A monte di quello che e successo a L'Aquila e in Abruzzo, oltre alla furia della natura, c'è l'avidità e la scarsa sensibilità dei nostri governanti. Purtroppo questa prassi non riguarda solo il governo centrale, ma anche le amministrazioni locali, quelle che vivono il territorio e che dunque dovrebbero amarlo di più, e avere più rispetto dei propri corregionali. Invece non è sempre così, e vittime delle inadempienze sono spesso anche coloro che le hanno perpetrate.
Nel 2006, a due anni dal terremoto in Molise, il governo italiano affidava all'Ingv la redazione di una mappa del rischio sismico nel nostro paese. L'intento era quello di far recepire il grado di rischiosità alle amministrazioni regionali, per poi adeguare a questo le future norme in materia di costruzione di edifici, pubblici e non. Qui di seguito ho postato quella mappa. Il viola è il colore che indica la massima pericolosità, mentre dal verde fino al grigio sono indicati i luoghi a minore rischio sismico. Come si può vedere l'Abruzzo è quasi completamente coperto da una chiazza viola:
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Quest'altra mappa riportata di seguito, indica invece il rischio recepito dalle regioni:
Come si può vedere, l'Abruzzo, e dunque L'Aquila e le zone terremotate comprese, non sono al livello 1 di pericolosità, ma al secondo livello, mentre tutt'intorno, Umbria e Molise sono a livello 1. Strano vero? Non tanto se si considerano quelle che sono le implicazioni di una tale scelta. Costruire in zona 1 comporta una spesa, per il costruttore, molto maggiore rispetto a un'edificazione in zona 2. Sono questi sulla cartina, dunque, dei veri e propri buchi politici. Secondo Antonio Perrotti, ex direttore del dipartimento territorio e ambiente della Regione Abruzzo, il declassamento della regione, al secondo livello, è avvenuto a causa delle forti pressioni esercitate dalla potente lobby dei costruttori sull'amministrazione regionale. Questa venutasi a creare in Abruzzo è una situazione paradigmatica della realtà italiana, dove i cittadini vengono sempre dopo tutto.
L'Intervista di RaiNews24 a Antonio Perroti
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