Dopo 3000 persone rimaste vittime sotto le macerie delle Twin Towers, svariate migliaia di soldati americani, cittadini irakeni e afghani morti nelle guerre preventive e di reazione, dopo centinaia di combattenti o semplici fruttivendoli di tutto il mondo sottoposti a rendition, che ne è stato delle indagini sull'11 settembre? Non se ne parla più da nessuna parte. Nè in Italia, tantomeno negli Stati Uniti. Eppure dovrebbe essere di importanza capitale scoprire perchè, e soprattutto per chi il mondo non è più lo stesso dopo quel fatidico giorno. La relazione della commissione 11 settembre, istituita dal governo Bush propio per far luce sull'accadduto, non ha svelato assolutamente niente, e anzi, con le enormi lacune lasciate sui punti chiave dell'inchiesta, non ha fatto altro che alimentare dubbi. Troppi dubbi. Il mondo ha accettato la tesi dello sparuto gruppo di terroristi islamici che, armati di temperino e buona volontà, un bel giorno hanno messo fuori gioco il più imponente e capillare sistema di difesa aerea (Norad) del mondo, hanno scorazzato in lungo e in largo per i cieli di mezza America, pilotato moderni aerei da trasporto senza usare il sistema di navigazione, e dunque volando a vista da svariate migliaia di metri d'altezza, fatto sparire, vaporizzati, ben due velivoli, e infine abbattuto due grattacieli costruiti con le più moderne tecniche e, per voce dei costruttori, progettati anche per resistere a un eventuale collisione con un aereo. Una bella storia, senz'altro.
Credere alle svariate ipotesi avanzate dalle controinchieste sviluppate da cittadini o giornalisti indipendenti è difficile, lo ammetto. Anche perchè se anche l'un per cento di quello che dicono i sostenitori dell'autoattentato fosse vero, dovremmo chiudere bottega, spegnere tutte le tv, oscurare internet, bruciare tutti i giornali e ritirarci su un eremo a pensare come poter ricominciare tutto daccapo. Ma il mondo, con quello che l'accaduto ha comportato e comporta, non può accettare la verità del governo americano senza porre ulteriori domande. L'11 settembre è fatto mondiale, e dunque interessa qualsiasi cittadino di ogni stato del globo. Troppi sono i nodi ancora da sciogliere, e per di più Bin Laden non si sa che fine abbia fatto. Non si può accettare una realtà definitiva se prima non vengono fugati i numerosi dubbi, e se prima non ci viene detto chi erano realmente i dirottatori, visto che molti di quelli accusati di esserlo stati sono ancora vivi. Il governo americano a oggi, nonostante sia stato accertato che molti dei responsabili individuati all'indomani dei fatti non erano sugli aerei, non ha ancora aggiornato la lista dei dirottatori. Allora sarebbe per buon senso e per amore della verità, anche se una pia illusione, se uno degli otto grandi, presenti al vertice italiano di luglio, chiedesse a Obama: mister Obama, come sono andate veramente le cose?
Credere alle svariate ipotesi avanzate dalle controinchieste sviluppate da cittadini o giornalisti indipendenti è difficile, lo ammetto. Anche perchè se anche l'un per cento di quello che dicono i sostenitori dell'autoattentato fosse vero, dovremmo chiudere bottega, spegnere tutte le tv, oscurare internet, bruciare tutti i giornali e ritirarci su un eremo a pensare come poter ricominciare tutto daccapo. Ma il mondo, con quello che l'accaduto ha comportato e comporta, non può accettare la verità del governo americano senza porre ulteriori domande. L'11 settembre è fatto mondiale, e dunque interessa qualsiasi cittadino di ogni stato del globo. Troppi sono i nodi ancora da sciogliere, e per di più Bin Laden non si sa che fine abbia fatto. Non si può accettare una realtà definitiva se prima non vengono fugati i numerosi dubbi, e se prima non ci viene detto chi erano realmente i dirottatori, visto che molti di quelli accusati di esserlo stati sono ancora vivi. Il governo americano a oggi, nonostante sia stato accertato che molti dei responsabili individuati all'indomani dei fatti non erano sugli aerei, non ha ancora aggiornato la lista dei dirottatori. Allora sarebbe per buon senso e per amore della verità, anche se una pia illusione, se uno degli otto grandi, presenti al vertice italiano di luglio, chiedesse a Obama: mister Obama, come sono andate veramente le cose?
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