Le decisioni prese al G20 avranno qualche effetto sulle sorti della crisi economica mondiale? Non lo so, ma questa volta, a dispetto della tradizione che vede questi vertici spesso inconcludenti, accanto alle prime misure anticrisi v'è un aspetto simbolico che merita di essere sottolineato. Le trattative, allargate a 12 paesi emergenti tra cui Cina, Brasile e India, hanno evidenziato una realtà da cui difficilmente si potrà tornare indietro. Il G8 classico non ha più senso di esistere. Ci troviamo dunque di fronte a una ridefinizione dei protagonisti della governance economica mondiale. Era ormai chiaro, anche prima della crisi finanziaria, che decisioni realmente incisive sui problemi economici del mondo non potevano escludere il colosso cinese e gli altri paesi emergenti, diventati i produttori di gran parte delle merci che circolano per il mondo. Un aspetto questo, che già nei precedenti vertici, limitati a otto partecipanti, ha rappresentato il vero ostacolo a misure concrete e risolutive. Una svolta epocale, che in parte tenta di sanare una delle contraddizioni più accese del mondo contemporaneo, vale a dire l'assenza di convergenza tra chi produce e crea ricchezza partendo dall'economia reale, e chi gestisce l'economia finanziaria e decide della sorte dei mercati. Con il vertice stabilmente allargato ci sarà un confronto più aderente alla realtà tra i vecchi detentori del potere e coloro che a questo potere anelano. La paura di un tracollo totale ha portato gli otto grandi ad avere una atteggiamento più prudente e aperto. In pratica a dieci anni da Seattle si profila la realizzazione delle proposte che scaturirono dal controvertice da cui nacque il famoso“popolo di Seattle”. C'è voluta un ecatombe economica, e comunque i problemi rimarranno, perchè gli Stati Uniti non hanno nessuna intenzione di riformare le regole dei mercati, al contrario degli europei che in qualche modo chiedono più controlli ma che a causa delle loro divisioni difficilmente otterranno qualcosa. Probabilmente tutto cambierà perchè nulla cambi, ma almeno il governo mondiale sarà più democratico e partecipato.
domenica 5 aprile 2009
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