Una situazione che ricorda tanto gli albori del nazismo, e dunque dell'antisemitismo, in Germania. Per ora il governo di Israele ha sempre tollerato l'arroganza ebraica e, tranne rari casi, non ha mai applicato la legge equamente tra cittadini arabi ed ebrei favorendo, com'è facile capire, i soprusi nei confronti della popolazione di religione islamica. La sensazione che ho provato nel guardare il documentario è stata di impotenza assoluta. Di incomunicabilità fra le parti, in particolare perchè la totalità dei residenti ebrei sono estremisti che inseguono ancora la promessa biblica di "una terra donata da dio", e non conquistata con le armi e l'appoggio dell'occidente. In questa logica, definiamola "biblica", Hebron rappresenta una città simbolo per gli ebrei: addirittura si fa riferimento ad essa nella genesi e sarebbe il luogo in cui sono stati sepolti  Abramo, Sara e Isacco, progenitori del popolo di Israele.

Comprensibilmente, se si è convinti di essere "autorizzati" da dio ( nel filmato un palestinese dice che dio non è "un agente immobiliare", come invece sembra che lo considerino gli ebrei ), qualsiasi argomento o tentativo di intermediazione risulterà vano a prescindere. Io non sono mai stato un "ultrà" irriducibile dell'una o dell'altra parte, ma oggettivamente in una situazione del genere c'è poco da discutere su quale sia la fazione maggiormente danneggiata e privata dei propri diritti, anche se, guardando il quadro completo da una posizionata distaccata, è difficile capire come possano anche i coloni accettare una situazione simile, di estrema tensione e intabilità . Magari nel quadro più ampio del conflitto israelo-palestinese altre motivazioni possono essere addotte per giustificare un tale comportamento da parte del governo di Tel Aviv, ma siamo sicuri che tutto ciò possa essere razionalmente spiegato? Io ho qualche dubbio. Buona incazzatura.

martedì 27 novembre 2012

Stanley Kubrick: a life in picture. Documentario che ripercorre la carriera del grande regista americano

Non penso ci siano molte persone al mondo, appassionati e non di cinema, che possano mettere in discussione la grandezza assoluta di Stanley Kubrick. Il regista newyorkese ha il merito di aver analizzato nei suoi film gran parte delle tematiche fondamentali del cinema, con egual successo. Puntiglioso e perfezionista fino all'esasperazione (chiedere agli attori che hanno lavorato con lui), in una carriera lunga quasi quarant'anni ha realizzato soltanto tredici film. Tredici perle che risplenderanno per sempre nell'Olimpo della settima arte, e che non smetterò mai di riguardare. E' davvero raro trovare un regista, con una carriera così lunga, che non abbia messo almeno una volta il piede in fallo e realizzato un film mediocre. Persino ad Hitchcock, altro maestro assoluto, ma agli antipodi di Stan, qualche buco nell'acqua è capitato.

Questo documentario, Stanley Kubrick: a life in pictures, diretto nel 2001 da Jan Harlan è davvero ben fatto e si avvale della collaborazione di molti attori che hanno lavorato con Kubrick, e personaggi del mondo del cinema che lo conoscevano. Una chicca da non perdere per tutti i "malati" del grande schermo. Buona visione.

Filmografia da Regista

- Paura e desiderio (Fear and Desire) (1953) 
- Il bacio dell'assassino (Killer's Kiss) (1955) 
- Rapina a mano armata (The Killing) (1956) 
- Orizzonti di gloria (Paths of Glory) (1957) 
- Spartacus (1960) 
- Lolita (1962) 
- Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba
(Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) (1964) 
- 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) (1968) 
- Arancia meccanica (A Clockwork Orange) (1971) 
- Barry Lyndon (1975) 
- Shining (The Shining) (1980) 
- Full Metal Jacket (1987) 
- Eyes Wide Shut (1999)

venerdì 16 novembre 2012

Caponero Capobianco. Di Rossella Anitori e Antonio Laforgia

Si svegliano quando è ancora buio; ammassati nei furgoni percorrono un labirinto di strade sterrate fino ai campi dove lavorano a testa bassa per oltre dieci ore. Sono i braccianti della grande piana del pomodoro italiano. Migliaia di migranti africani condannati dalla mancanza di alternative a nutrire il grande serbatoio di lavoro nero che sostiene i profitti dell’industria agroalimentare. Non conoscono buste paga, contratti né diritti. Vengono reclutati dai loro stessi connazionali, i “capineri”, dietro a cui si nasconde il “padrone bianco”. Due facce della stessa medaglia, quella di un sistema che dal 2011 la legge riconosce come reato, ma che nelle campagne italiane è ancora la regola. (Sinossi tratta dal sito http://www.zalab.org/newsite/)

Questa è la prima opera di Rossella Anitori, mentre per Antonio Laforgia siamo al secondo lavoro, dopo il bel Inshallah, anch'esso sull'immigrazione in Europa. A breve verranno fissate delle date per la proiezione integrale del film-documentario. Alle riprese ha collaborato anche il fotografo Raffaele Petralla. 


Caponero Capobianco (doc, 6’, Italia, 2012)
di Rossella Anitori e Antonio Laforgia
Fotografia – Rossella Anitori, Antonio Laforgia, Raffaele Petralla
Montaggio – Rossella Anitori, Antonio Laforgia, Chiara Russo

L'anteprima del documentario, pubblicata sul sito del produttore Zalab. (Se riscontrate problemi nella visione, lasciate caricare un po' il video in "pausa" e poi passate alla riproduzione)



Caponero Capobianco from Za Lab on Vimeo.

giovedì 15 novembre 2012

Il Tav ripudiato da tutti: la Corte dei conti francese mette in guardia il proprio governo sull'aumento dei costi della tratta Torino Lione. Ma l'Italia va avanti con l'opera.



Dopo anni di lotta solitaria per cercare di far ragionare un'intero Paese sull'antieconomicità, e pericolosità ambientale, dell'opera, finalmente i No Tav trovano una sponda più che attendibile e leggittimata in molti angoli d'Europa. Paesi come la Russia, il Portogallo e la Germania, che avevano in progetto di realizzare un loro Tav, hanno già definitivamente rinunciato all'idea per questioni legate agli esorbitanti costi di realizzazione, con la possibilità di sopperire all'opera implementando e migliorando la linea già esistente.  Evidentemente si sono resi conto che il gioco non valeva la candela. I tedeschi, in particolare, hanno motivato questa decisione con il fatto che "viaggiare a 300 all'ora" comporterebbe costi di "ammodernamento e manutenzione" delle linee e dei treni superiori di gran lunga ai ricavi. Il presidente delle ferrovie tedesche, Rudiger Grube, ha inoltre ricordato come "la minore velocità riduce i ritardi dovuti alle perturbazioni del traffico, e rende più facile il rispetto delle coincidenze". Il governo tedesco, tramite la Deutsche Bank, ha assegnato l'anno scorso alla Siemens una commessa da 6 miliardi di euro per 220 nuovi treni Ice, che dovrebbero entrare in servizio entro il 2020 in sostituzione di quelli di prima e seconda generazione e anche degli attuali convogli Intercity; la loro velocità - è già stato annunciato - sarà di 230 o 250 chilometri l'ora a seconda del tipo. Secondo «Wirtschaftswoche» (periodico tedesco) anche la francese Sncf avrebbe per ora deciso di rinunciare al previsto aumento della velocità massima dei Tgv dagli attuali 300-320 kmh a 350. (Fonte: Il Sole24ore)
Il fatto che russi e portoghesi non abbiano più in animo di costruire le loro tratte, che rappresentano rispettivamente l'inizio e la fine del corridoio 5, dovrebbe essere già di per se un motivo per rivedere e ripensare completamente il concetto, almeno per quanto riguarda l'Italia, di "Corridoio Paneuropeo".
Ma la notizia più importante per i movimenti che si battono contro la realizzazione della tratta Torino-Lione arriva proprio dalla Francia, paese partner dell'Italia nella realizzazione dell'opera. La Corte dei conti francese una settimana fà ha pubblicato un documento per il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, in cui mette in guardia il proprio governo sull'aumento sproporzionato dei costi in rapporto ai possibili ricavi che si otterrebbero dalla movimentazione di merci tra Francia e Italia. In previsione del vertice sul Tav, in programma il 3 dicembre a Lione, tra Mario Monti e François Hollande, l'organo di controllo francese raccomanda di "non trascurare soluzioni alternative , cioè miglioramenti della linea esistente", e considerare "in maniera sistematica, tenendo conto della situazione finanziaria del Paese, la rendita dell’opera in rapporto alla sua capacità di far crescere l’economia". Sempre secondo la Corte dei conti transalpina negli  anni i costi per la costruzione del Tav, che nel 2002 erano stimati in 12 miliardi di euro, sono lievitati a tal punto, 26 miliardi, da rendere l'opera del tutto antieconomica. Per di più che l'Europa si farà carico solo di una minuscola parte della spesa totale, e il grosso delle spese ricadrà sui due paesi che ne dovrebbero beneficiare, Francia e Italia. Nel documento si rivede anche l’aumento del budget del programma di studio e dei lavori preliminari: stimato inizialmente a 320 milioni, poi a 371, è stato portato a 534,5 a partire dal marzo 2002, in seguito a 628,8 milioni nel programma del 2006. Le stime presentate alla conferenza intergovernativa del 2 dicembre 2010 l’hanno portato a 901 milioni”. Questo costo, quasi triplicato è dovuto alla realizzazione delle discenderie (gallerie), ai problemi geologici e, sul versante italiano, alle proteste e alla variazione del tracciato (da Venaus a Chiomonte), ricorda il presidente della corte dei conti Migaud" (fonte: Il Fatto Quotidiano). Secondo un'accordo stipulato tra Francia e Italia il 30 gennaio scorso, si prevede per la prima fase la seguente ripartizione dei costi fra i due paesi: 42 per cento alla Francia, il resto all’Italia, mentre la seconda fase (acquisti dei terreni, reti deviate) pesa tutta sull’Italia.



Riguardo la movimentazione delle merci tra Italia e Francia, il documento ricorda come il progetto sia stato  "concepito in un contesto di forte crescita del traffico attraverso l’arco alpino”, scrive Migaud, per questo ora bisognerebbe rivalutare completamente i flussi. Nel 1991, negli anni in cui venne lanciata l’idea della Torino-Lione, il rapporto Legrand prevedeva che i passaggi di merci sarebbero più che raddoppiati tra il 1987 e il 2010, ma già nel 1993 uno studio riteneva che quel rapporto sovrastimasse i passaggi e la crescita. Poi, dal 1999, i traffici sono diminuiti: da una parte la chiusura temporanea del Monte Bianco, dall’altra l’apertura di nuove vie in Svizzera, la fine dei transiti notturni e la crisi. Tutti i passaggi tra Francia e Italia ne hanno risentito, fatta eccezione di Ventimiglia su cui arrivano i flussi dalla Spagna. Solo nel 2035, ricorda la Corte citando uno studio dei flussi voluto da Ltf (Lyon-Turin ferroviaire, società che gestisce l’opera), è prevista la saturazione della linea storica (Fonte: Il fatto Quotidiamo). 

Tutto ciò palesa come l'intera opera abbia motivo di andare avanti, esclusivamente, alla luce delle enormi commesse stipulate dai governi con le aziende scelte per realizzarla . Per quanto riguarda l'utilità per i cittadini dei due paesi, non v'è traccia alcuna di un miglioramento, sia economico che di agevolazione degli spostamenti privati, che giustifichi un tale sperpero di denaro pubblico. Gli interessi intorno alla costruzione della linea per il Tav sono enormi, e l'auspicio, piuttosto velleitario visto l'andazzo generale dei nostri governi, è che la ragione e il bene comune alla fine abbiano la meglio sugli interessi di pochi imprenditori che già si fregano le mani all'idea che tutto venga confermato così com'è.


Per una infarinatura generale sul tema dei Corridoi Paneuropei Klikkare qui sotto

http://it.wikipedia.org/wiki/Corridoi_paneuropei

mercoledì 14 novembre 2012

Bukowski: Born Into This (Nato per essere Bukowski). Il film documentario sul grande scrittore americano

Bellissimo film documentario sulla figura, la follia e il genio di Charles Bukowski. Uno dei più innovativi e puri narratori e poeti del nostro secolo. Le sue opere le conosciamo tutti: le tante poesie, più di mille, e i romanzi come Post office, Factotum, Panino al prosciutto e le raccolte di racconti, tra cui Storie di ordinaria follia e Compagno di Sbronze. I suoi temi erano la sua vita: notti brave a base di alcol, tantissimo, scopate rubate qua e là a donne belle, brutte, vecchie e giovanissime, scommesse ai cavalli dove non beccò mai un quattrino e tutta la sua carica anticonformista, che lo fece essere uno degli ultimi esponenti di quella grande corrente culturale e poetica che fu la "Beat generation".
Ma quante volte abbiamo potuto ascoltare la sua voce così profondamente alcolica e piena zeppa di nicotina? In quanti, che pur ne conoscono l'opera, hanno idea di come fosse, di come si muovesse, delle espressioni del suo volto butterato dall'acne giovanile? Aldilà delle poche foto che a volte si trovano sui suoi libri, questo film, "Bukowski: Born Into This" (Nato per essere Bukowski), diretto da John Dullaghan nel 2003  ci dà la possibilità di vedere in azione il buon vecchio Henry Chinaski, in tutta la sua geniale pazzia. Nel film compaiono anche alcuini suoi grandi amici, come Bono Vox, Sean Penn e Tom Waits. 

Un paio di poesie per ricordarci chi era il vecchio Hank:

"Primo amore"                                                  

Un tempo quando avevo 16 anni
c'era solo qualche scrittore a darmi speranza e conforto.

a mio padre non piacevanoi libri
e a mia madre neppure
perchè non piacevano al babbo
specie i libri che prendevo io in biblioteca:
D.H. Lawrence, Dostoevskij, Turgenev,
Gorkij, A. Huxley, Sinclair Lewis,  e altri.

avevo la mia camera da letto
ma alle 8 di sera bisognava filare tutti a nanna:
il mattino ha l'oro in bocca, diceva mio padre poi gridava:
luci spente

allora mettevo la lampada sotto le coperte
e continuavo a leggere sotto la luce calda e nascosta:
Ibsen, Shakespeare, Cechov,  Jeffers,Thurber, Conrad Aiken e altri.

mi offrivano una opportunità e qualche speranza
in un posto senza opportunità
speranza, sentimento.me la guadagnavo.
faceva caldo sotto le coperte.
qualche volta fumavano le lenzuola
allora spegnevo la lampada,
la tenevo fuori per raffreddarla.

senza quei libri non sono del tutto sicuro
di cosa sarei diventato:
delirante; parricida; idiota; buonannulla.

quando mio padre gridava
luci spente
son sicuro che lo terrorizzava
la parola ben tornita e immortalata
una volta per tutte nelle pagine migliori
della nostra più bella letteratura.

ed essa era lì per me vicina a me sotto le coperte
più donna di una donna più uomo di un uomo.

era tutta per me e io la presi




 "La società dovrebbe capire"

uno consulta filosofi e psichiatri
quando le cose non stanno andando bene
e le puttane quando vanno bene.
le puttane esistono per i ragazzi e
per i vecchi; ai ragazzi dicono:
"non spaventarti, dolcezza, ecco lo infilo
dentro io per te".
e per i vecchi
recitano come se
uno le stesse conquistando sul serio.
la società dovrebbe capire il valore delle
puttane - intendo quelle a cui piace il mestiere -
quelle che quasi lo rendono
un'arte.

penso a una volta
in un bordello messicano
a una di quelle con straccetto e scodella
che mi lavava l'uccello,
e diventò duro
e lei rise
e io risi
e lei lo baciò, gentilmente e lentamente, poi andò a
distendersi
sul letto
e le montai sopra e lo facemmo piano, senza sforzo,
senza tensione,
e qualcuno bussò alla porta
e cacciò un urlo:
"hey! che diavolo succede lì dentro?
sbrigatevi!"
ma era come una sinfonia di Mahler
- non ti fai fretta
e basta.

quando finii e lei s'alzò, riapparve
di nuovo con straccio e scodella
ed entrambi ridemmo;
allora lo baciò
gentilmente e lentamente,
e io mi tirai su e mi rivestii
e me ne andai -
"Gesù, compare, che diavolo facevate là
dentro?"
"scopavo," dissi al gentiluomo
e camminai fino in fondo al corridoio e scesi i gradini e rimasi

là fuori sulla strada ad accendere una di quelle
dolci sigarette messicane alla luce della luna.
liberato e di nuovo reso umano
per 3 dollari appena,
amavo la notte, il Messico e
me stesso.


Bukowski: Born Into this di John Dullaghan (2003)

domenica 23 settembre 2012

La miopia del governo e degli italiani di fronte ai tagli all'assistenza per i disabili

Dopo due anni di speranze ed esasperante attesa il governo ha dato parere negativo all'istituzione di un fondo, 150 milioni di euro, da destinarsi alla realizzazione di centri di accoglienza per persone disabili rimaste sole. Migliaia di famiglie italiane vedevano in questo seppur minimo contributo l'unica possibilità di far fronte alle spese per le cure e l'assistenza ai propri cari. Con questa nuova sforbiciata, e dopo i tagli di luglio, le politiche sociali del nostro paese rischiano seriamente di far sprofondare all'incirca 860 mila italiani (è il numero delle persone, tra malati gravi, anziani e giovani più a rischio) nel baratro dell'abbandono. E' la dimostrazione di come l'abito mentale di un governo tecnico sia allo stesso tempo tanto efficace nella ristrutturazione dei conti pubblici, per via di un contenimento indiscriminato delle spese, quanto inappropriato alla comprensione reale e profonda delle questioni che quotidianamente attraversano il nostro paese. Quest'ultimo compito sarebbe quello proprio della politica, se quella nostrana non fosse così scadente e lontana dalle esigenze dei propri governati, a tal punto da dover ricorrere a dei "tecnici".

Facendo parlare i numeri si capisce come sia altissimo il rischio di far diventare l'Italia l'inferno dei più deboli. Nonostante ciò, ed è questo un sintomo profondo della crisi anche morale che attraversa il "belpaese", il tema appassiona davvero pochi italiani, che perlopiù se ne fregano, lasciando la protesta completamente sulle spalle dei diretti interessati e delle loro famiglie. In Italia ci sono circa 4,1 milioni di disabili., il 6,7 percento della popolazione, e di questi 2,1 milioni versano in condizioni particolarmente gravi e bisognose di cure ed assistenza. Una delle paure più grandi per le famiglie dei disabili più gravi è, com'è facile pensare, rappresentato dal futuro. E la domanda impellente che si pongono è: "dove finiranno i nostri figli quando noi non ci saremo più?" Naturalmente chi governa il nostro paese questa domanda non se l'è posta, visti i tagli già effettuati dal governo precedente, per mano di Tremonti, e che hanno portato il budget per le politiche sociali dai 929 milioni del 2009 ai 220 milioni del 2011,  e non rifinanziato il fondo per la non autosufficienza, tagliando in un sol colpo i 400 milioni di euro che vi erano destinati. Una vera è propria ecatombe, che rischia di generare, in un Italia già sfiancata dalla crisi, nuove povertà e disparità. Il periodo economico che stiamo vivendo costringe gli stati, in seno al sistema capitalistico di mercato, a profonde ristrutturazioni della spesa pubblica. Tagli che non possono essere indiscriminati, poichè alcuni settori rimangono vitali e fondamentali per il corretto bilanciamento del patto sociale. Per di più il settore dell'assistenza ai disabili occupa nel nostro paese centinaia di migliaia di persone, che hanno già perso o perderanno il lavoro, deprimendo ancora di più gli asfittici consumi. Molte regioni, in seguito a questi decurtamenti, hanno già operato delle decise restrizioni di spesa che al sud in alcune regioni si sono tradotte in tagli fino al 70 %. E se nel nord le dicffioltà possono essere calmierate dalla maggior presenza sul territorio di strutture destinate all'assistenza dei portatori di handicap, da Roma in giù la situazione è gravissima. In percentuale la spesa che lo stato destina a disabili, anziani, minori, etc rappresenta lo 0,4% del Pil. Un inezia se rapportata alle altre voci di spesa che riguardano il funzionamento dell'apparato burocratico e della politica.

Ancor più pericoloso è il messaggio, cinico ed egoistico, che tali provvedimenti veicolano tra i cittadini, e cioè che se non si è direttamente interessati da una disabilità o se non si ha un figlio o un parente con questi problemi ad avere la preminenza è la salute dei conti pubblici. Alla faccia della solidarietà di cui si informa la nostra costituzione quando dice che " è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana..." Non sono un costituzionalista, ma non ci sarebbero gli estremi per dichiarare questi tagli incostituzionali?

In tutto ciò rimane un senso di profondo scoramento per una società che se da una parte, e per voce di vari partiti politici che si fanno alfieri di temi sociali, dibatte sulla sacralità della famiglia, sul matrimonio dei gay e sulla possibilità di lasciar loro adottare dei figli, quando si tratta di proteggere i più deboli, quelli che davvero e anche fisicamente non possono provvedere a loro stessi, si volge egoisticamente dall'altra parte. Una miopia tale che non ci si rende conto neanche del fatto che il nostro destino è inconoscibile e che domani potrebbe capitare ad ognuno di noi di avere bisogno di aiuto. Uno stato e una società che non sono capaci di proteggere i propri componenti più deboli è destinata inevitabilmente a fallire il proprio obbiettivo, che è quello della promozione e della cura del genere umano. Questo problema più di ogni altro ci interessa tutti, perchè come diceva Brecht, in un vecchio ma sempre attuale monito riferito alla persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti,  "un giorno vennero a prendere me,  e non c'era più nessuno a protestare".

sabato 16 giugno 2012

Elezioni greche: lo spauracchio della sinistra radicale e il ricatto tedesco



Oggi in Grecia si vota per la seconda volta in 40 giorni. Quasi un mese e mezzo fà dalle urne venne fuori un parlamento che non riuscì a sintetizzare un nuovo governo.
Mai come in questa occasione le elezioni greche sono state al centro dell'attenzione di tutti i governi dell'eurozona e del mondo in generale. Dipenderà, infatti, dal volere del popolo greco il futuro dell'Europa unita e la stabilità della  moneta unica, almeno è questo che la grande informazione, per lo più organica ai governi, ci sta propinando da qualche settimana a questa parte. Il piccolo paese ellenico è sottoposto ad una pressione incredibile, al limite dell'ingerenza illegittima, da parte dei paesi più importanti d'Europa. C'è il pericolo, concreto, di una vittoria elettorale della sinistra radicale, che per voce del suo leader, Alexis Tsipras, ha già annunciato che non accetterà il piano d'austerity proposto dalla Troika ( Bce, Ue e Fondo monetario internazionale). I tedeschi in primis, con gran parte degli altri governi europei, auspicano una vittoria dei conservatori di Antonis Samaras, che dovrebbe dare più garanzie dal punto di vista del rispetto degli accordi già presi.

Nelle ultime ore la cancelliera tedesca Merkel ha palesemente esortato i greci a votare per Samaras, dicendo che "è molto importante che nelle elezioni di domani (oggi) il risultato sia la formazione di un governo che dica 'Ok, terremo fede agli accordi' ". Il vice cancelliere tedesco Philipp Roesler, invece, ha deliberatamente minacciato i dieci milioni di elettori greci legando inscindibilmente il rispetto dell'austerity alla possibilità di ulteriori aiuti economici al paese. Anche Obama, dall'altra parte dell'Atlantico, ha fatto sentire la sua voce e, manco a dirlo, anche lui auspica una vittoria del fronte conservatore. Per non parlare poi del presidente dell'eurogruppo, Juncker, il più esplicito e catastrofista di tutti, secondo cui "bisogna assolutamente impedire che la Grecia esca dall'Euro", perchè questo "avrebbe un effetto devastante. I greci devono esserne consapevoli", ha detto. "Se vincerà la sinistra radicale... le conseguenze sull'unione monetaria sono imprevedibili". Juncker ha poi ricordato che bisognerà trattare e ascoltare qualunque governo venga fuori dalle urne, ma che "dovrà continuare le misure di austerità concordate e il corso delle riforme. Senza di esse, non ci potrà essere altro denaro". Per Roesler, quello di sopra, "la solidarietà non è a senso unico".


La Grecia arbitro delle sorti dell'economia mondiale, dunque. In pratica stronzate. Innanzitutto chi ci dice che continuare con l'euro sia la strada giusta sono gli stesi che ci hanno portato a questo punto. Sono gli stessi che, con gli strumenti del sistema capitalistico, finanziario e apolitico della Banca Centrale Europea non sono riusciti finora a tirarci fuori dalle secche in cui ci troviamo. Sono gli stessi che hanno delegato tutto il nostro futuro in mano a pochi tecno-burocrati in doppiopetto e che ora piangono (la nostra) miseria. 
Alexis Tsipras
Perchè mai la Grecia dovrebbe sacrificare un numero indeterminato di anni all'austerity. Perchè mai dovrebbe accettare misure così drastiche e inumane. Il paese rischia di cadere in uno stato di povertà e instabilità che, se da un lato può aprire la strada a nuove forme di governo, ad esperimenti interessanti di gestione dell'economia pubblica, dall'altro può far risorgere vecchi spiriti nazionalisti e fascisti mai sopiti. I tedeschi in testa e a ruota tutti gli altri governi forti dell'Europa dei banchieri non hanno minimamente a cuore la sorte del popolo greco, ma solo la stabilità della moneta e del sistema che la gestisce. E allora perchè il popolo greco dovrebbe interessarsi dell'Europa? Perchè non fare come l'Ecuador, che ha tranquillamente detto: "noi non possiamo ripagare, a queste condizioni, il debito che "altri" ci hanno procurato. Faremo quello che possiamo, ma metteremo al primo posto la gente e i suoi bisogni. Lo so, faccio troppe domande, ma come pensano i vari Merkel, Holande, Monti etc. che i greci possano continuare a vivere degnamente con le misure che la Troika gli ha imposto? 

A questo punto un'uscita dall'Euro da parte della Grecia potrebbe essere il male minore, anche per noi. Per cercare una nuova via che, senza ombra di dubbio, non la si potrà trovare senza sconvolgimenti epocali. Senza conseguenze si drammatiche ma anche liberatorie di tutta una serie di proposte alternative represse dalla situazione odierna, retta dal sistema vigente. In poche parole se vogliamo che le cose cambino dobbiamo accettare il fatto che ci sarà da soffrire. E per quelli come noi, che il culo ce l'hanno già per terra, sarà meno difficile che per altri, che invece hanno tutto l'interesse a mantenere le cose così come sono.


Che il popolo greco scelga liberamente il proprio futuro, senza i diktat e i ricatti dei parrucconi europei.

giovedì 3 maggio 2012

Fritz Lang intervistato da William Friedkin

Fritz Lang è stato ed è indubbiamente uno dei più grandi creatori di film di sempre. Metropolis, Il dottor Mabuse, Il diabolico dottor Mabuse, Il testamento del dottor mabuse, Dietro la porta chiusa, La bestia umana, Il grande caldo, M Il mostro di Dusseldorf, La strada scarlatta sono solo alcuni dei suoi capolavori, film che io ho amato guardato e riguardato un'infinità di volte. Pellicole che spaziano dal noir alla fantascienza più visionaria, sempre però con l'intento di sondare e scandagliare l'animo umano più profondo, con le sue paure, le sue perversioni e paranoie. Anche Hitchcock fu ispirato da Lang: Hitch amava ricordare infatti come la sua passione per il delitto nascesse dalla visione di M il mostro di Dusseldorf.
Mai però avevo ascoltato un'intervista così lunga al grande regista tedesco. Anneddoti della sua vita sotto il nazismo, delucidazioni sulla sua poetica e sulla sua tecnica fanno di questa intervista una prelibatezza per tutti coloro che oltre a ciò che vedono sullo schermo sono interessati anche al fantastico mondo che vi è dietro. Buon divertimento!



Già che ci siamo e dato che adoro Lang (e sono anche molto buono) eccovi una selezione di suoi film, tra cui Metropolis in versione restaurata e con le musiche suonate dal vivo, M il mostro di Dusseldorf anch'esso restaurato, La strada scarlatta, Dietro la porta chiusa, Il testamento del dottor Mabuse e Il diabolico dottor Mabuse.(Scusate ma i film non sono in ordine cronologico)


Metropolis (1927)


La strada scarlatta(1945)



 M il mostro di Dusseldorf (1931)


Dietro la porta chiusa (1948)


Il testamento del dottor Mabuse (1933)
 


Il diabolico dottor Mabuse (1960)
 

mercoledì 2 maggio 2012

Salvador Allende (Cile 11 settembre 1973). Film documentario di Patricio Guzman Lozanes

La breve storia di Allende che trovate qui di seguito è la stessa che trovate nella pagina Youtube dove il filmato è stato editato. Il film è davvero molto interessante, soprattutto perchè realizzato da un regista cileno, Patricio Guzman Lozanes, che ha vissuto in prima persona i fatti che descrive, dando così la possibilità a chi guarda l'opera di capire davvero cosa avvenne quel "maledetto" 11 settembre del 1973. In sostanza con l'aiuto degli Usa e delle frange più reazionarie della chiesa cattolica cilena, l'esperimento politico di sinistra più innovativo, non solo del sud-America, ma dell'intero panorama politico mondiale è stato soffocato nella culla. Probabilmente proprio il fatto che sia stato così rapidamente represso è la prova inconfutabile delle enormi potenzialità che avrebbe potuto avere. In un continente che ha visto gli Stati Uniti, alleati con le innumerevoli dittature di destra succedutesi nel XXsec in molti dei paesi che lo compongono, depredare e tarpare le ali di uno sviluppo che solo oggi fa davvero sentire il suo peso nel mondo.


Salvador Isabelino del Sagrado Corazón de Jesús Allende Gossens (Valparaíso, 26 giugno 1908 - Santiago del Cile, 11 settembre 1973) è stato un politico e medico cileno, primo Presidente marxista democraticamente eletto nelle Americhe. Allende fu Presidente del Cile dal 3 novembre 1970 fino alla destituzione violenta a seguito di un colpo di stato militare appoggiato dalla CIA con il sostegno diretto del governo USA (Richard Nixon e Henry Kissinger), avvenuta l'11 settembre 1973, giorno della sua morte. Laureatosi in medicina all'Universidad de Chile, ne fu allontanato e venne inquisito per motivi politici alla fine degli studi. Nel 1933 partecipò alla fondazione del Partito Socialista Cileno. Successivamente venne eletto deputato del parlamento cileno nel 1937. Nel 1943 venne scelto come segretario del Partito Socialista e ricoprì la carica di ministro della sanità, mentre nel 1945 divenne senatore. Nel 1970 ottenne la vittoria elettorale come candidato alla nomina a presidente della repubblica del Cile, quindi presiedette un governo di coalizione. Nel 1973 un "golpe" organizzato da elementi reazionari e fascisti dell'esercito causò la sua morte in circostanze drammatiche nel palazzo presidenziale a Santiago del Cile, portando al governo il generale Augusto Pinochet, che instaurò una dittatura militare sostenuta dall'imperialismo internazionale e dal Vaticano di Giovanni Paolo II. I sostenitori di Allende si riferivano a lui come Compañero Presidente ("Compagno Presidente").
Patricio Guzmán Lozanes (Santiago del Cile, 11 agosto 1941) è un regista, sceneggiatore, attore e fotografo cileno. È conosciuto a livello internazionale per aver diretto i tre documentari della "Battaglia del Cile": "L'insurrezione della borghesia" (La Batalla de Chile: La insurrección de la burguesía, 1975), "Il colpo di stato" (La Batalla de Chile: El golpe de estado, 1977) e "Il potere popolare" (La Batalla de Chile: El poder popular, 1979).
Ha diretto inoltre "Il caso Pinochet" (Le Cas Pinochet, 2001) e "Salvador Allende" (2004).


lunedì 30 aprile 2012

Hitch. The great Alfred: breve biografia di uno dei più grandi registi di sempre

Il documentario è interessante, in particolare per gli appassionati di Hitchcock, perchè oltre a descrivere la vita del grande maestro ne mostra alcune immagini e si avvale delle testimonianze di diverse persone che gli sono state vicine nella sua avventura di uomo e regista. Il mio "artigiano" di film preferito.


lunedì 16 aprile 2012

Donne contro L'Ilva di Valentina D'Amico. Per non dimenticare l'olocausto che la città di Taranto sta ancora offrendo alla voracità umana

L'esempio più lampante e sconcertante di come il sistema che vige nel nostro mondo non funziona. Non si può barattare la propria vita per un posto di lavoro. Per quel posto non si può rischiare di ammalarsi e morire prematuramente. Non si può sacrificare tutto per un piatto di minestra. Chi di voi lo farebbe?
Eppure in questo mondo, con queste regole e con la società e il governo delle vite che ne scaturisce può succedere anche di rinunciare all'unico passaggio sulla faccia della terra a noi consentito. Per un lavoro. In una società anarchica, dove la gente pensa davvero al proprio bene comune e non lo baratterebbe con nulla, tutto ciò non potrebbe accadere. Ma teniamoci il nostro stato, la nostra giustizia, i nostri morti e le nostre lacrime.
Fino a quando........


lunedì 2 aprile 2012

Puntata di Presa Diretta sulla situazione in Libia. Testo in inglese della sentenza dell'EHCR che ha condannato l'Italia per i respingimenti




Quello a cui non si riuscirà mai ad arrivare, purtoppo, è l'incriminazione di Maroni e dei suoi sodali per crimini contro l'umanità. Perchè è di questo che si sta parlando. E naturalmente tutti sapevano come sarebbe andata a finire per i poveri migranti messi di fronte all'impossibilità di attraccare in Italia, senza acqua nè cibo e tantomeno benzina per tornarsene a casa.
Ma per la pavidità delle istituzioni europee e l'ipocrisia del nostro sistema è già molto che si sia arrivati a questa sentenza, naturalmente tutta interna alle istituzioni che regolano il gioco.

Ecco il testo della sentenza, purtroppo solo in inglese.

testo della sentenza dell'EHCR che ha condannato l'Italia per i respingimenti

Crisi greca: la risposta dei cittadini alle misure di austerity


Come sempre nella storia dell'uomo, la piccola (grande) nave dei lavoratori e delle classi meno abbienti è messa in pericolo da una violenta burrasca. La cosidetta crisi economica che sta scuotendo i mari della nostra strana contemporaneità, sta mettendo a dura prova la resistenza di tutti coloro non hanno a portata di mano un salvagente. Tralasciando la metafora marinaresca, sostanzialmente il presente e, ancora di più, il futuro di operai, lavoratori dipendenti, piccoli commercianti, disoccupati e in generale tutti coloro non possono "vantare" un alto reddito è più fosco che mai.

Dall'inizio di questa fantomatica crisi, il messaggio che governi e istituzioni economiche stanno cercando fortemente di far passare, soprattutto tra la gente comune a basso reddito, è il seguente:
"abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Per far ciò ci siamo indebitati tanto, troppo. E' arrivato il momento di ridurre le nostre pretese e di concorrere tutti insieme al risanamento dei conti pubblici e al riavvio dell'economia".
Messo in questi termini per l'uomo della strada il discorso potrebbe anche sembrare giusto, plausibile. Ma se riflettiamo un attimo su quello che sta accadendo ci accorgiamo che, detto in parole povere, il paternalismo dei nostri governanti nasconde ancora una volta un'enorme fregatura per la maggior parte dei cittadini che vivono ormai sulla soglia dell'indigenza.
In Italia come in Europa i governi hanno approntato misure draconiane per, dicono loro, il riassestamento dei conti pubblici. Guarda caso,però, coloro che dovranno fare i sacrifici maggiori saranno proprio quelli che già non se la passano granchè bene.

Basta vedere quello che sta accadendo in Grecia, dove i parrucconi dell'Europa delle banche e degli affari stanno esautorando un intero popolo del proprio futuro, facendo cadere in povertà milioni di cittadini. La giustificazione a questo scempio, sempre secondo la versione ufficiale, è data dal fatto che tutti i greci, negli ultimi anni, hanno goduto di un benessere non adeguatamente supportato da un'economia florida. Per questo motivo ora tutti i greci devono tirare la cinghia fino a strozzarsi. Nessuno però parla del fatto che la parte ricca della popolazione, largamente minoritaria, non è stata toccata quasi per niente dalle misure e che la "troika", formata da Fmi, Bce e Ue, ha imposto tagli in pratica su tutto quello che riguarda lo stato sociale tranne che sulle spese militari che ancora oggi succhiano all'incirca il 5,5 per cento del pil greco. Il motivo? Semplicemente perchè le commesse più importanti dell'esercito greco sono in mano a tedeschi e francesi che, ormai non è più un mistero, hanno imposto come requisito fondamentale all'erogazione degli aiuti la continuazione dei rapporti economici tra l'esercito e le proprie aziende del settore degli armamenti. All'orizzonte per i greci si profilano migliaia di licenziamenti sia nel settore pubblico che in quello privato, il salario minimo scenderà da 650 a 500 euro al mese e i dati mostrano l'ecatombe sociale a cui si sta sottoponendo un intero popolo: 21 per cento delle persone in età lavorativa disoccupate (più di un milione di persone), una percentuale che per i giovani raggiunge il 48 per cento, quasi la metà dei giovani greci. e il 27,7 per cento della popolazione vive sotto il livello di indigenza.

Una porcata, insomma, a cui la gente ha risposto con manifestazioni di protesta imponenti ad Atene e in altre città, puntualmente e brutalmente represse dagli sbirri del potere centralizzato. I poliziotti sono sulla stessa barca dei manifestanti, vengono pagati una miseria, rischiano la pelle e il welfare sarà tagliato anche per loro, ma comunque prestano il braccio al potere per reprimere i loro fratelli che hanno raggiunto la consapevolezza di quello che sta accadendo. Questa è una cosa che non capirò mai. Tornando a noi, in Grecia oltre alle giuste rimostranze la gente ha deciso di agire direttamente per salvaguardare la propria vita, autogestendosi, occupando e rifiutandosi di sottostare alla mannaia che è calata sulle loro teste.
In mezzo a questo sfacelo forse sta nascendo un'autoscienza che, purtroppo, solo il bisogno e le vessazioni possono generare. Il capitalismo con la sua promessa di benessere eterno e a buon mercato è un potentissimo sedativo per le menti e le anime, ma quando il sogno si mostra per quello che è, cioè un incubo, la gente torna a pensare e si rende conto che deve prendere in mano la propria vita se non vuole fare la fine del topo.

Alcune esperienze di autogestione e solidarietà dal basso che hanno visto la luce in questi mesi in Grecia sono davvero molto importanti e potrebbero servire da esempio a altri paesi, come l'Italia, che presto o tardi si ritroveranno nelle stesse condizioni. Come la fabbrica siderurgica di Halyvourgia, tra le più grandi del paese, in sciopero da diversi mesi ora occupata e autogestita. I lavoratori della catena di caffetterie Hatzis di Salonicco, hanno rifiutato di essere pagati 400 euro al mese per 12 ore al giorno e stanno ora autogestendo il negozio. Il canale televisivo ALTER, dove i lavoratori, per mesi senza stipendio, hanno occupato e gestiscono autonomamente la rete. Oppure come il giornale Elefterotypia, uno dei giornali più letti in Grecia, dove 800 lavoratori tra giornalisti, tipografi e tecnici, in sciopero da quasi 4 mesi, stanno autoproducendo il giornale.
Una delle esperienze più importanti e utile a molte persone è quella dell'ospedale Kikis (nella foto di fianco l'entrata principale),nella parte settentrionale del paese, dove l'assemblea generale sta autogestendo e continuando a fornire i servizi alla cittadinanza, mentre lo stato con i tagli alla sanità non è più in grado di assicurare il diritto alla salute del proprio popolo.

Queste ed altre esperienze fanno della Grecia un vero e proprio laboratorio sociale, che dimostra che se si vuole si può bypassare lo stato e il mercato e che le persone hanno diritto a decidere della propria sorte. In barba ai governi, all'Europa e ai banchieri, succhiasangue assetati di denaro e di potere per i quali noi siamo un peso quando le cose vanno male e vacche da macello quando invece vanno bene. Apriamo gli occhi e non beviamoci tutto quello che ci propinano, abbiamo i mezzi e le capacità per decidere il nostro destino, dobbiamo solo prenderne coscienza.

sabato 31 marzo 2012

The Blues, di Martin Scorsese. Emozionante viaggio alla riscoperta delle radici del blues e della cultura afro-americana

Il film che vi consiglio questa volta e che, per vostra fortuna, ho trovato completo su YouTube è una vera prelibatezza per i cultori del grande blues e curiosi che vogliono saperne di più su un pezzo importante del grande puzzle che compone la cultura nord'americana. Naturalmente sto parlando della cultura afro-americana, che ha dato vita prima agli spirituals e poi al blues.
Oggi il blues, la musica dell'anima, non è solo un pezzo importante della tradizione dei neri d'America, è un patrimonio mondiale, così come lo sono i suoi autori e le loro storie spesso romanzesche. Ai nostri giorni grandi musicisti anche bianchi hanno continuato ad arricchire quella musica che, sola come nessun'altra, può diventare quando l'ascolti una lametta che ti tagliuzza la schiena o un balsamo per gli affanni della quotidianità.
Ma com'è cominciato tutto, e dove!? Chi erano i primi bluesman del Delta del Mississipi!? Martin Scorsese ha prodotto un'opera bellissima e utilissima per cercare di dare risposta a queste domande. Insieme ad altri grandi registi di fama internazionale, come Wim Wenders, Clint Eastwood, Marc Levin, Mike Figgis, Charles Burnett, Richard Pearce e Robert Kenner, ha suddiviso per temi e per strumenti il panorama che compone il grande affresco del blues, realizzando un film-documentario antropologico e etno-muscicologico.
Da non perdere assolutamente!!

Questa è l'opera completa suddivisa per autori e titoli:

Dal Mali al Mississipi - Martin Scorsese
L'anima di un uomo - Wim Wenders
The Road to Memphis - Richard Pearce e Robert Kenner
Warming by the devil's Fire - Chrles Burnett
Godfathers and Sons - Marc Levin
Re, White and Blues - Mike Figgis
Piano Blues - Clint Eastwood

Martin Scorsese ha prodotto l'intera opera e ha diretto il primo capitolo, Dal Mali al Mississipi, Che trovate qui sotto.





Quello di sotto è L'anima di un uomo, il capitolo affidato a Wim Wenders.






Questo è Piano Blues di Clint Eastwood





Warming by the Devil's fire, di Charles Burnett (purtroppo solo in inglese)




Red, White & Blues, di Mike Figgis (solo in inglese)





The road to Memphis, di Richard Pearce e Robert Kenner (solo in inglese)




Godfathers and Sons, di Marc Levin (solo in inglese)

giovedì 23 febbraio 2012

Rapporto cave 2011 di Legambiente. La disastrosa condizione del nostro territorio


Date un'occhiata a come è ridotto il nostro territorio. Oltre alla cementificazione e all'inquinamento c'è anche il problema delle cave.
In Italia sono attive (dati riguardanti il 2010) 5.736 cave, mentre quelle dismesse sono 13.016. Purtroppo però non esiste un monitoraggio complessivo della situazione in tutte le regioni d'Italia e se aggiungiamo anche i dati di Abruzzo, Calabria e Friuli Venezia Giulia arriviamo a oltre 15mila cave dismesse. La quantità di materiale estratto nel 2010 è di oltre 130 milioni di metri cubi. Le regioni in cui si etraee di più, e che rappresentano da sole il 50 per cento dell'estrazione italiana, sono Lazio, Lombardia e Piemonte. I materiali estratti sono: sabbia e ghiaia 58,9 per cento, calcare 27,5, pietra ornamentale 8, argilla 5,5 e torba 0,1.

La regolamentazione del sistema estrattivo in Italia è per lo più ferma ad un Regio decreto del 1927, che aveva naturalmente un approccio "sviluppista" alla materia, cioè cercava di incentivare le estrazioni. Ma eravamo negli anni venti e molto in Italia doveva ancora essere costruito, perciò si capisce come questa regolamentazione poteva andare bene per l'inizio del secolo scorso ma non oggi che invece abbiamo un disperato bisogno di preservare il nostro territorio. Nel 1977 ad alcune regioni sono stati trasferiti i poteri in materia ma queste non hanno ammodernato i loro regolamenti e l'impostazione generale è rimasta la stessa del Regio Decreto. In alcune regioni, in particolare del centro-nord, esistono dei Piani cava, ma sono alla completa mercè della potente lobby dei cavatori che, rimanendo nella legalità, dispone del territorio a proprio piacere. Ancora peggiore è la situazione in alcune regioni che non hanno un Piano cave: Abruzzo, Molise, Sardegna, Calabria, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. L'assenza di una regolamentazione certa lascia completamente in mano agli amministratori locali le decisioni riguardo l'attività estrattiva, ed è facile capire come di fronte alla capacità economica dei cavatori le amministrazioni locali spesso autorizzano ampliamenti o addirittura nuove cave. E in un territorio antropizzato e disastrato come il nostro questo è stupido, miope e inaccettabile. In pratica si è consegnato e si consegna tuttora nelle mani di un'attività economica non rinnovabile, e che va ad arricchire solo alcuni soggetti senza un cospicuo aumento dei posti di lavoro, una grossa fetta di paesaggio che alla fine dell'attività estrattiva sarà irrimediabilmente danneggiata. Il risultato di questa follia è insomma quello che possiamo ammirare lungo molte strade italiane: colline morsicate, montagne bucate e paesaggi lunari. Tra tutti i tristi primati europei che gli italiani possono vantare ce n'è uno che da solo ci fa capire come a rischio è la possibilità futura di chi vivrà nel nostro paese di avere la stessa qualità della vita che abbiamo avuto noi e ancora di più le generazioni che ci hanno preceduto: l'Italia è il paese con il più alto consumo pro capite di cemento, circa 565 chili per persona, con una media europea ferma a 404. I due paesi in Europa che consumano più cemento sono l'Italia e la Spagna, non a caso quelli con il territorio più deturpato e con la maggior parte di costruzioni inutilizzate. In Italia insomma si costruisce per muovere denaro e non perchè ce ne sia un reale bisogno.

Parlando invece dei guadagni che annualmente l'attività estrattiva assicura ai cavatori, si capisce il perchè questi difficilmente rinunceranno a distruggere il territorio. I ricavi totali annui dell'estrazione italiana si aggirano intorno a 1 miliardo e 105 milioni di euro. A fronte di questa valanga di denaro gli imprenditori pagano alle varie regioni per le concessioni all'incirca 36 milioni di euro. In pratica lo Stato e le regioni regalano territorio a chi vuole reallizare una cava. E' un po' come il discorso dell'imbottigliamento dell'acqua, enormi guadagni privati su beni, come appunto l'acqua e la terra, che invece sono pubblici e dovrebbero essere tutelati. Addirittura ci sono regioni, come la Puglia, dove i cavatori non pagano nulla per la loro attività e nel 2010 hanno guadagnato in tutto la bellezza di 91, 5 milioni euro. Ma anche in regioni dove si paga, ad esempio il Lazio, i costi sono così bassi da essere ridicoli: il rapporto è di 1 a 42, per 200 milioni di ricavi gli imprenditori del buco hanno pagato alla regione solo 4,7 milioni in concessioni.

Gli appetiti come è facile capire sono molti e voraci, ma davvero non possiamo fare niente per fermare questo scempio? Davvero oltre 60 milioni di italiani in futuro dovranno pagare con l'abbassamento della loro qualità di vita l'arrichimento di poche decine di uomini senza scrupoli? Per adesso è così, leggete il rapporto qui sotto e fatevi un'idea. Ci sono molte proposte per migliorare la situazione e adeguarci al resto dell'Europa, prima che sia troppo tardi.


Il pdf qui sotto può essere letto a schermo intero, cliccando sul tasto alla base della cornice, o scaricato cliccando sul tasto download.
Rapporto Cave

L'ombra di Monti sui partiti; questo governo può diventare la tomba della classe dirigente attuale? I sondaggi per la camera


A 100 giorni dall'inizio dell'era Monti che, bisogna ammetterlo, almeno in superficie e per quanto riguarda l'immagine proiettata dal governo sui cittadini ha rappresentato una rottura con la prassi politica degli ultimi 20 anni, la classe dirigente ormai vecchia sembra passarsela piuttosto male. I partiti sono in affanno: lo dimostrano i sondaggi, lo dimostrano i dati di ascolto delle trasmissioni televisive che si occupano di politica, e che ancora oggi da un ventennio ospitano gli stessi politici e più in generale si avverte dal largo consenso che ancora oggi ha il governo Monti , dopo appunto 100 giorni.
La volontà degli elettori, di tutti gli schieramenti, di rottamare l'attuale classe politica va per la maggiore. A questo proposito quello che con più forza chiedono i cittadini, oltre naturalmente al risanamento economico, è la possibilità alle prossime elezioni di poter scegliere direttamente i propri rappresentanti. La reintroduzione della preferenza sarebbe una mannaia sulla testa dei politici, perchè molti, data la situazione economica in cui si è venuto a trovare il paese e le barricate degli ultimi anni, rischierebbero davvero di restare fuori dal gioco.
Senza i partiti che, purtroppo, rappresentano gli elementi principali del sistema democratico moderno sarebbe impossibile governare, ma almeno la gente chiede che questi si rinnovino e facciano finalmente piazza pulita delle ormai preistoriche facce.

Naturalmente se verrà realizzata la riforma elettorale difficilmente conterrà anche l'introduzione della preferenza, perchè il cappone non festeggia il natale e i politici non hanno nessuna voglia di scollarsi dalle loro poltrone. Staremo a vedere, ma nel frattempo con il suo operato Monti sta erodendo giorno dopo giorno quel consenso, o comunque quell'assuefazione, che i partiti avevano tra la gente. Agli elettori piace che questo governo in cento giorni abbia preso provvedimenti che in vent'anni erano stati più volte annunciati ma mai realizzati. Piace la pacatezza e l'efficienza nel comunicare le proprie decisioni e, non ultimo, apprezza la volontà degli attuali governanti di non essere continuamente davanti alle telecamere. Dal canto loro i partiti, se non fosse che sarebbe davvero la tomba della loro credibilità, avrebbero già liquidato Monti, ma non possono e stanno cercando di parare i colpi e evitare di dover raccogliere troppi cocci alla fine della legislatura, fra un anno.

I due partiti maggiori, Pd e Pdl, sono alle prese con problemi diversi ma entrambi stanno assistendo a una repentina perdita di consenso. Con la fine di Berlusconi il Pdl è in preda ad un'astinenza da leadership, e per ora non è ancora stato scelto un nuovo capo. Dopo venti anni in cui l'intero partito per larga parte ha fatto affidamento sulla capacità "dell'uomo della provvidenza" di raccogliere consensi, oggi all'interno del partito si sta assistendo ad una vera e propria diaspora degli elementi più centristi, che andranno a ridare vita a quel grande centro più volte auspicato da Casini.
Per il Pd il problema invece è sempre lo stesso, vale a dire la mancanza di risolutezza e l'incapacità di parlare al paese con una voce comune. Basta vedere quello che sta succedendo all'interno del partito in merito alla proposta di riforma dell'articolo 18, una caciarra.

Al netto delle difficoltà, comunque, questo paese ha davvero bisogno di una nuova classe dirigente, che purtroppo non c'è. Almeno fino a quando il sistema sarà questo.

Questo sondaggio è stato realizzato dalla EMG tra il 16 e 17 febbraio e riguarda le intenzioni di voto alla camera a prescindere dalle coalizioni che si verranno a formare. Tra parentesi ci sono i dati rilevati tra il 9 e 10 febbraio

° Federazione della Sinistra: 2.4% (1.9%)
• I radicali: 0.9% (1.2%)
• I verdi: 0.8% (0.9%)
• Sinistra, Ecologia e Libertà: 7.1% (6.0%)
• Il Partito Socialista: 1.1% (1.1%)
• L’Italia dei Valori: 7.3% (6.5%)
• Il Partito Democratico: 26.4% (27.6%)
• L’Alleanza per l’Italia: 0.6% (0.6%)
• L’UDC: 7.6% (7.9%)
• L’Mpa: 1% (0.9%)
• La Lega Nord: 11.1% (10.4%)
• Il Popolo della Libertà: 22.4% (23.5%)
• La Destra: 1.3% (1.4%)
• Futuro e Libertà: 3.3% (3.7%)
• Grande Sud: 1.1% (0.9%)
• Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo: 4.2% (4.4%)
• SVP: 0.5% (0.4%)
• Pli: 0.5% (0.5%)
• Altri: 0.4% (0.2%)

mercoledì 22 febbraio 2012

Un secolo di cinema. Viaggio nel cinema americano di Martin Scorsese. Documentario completo

Il documentario che vi propongo oggi è dedicato a tutti gli appassionati di cinema che vogliono saperne di più sulla storia della settima arte. Il film di Martin Scorsese, realizzato nel 1995 in occasione del centenario della nascita del cinema, è un lungo e interessantissimo viaggio attraverso il cinema americano. Da vedere soprattutto per capire meglio come si è evoluta e sviluppata l'industria di celluloide, così presente nella nostra vita e nel nostro immaginario ma allo stesso tempo poco conosciuta per ciò che riguarda il dietro le quinte, tranne ovviamente dagli esperti e studiosi del settore.

Buona visione.

Il documentario è già in playlist, basta cliccare play e verrà riprodotto interamente. Purtroppo manca la parte 16, che non sono riuscito a trovare in nessun modo. Pazienza, il film è comunque fruibile e interessante lo stesso



domenica 19 febbraio 2012

Comandante, di Oliver Stone. Lunga intervista del regista americano al Leader Maximo, da più di 50 anni dittatore di Cuba

Il docufilm girato nel 2003 da Oliver Stone intitolato Comandante è una lunga intervista a Fidel Castro, leader della rivoluzione cubana del 1959 e da allora saldamente al potere, al netto dei problemi fisici che lo hanno messo un po' da parte negli ultimi anni. L'intervista è stata comunque girata qualche anno fa, quando Castro era ancora nel pieno delle sue facoltà fisiche e psicologiche.
Nel film Stone tradisce una certa simpatia nei confronti del dittatore cubano, evitando di metterlo alle strette su alcuni argomenti, quali la democrazia e le libertà individuali, ma realizzando lo stesso un'opera molto interessante, che restituisce in larga parte la personalità fiera e determinata di Castro.
Premettendo che sono totalmente contro il regime cubano, consiglio la visione di questo film ai tanti che vogliono sapere qualcosa in più su una delle figure politiche mondiali più importanti del XX secolo.

Buona visione.


Il video è già in playlist, basta cliccare play e le parti verranno riprodotte automaticamente una dopo l'altra, senza interruzioni.


venerdì 17 febbraio 2012

Zeitgeist Addendum. Completo sottotitolato in italiano (sub ita)

Il video è già in playlist. Basta cliccare play e, anche se diviso in parti, verrà riprodotto interamente.

mercoledì 15 febbraio 2012

Sarebbe stato possibile organizzare un'olimpiade in questa città? Mala Roma, da Presa diretta del 5 febbraio 2012.(Per chi ancora non lo avesse visto)

Sarebbe stato possibile organizzare una manifestazione della complessità e dell'importanza di un'olimpiade in questa città, dove non funzionano nemmeno i tombini e in cui anche per rattoppare una strada spariscono decine di migliaia di euro? A voi la risposta dopo la visione dell'inchiesta di Presa diretta del 5/02/2012.

E per favore finiamola con la cazzata berlusconiana che questi programmi, che trattano questi argomenti, danneggiano l'immagine dell'Italia, perchè l'Italia è questa ed è inutile nascondersi dietro ad un dito e fare finta che siamo ancora il belpaese dove tutti vorrebbero vivere. Oggi siamo una cloaca amministrativa, sociale ed economica, punto e basta.

Il video è già in playlist: basta dunque cliccare play e sarà riprodotto interamente, anche se diviso in 8 parti. Maledetta visione a tutti.

Evviva! Roma non si candiderà per le olimpiadi del 2020



Come volevasi dimostrare Roma non avrà le olimpiadi del 2020; in realtà non sarà neanche in corsa per averle.
Mai come questa volta sono d'accordo in pieno con la decisione di Monti. Siamo un paese economicamente in recessione tecnica, ma ancora di più stiamo retrocedendo nel consesso internazionale culturalmente e politicamente. Le olimpiadi, francamente, sarebbero state un banco di prova organizzativo, sotto tutti i punti di vista, troppo oneroso per l'Italia e gli italiani di oggi, così in affanno su tutti i fronti.
Molti considerano la decisione del governo una presa di coscienza troppo autopenalizzante per le capacità della nostra società. Io invece penso che sia stata una scelta saggia, non autolesionista, che ha evitato a noi tutti ulteriori figuracce internazionali, nonchè un ulteriore tracollo economico una volta spenti i riflettori della competizione sportiva. Per informazioni chiedere ai greci, che per Atene 2004 hanno visto sprecate una montagna di risorse che oggi avrebbero fatto comodo alla loro economia in affanno.
Sempre aspettando il giorno in cui le figuracce o gli applausi potremmo prenderceli personalmente e non per interposta persona. Chi vuol capire, capisca!

Ma ve l'immaginate un'olimpiade organizzata da questi due!?



domenica 12 febbraio 2012

In Grecia la gente infuriata scende in strada per urlare la propria rabbia e i media italiani tutti parlano di black bloc (che schifo)


Ci risiamo. Ormai dovremmo esserci abituati all'ignoranza e all'ottusità di gran parte della nostra stampa, se non fosse che incomincio davvero a credere che lo facciano a posta. Per far credere alla maggioranza delle persone che quelli che si oppongono, anche in maniera violenta, alla violenza dello stato sono tutti dei cattivoni lanciasassi? Non lo so.
L'intera Grecia scende in piazza stremata, esautorata della propria autonomia in due parole incazzata nera per gli ennesimi tagli dello stato alle loro vite e i nostri media, guardando le immagini degli scontri, parlano di black bloc arrivati da non si sa dove.
Dovrebbero invece iniziare a pensare che forse non sono tutti terroristi i greci che non hanno più un soldo in tasca e dunque nulla più da perdere, e che forse anche in Italia in molti cominciano a pensarla allo stesso modo.
Chi non ha nulla da perdere non ha nulla da guadagnare nell'abbassare la testa e assistere inerme alla propria vita derubata del futuro; al contrario chi ha perso tutto, ha molto da guadagnare dalla lotta. E forse solo da quella.

Ecco un video che forse si avvicina un po' di più alla realtà di quello che è accaduto ieri sera in Grecia.

venerdì 10 febbraio 2012

Crisi greca: i greci devono rifiutarsi di pagare il debito sovrano dello stato, altrimenti per loro saranno decenni di povertà


In tutta la vicenda della crisi economica greca c'è un aspetto di base da cui non si può prescindere e che, nonostante l'impegno dell'Europa e dell'Fmi a nasconderne la realtà, salta agli occhi palese come uno schiaffo: tutto ciò si è fatto, si sta facendo e si farà per "salvare" la Grecia dal default in realtà è una malcelata manovra per garantire i creditori del paese ellenico.
Il popolo greco in questa partita conta solo per quanto sarà capace di accettare le misure di desertificazione economico-sociale e quanto invece vorrà rifiutarle. Per il resto tutte le istituzioni che ormai da mesi sui media si prodigano in ipocrite intemerate a supporto di quanto i loro piani siano a favore di un "salvataggio" del paese ellenico hanno un solo obiettivo, evitare che i creditori non siano ripagati.
Con questo non voglio dire di aver fatto una scoperta, ma quanti leggendo i giornali o guardando la tv avvertono questo fine come primo e unico? Penso pochi, perchè l'immagine che si vuole dare delle decisioni prese e tutt'altra.

Tutto ciò, semplicemente, apre un'enorme questione, che riguarda in primis l'effettiva utilità dello stato e, più in generale sullo sfondo, la reale efficacia della delega alle decisioni che riguardano il governo della propria vita.

Siamo di fronte ad un passaggio storicamente decisivo, non solo per la Grecia, ma per tutto il mondo occidentale e per il sistema capitalistico dominante.
E' accettabile che un popolo debba compromettere per decenni la propria capacità di vivere degnamente la propria esistenza e abdicare al governo autonomo delle proprie vite, solo perchè esiste un debito di cui la maggior parte dei greci non sa nè come e tantomeno a vantaggio di chi è stato realizzato?
L'obiezione più comune che viene fatta ormai da tempo, quando si pone questa domanda, è che i greci tutti hanno goduto nel periodo in cui hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità, quando il debito pubblico esplodeva.
Ma siamo sicuri che tutto ciò sia vero?

Innanzitutto c'è la questione dei conti truccati, di cui non erano a conoscenza (forse!) le istituzioni europee figuriamoci i cittadini greci. In secondo luogo l'enorme percentuale di spesa in rapporto al Pil greco riguardante l'apparato militare, tutto in funzione di una possibile crisi con il vicino turco.
Terzo l'assenza di equità nella tassazione: in Grecia la progressività delle imposte in base al reddito è tra le meno eque d'Europa.
Poi naturalmente c'è l'utilizzo sconsiderato di denaro pubblico che negli anni è servito per lo più per foraggiare il sistema politico-economico clientelare, un sistema vecchio come il mondo atto a mettere davanti al naso dei cittadini un'ologramma di una carota per nascondere invece il grosso bastone che si trovava alle loro spalle. I greci in tutto ciò hanno avuto si e no un decennio e più di fittizia espansione economica e un altrettanto falso benessere, che si è concretizzato in particolare con un indebitamento repentino e sempre maggiore delle famiglie greche, innalzando la percentuale di debiti privati destinati al consumo e non agli investimenti. In pratica fino a qualche anno fa ai greci hanno fatto credere che tutto era possibile e che la loro ascesa fosse inarrestabile; bastava un pagherò e il gioco era fatto.

Insomma, politiche sconsiderate di uno stato nè più nè meno uguale agli altri che seppur meno virtuoso incarna fino all'estremo l'inadeguatezza e la mancanza di autonomia e libertà di coloro sono sottoposti al suo giogo.
Cosa viene prima, la soddisfazione delle grandi banche e multinazionali o la sopravvivenza degna del popolo?
La mia risposta la conoscete già, qual'è la vostra? Devono i cittadini greci offrire il proprio collo al cappio preparato per loro dai soloni e strozzini dell'Fmi e della Bce, oppure devono ribellarsi e urlare a squarciagola: prima la nostra vita e poi il vostro debito?

Lo stesso è accaduto per il piccolo Ecuador, che si è rifiutato di assistere inerme alla propria crocefissione e ha preso in mano il prorio destino. Figuratevi cosa potrà accadere se nel cuore dell'Europa uno stato si rifiutasse di onorare i propri debiti.
Finchè purtroppo lo stato esisterà bisognerà scegliere il male minore, ma un giorno la gente capirà che sono proprio gli stati, con i loro governi autoreferenziali, corrotti e liberticidi, il male maggiore.
Maledetta democrazia del denaro, basata sullo sfruttamento dei più deboli!!!!!

mercoledì 8 febbraio 2012

Debtocracy; documentario sulla crisi. Il concetto di Debito Detestabile. Guardate e diffondete

Quello che vi propongo oggi è un interessantissimo documentario sulla crisi del debito, di Katerina Kitidi e Aris Hatzistefanou uscito nel 2011. Spiega molto bene le dinamiche che regolano l'accumularsi del debito degli stati e propone delle alternative al mero rientro di quanto si dovrebbe, introducendo un concetto, quello del Debito detestabile, in realtà già utilizzato in passato in alcuni frangenti economici internazionali. Come in Iraq, quando gli Stati Uniti dichiararono, un po' bovinamente e senza davvero pensare alle conseguenze di ciò che stavano dicendo, che il debito iracheno era stato accumulato illegalmente da un dittatore e dalla sua cricca al potere, e che dunque il popolo non aveva nessun obbligo di risarcirlo.
Potete solo immaginare che cosa accadrebbe se questo concetto venisse davvero utilizzato ogni qual volta, come in molti paesi africani e sudamericani ma anche in Grecia dove dei politici insensati hanno condannato il loro popolo ad un futuro da fame, i nuovi governi dichiarassero: prima i bisogni della gente e poi la vostra merda di debito.



Debtocracy International Version di BitsnBytes
Questo è il link del sito web del documentario: http://debtocracy.gr/indexen.html

martedì 7 febbraio 2012

Un NO per Roma 2020: non sostenere la candidatura della capitale ai giochi olimpici del 2020


Premetto che non ho nessuna intenzione di difendere l'onore nazionale, di cui non mi frega niente. L'unico mio interesse e attaccamento va alle persone che nello spazio geografico conosciuto con il nome di Italia ci vivono, alle loro lotte e alle loro miserie. E alla loro dignità di uomini. Più in particolare mi preoccupo della gente che vive nella mia stessa città, Roma. Ed è per questo motivo che lancio un appello a tutti coloro hanno a cuore la propria dignità di uomini e la possibilità di vivere al meglio nella loro città: facciamo in modo che la candidatura di Roma alle olimpiadi del 2020 venga ritirata.
Sarebbe una sciagura per i romani e per tutti gli italiani. Negli ultimi venti anni abbiamo dimostrato in più di un'occasione di non poter sostenere un impegno del genere. Sia dal punto di vista economico che sociale.
Mettiamocelo in testa: NON SIAMO IN GRADO. E non c'è niente di male nell'ammettere i propri limiti. Pensiamo invece a come fare per migliorare la nostra vita, senza cazzate di questo tipo!!!

Avete visto in questi giorni cosa possono fare pochi centimetri di neve, nei mesi addietro i disagi provocati da piogge un po' più abbondanti e immaginate quanti soldi sparirebbero in una società come la nostra, divorata dalla corruzione e dall'opportunismo. Immaginate, romani, cosa potrebbe accadere in un mese mezzo in cui si verrebbe a realizzare un'affluenza straordinaria di persone a causa dei giochi olimpici: l'apocalisse della mobilità.
Evitiamo tutto questo; ma non vi preoccupate, perchè anche se non ci pensate voi Roma non potrà mai vincere i giochi, altrimenti ci sarebbe un concorso mondiale con l'obiettivo della nostra catastrofe.

venerdì 3 febbraio 2012

Roma: obbligo di catene pe'e bighe!!! Mai disposto nella capitale dal 753 a.c.





Come si presentava via Casilina all'altezza di Tor Pignattara alle ore 3:00 del 4 febbraio 2012.
Completamente coperta dalla neve.

venerdì 20 gennaio 2012

Documentario audio sull'anarchismo in Italia


Ancora un altro ducumentario sull'anarchismo in Italia. Questa volta audio, trasmesso da Radio Ciroma Cosenza.