sabato 25 aprile 2009

Odio sociale


Uno spettro s’aggira per l’Europa; lo spettro del rinato odio sociale. Proprio così, la rabbia che nel vecchio continente sembrava ormai morta e sepolta, sotto la crescita senza confini della ricchezza procapite e il benessere diffuso offerto dal sistema capitalistico di mercato, è prepotentemente tornata a far parlare di se. Non Italia, almeno per ora, ma in Francia, Inghilterra, Germania e altri paesi europei, compresi quelli della nuova Europa dell'est, una nuova ondata di frustrazione, risentimento e infine rabbia ha riempito negli ultimi mesi pagine e pagine di giornali. Manager rapiti dagli impiegati in odore di licenziamento, operai che impediscono lo sbarco di colleghi provenienti da altri paesi, banche assaltate e tanti altri casi di azioni spontanee e poco ponderate. Ma perchè tutto questo? Non ci avevano promesso che se avessimo fatto i bravi, lasciando la gestione dell'economia alle banche e ai finanzieri, e non allo stato, e soprattutto se avessimo continuato a consumare, auspicabilmente di più dello stretto necessario, insomma non ci avevano promesso che fatto tutto questo ci sarebbe stata, per sempre, "pace in terra agli uomini di buona volontà"? Cos'è successo, allora?


Il problema fondamentale del nostro sistema, che ha generato risentimento e dato luogo ai casi prima citati, non è certo quello della creazione di ricchezza. Di ricchezza, negli ultimi vent'anni, ne è stata prodotta molto di più di quella che già esisteva, sia per quanto riguarda l'economia reale, e dunque la produzione materiale di prodotti, che nel campo finanziario, che è poi quello che ha progredito maggiormente. Il problema risiede, come anche in passato, nella ridistribuzione di questa enorme ricchezza prodotta, con la differenza che oggi è all'interno dell'avanzamento economico dei paesi che si è creata disparità, cioè tra quelli che insieme ne hanno beneficiato. In passato vi erano gli esclusi, classi economiche che non erano invitate alla spartizione della torta, ma che come oggi concorrevano a produrla. Oggi al tavolo sono stati invitati tutti, anche perchè le lotte politiche e di classe fatte in passato, non hanno lasciato scampo ai veri dentori della ricchezza, ma questi hanno escogitato un modo ancora più subdolo di incantare le classi subalterne: facendo credere a chi fino all'altro ieri non aveva assolutamente nulla, di aver acquisito una posizione nella società. In sostanza la gente ha rinunciato a combattere, a organizzarsi politicamente al fine di migliorare davvero le proprie condizioni, in cambio, non di un reale ruolo nel processo decisionale-produttivo, ma di un aumentato potere d'acquisto, e cioè della possibilità d'accesso a un numero maggiore, e a una maggiore qualità, di beni di consumo. La crisi, però, ha tolto la maschera a questo bluff e ha riproposto come una valanga tutti i problemi e le contraddizioni, che erano state soltanto spinte sotto il tappeto. Insomma, ci hanno fregato, e ciò che più mi rode e che hanno usato le persone come polli in batteria, facendoli ingrassare, consumare, acquistare cose inutili e alla fine togliendogli tutto, dicendo: ci dispiace ma siamo in crisi. La colpa non è nostra, ma degli americani che non pagano il mutuo. Che cazzate.


Ora, riacquistata la consapevolezza di quello che ci circonda, il vero problema è rappresentato da come canalizzare la rabbia, come organizzare una risposta politica. Perchè le azioni nei confronti delle banche e i sequestri di manager visti in questi mesi, sono il sintomo di una furia cieca e incontrollata, e di una totale assenza di un offerta politica adeguata, quantunque le proteste sono, a mio avviso, molto trasversali e interessano persone di diverso credo politico, o senza nessuna posizione politica predefinita . Non c'è un partito che, non con lo 0,2 per cento, offre una critica seria e plausibile della società in cui viviamo. Non vi è più un pensiero critico, il tutto si è appecoronato all'esistente. Gli unici appunti mossi al sistema rimangono comunque confinati nel recinto, delimitati dallo stesso sistema. La paura di perdere le effimere comodità acquisite, il terrore dell'ignoto non ci permettono più di immaginare un mondo diverso. Bisogna fare qualcosa, ma soprattutto bisogna riniziare a chiedersi il perchè delle cose. Mi sembra una buona base di partenza.

7 commenti:

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  2. Penso che buona parte delle tue argomentazioni sia condivisibile. Ma anche che, superata la rabbia e compresa una piccola parte del perchè delle cose, devi lottare tanto per conquistare ciò che ti è più caro: la libertà.

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  3. "Non in Italia almeno per ora...", ed è qui trovo il primo di una lunga serie di errori in questo articolo, che non sto ad elencare per motivi di spazio. Primo... in Italia l'invidia e l'odio sociale esistono dai tempi che furono, quindi dire che in Italia non esiste è un attentato al buon senso ed alla realtà di tutti i giorni, che putroppo si prostra anche ai miei occhi periodicamente. Secondo... perchè esiste tutto ciò?? Le colpe sono varie, ma non tutte si devono imputare alla famosa "redistribuzione" di questa benedetta ricchezza. "Richezza", cos'è questa parola?? Essa è principalmente il frutto di ciò che nella nostra vita abbiamo fatto, con più o meno fatica psicologica e fisica. Quindi ciò che abbiamo è frutto di ciò che abbiamo fatto. Meno abbiamo fatto meno abbiamo, più abbiamo fatto più abbiamo... mi sembra un'equazione ed una relazione strettamente matematica e logica. Non c'è nulla da capire. Ovviamente se hai poco, ciò non ti permette di poter pretendere di chiedere di più da chi ha di più... mi sembra ovvio. Chi sei tu per chiedere ciò?? Cosa hai fatto nella tua vita per ottenere la mia ricchezza?? Sai cosa vuol dire essere ricco?? Le sue difficoltà, le sue frustrazioni... bisogna far capire alla gente che essere ricchi non è sinonimo automatico di felicità e prosperità... un vecchio detto lo diceva pure mi pare o no?? "La richezza non fà òla felicità, i soldi non fanno la felicità...", sembra sparito sto detto popolare. Guarda caso... XD. Studiare poco, avere una vita poco agiata, sono scelte di vita consapevoli delle loro ovvie conseguenze... quindi mi sembra palese ed imbarazzante andare oltre nel discorso. Se si vuole avere di più la soluzione è una sola chiaramente... darsi da fare senza chiedere agli altri... perchè "nessuno ti darà mai nulla..." ricordatevelo questo... me lo diceva mio padre sempre. "Devi arraggiarti... ma sappi che se studi avrai tanto e tutto ciò che vuoi... ma ricordati che cmq nessuno ti darà mai nulla gratis...". Come darli torto... in fondo. La comunione dei beni è finita... occorre ficcarselo bene nella capoccia. E' stata una società ormai fallita... e la storia ne è il testimone. In Italia più che altrove sembra che questo non lo si voglia ancora capire... basta vedere alcuni partiti come "Rifondazione Comunista" e simili... per capire che alcuna gente ANCORA non si è rassegnata. Quella società è fallita per colpa dell'uomo stesso del suo egoismo, del suo egocentrismo... la sua volta di avere sempre di più, ma per se stesso però. Ecco perchè la società migliore per l'uomo, essere imperfetto ed inefficiente, è il capitalismo. La società fatta apposta per l'uomo, che pensa sempre prima a se stesso poi agli altri. Dobbiamo farcene una ragione... punto e basta. Poi altre ragioni le sappiamo quali sono o devo ripeterle?? Tasse tropo alte, che hanno letteralmente fatto sparire il ceto medio, e sparizione delle singole monete a favore di una sola che ha fatto rendere la vita più cara in tutti i sensi, sparando l'inflazione a livelli mai visti prima. Poca voglia di studiare appunto, basso livello generale d'istruzione, troppi operai poveri che si lamentano troppo e poca gente per bene istruita e facoltosa che ne fa le spese putroppo. E' questo il problema... lo squilibrio sociale è colpa principalmente della poca istruzione... troppa poca gente abbandona gli studi troppo presto... con risultati conseguenti evidenti sulla società. E poi l'aver demonizzato specialmente in Italia la figura del "ricco" e della "ricchezza" di per sé, con blitz mediatici assurdi, e tasse sul lusso e tutto... non è che abbia aiutato più di tanto a calmare le acque ecco... semmai il contrario, cioè agitarle ancor di più. Sperando in tempi migliori... vi saluto cordialmente.

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    1. Mi sembra che nel tuo discorso non venga preso in considerazione un elemento fondamentale, cioè la base di partenza. Per esempio, se io sono figlio di un ricco, naturalmente avrò più possibilità di un povero di non pensare a come sopravvivere. E allo stesso tempo sarò avvantaggiato nel dare forma alle mie aspirazioni. Gli operai si lamentano troppo? E chi è che produce la ricchezza di cui tutti beneficiamo? I capitalisti, che investono il loro denaro? Oppure i finanzieri che lo muovono solo da una parte e l'altra realizzando profitti dal nulla? Quando parlo di redistribuzione non sto proponendo la nazionalizzazione della ricchezza, ma la sua equa ripartizione tra tutti quelli che concorrono a produrla. Se a te sembra normale che un manager, sia che l'azienda vada bene sia che vada male, debba guadagnare 100 volte quello che guadagna un operaio, per lo più non rimettendoci nulla se poi la società va in bancarotta e gli operai si ritrovano in mezzo a una strada, allora non ho nulla da dirti.
      Poi un'altra cosa: certo che i soldi non fanno la felicità, chi ha mai sostenuto questo? Ma averne abbastanza toglie un pensiero, e rende tutto più facile, soprattutto ti permette di inseguire le tue aspirazioni e non arrabattarsi tutti i giorni per arrivare al giorno seguente.
      Ciao!

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    2. E poi davvero pensi che il problema sia tutto nell'invidia, nella poca voglia di lavorare e nella poca istruzione della gente? Io come molti sono laureato e ho vari master di specializzazione eppure nonostante mi sia impegnato tanto ho fatto poco. Amico mio non so dove vivi, ma io vedo che la gente fa tre lavori per arrivare a fine mese, dalle parti tue fanno la siesta?

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    3. Caro Drago, la tua analisi sarebbe impeccabile se non ci fosse una piccola variabile indipendente (questa sì tutta italiana) alla semplice equazione che vale nella maggior parte dei paesi evoluti:
      fatica = ricchezza
      La vera equazione in italia è:
      fatica + raccomandazione = ricchezza
      Con questa versione dell’equazione il tuo ragionamento va a monte poichè c’è chi si ammazza di fatica ma viene scavalcato costantemente da chi, sfaticato e imbecille, ha la raccomandazione.
      Ciao

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  4. Forse non capisci ciò che voglio dire. La redistribuzione stessa è uno specchio per allodole, perchè non risolve una beata mazza di nulla, dei problemi che abbiamo. Tu pensi che redistribuendo un po' di soldi hai risolto i problemi?? Ho pensi che sia meglio, studiare e realizzarsi nella vita, anzichè pretendere sempre da chi produce di sborsare denari?? In Italia ci sono due categorie, i produttori e i parassiti. I sindacati, i partiti, i politici, lo stato, la burocrazia ecc ecc... fanno parte dei parassiti, mentre i cittadini gli imprenditori, gli evasori ecc... fanno parte della parte produttiva del paese, quelli che fanno girare l'economia, i soldi e la ricchezza. Al contrario di altri che vanno in tv a sparare minchiate sulla lotta all'evasione non sapendo manco di cosa parlano. Gli italiani sono per natura dei poveri invidiosi e dei falliti, per la maggior parte, dunque che devono fare per "realizzarsi" almeno in parte? Operare con la delazione o altre puttanate, svendendosi per 4 denari ad uno stato ladro, gabelliere e mafioso, oltre che parassita. Anzichè lavorare per permettersi la Ferrari o altro, preferiscono denunciare per presunta evasione chi già ne è in possesso. Questa è verità, insomma basta vivere nella vita reale per capirlo. Del resto Locke e Misses ci hanno spiegato bene cosa sia la libertà, quella vera e non questa repubblica di banane democratica. L'evasore anzichè quel personaggio socialmente pericolo che si vuole far credere(personalmente lo è molto di più chi uccide o rapina banche...), è semplicemente un individuo che tenta di sottrarre il frutto del proprio lavoro onesto allo stato parassita e gabelliere. Tutto lì. Non fa del male a nessuno, anzi fa girare ricchezza molto più di tanti coglioni che parlano, perchè da lavoro a molte persone (immagina quanto costerebbe mettere in regola un lavoratore con i costi proibitivi di sto paese cialtrone), e fa girare una quantità di denaro enorme, che ovviamente allo stato parassita fa gola. E a chi non lo farebbe?? Bisognerebbe essere uno stato più serio e sfotterci di meno sai Kush? Del resto Carlo Valsecchi diceva: "L'Italia è l'unico paese dove non è ancora caduto il muro di Berlino..." è c'è da credergli fidati. La cronaca di tutti i giorni del resto ce ne da una chiara dimostrazione pratica. Un caro saluto... attendendo tempi migliori per tutti.

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